Omphalos, consegnato al Ministro della Salute una lettera sulle priorità e le istanze delle persone trans*

Le attiviste e gli attivisti trans* di Omphalos hanno incontrato il Ministro della Salute Roberto Speranza, presentandogli specifiche richieste.

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Omphalos, dal 1992 il punto di riferimento per la comunità LGBTI di Perugia e dell’Umbria, ha incontrato ieri con le sue attiviste e attivisti trans* il Ministro della Salute Roberto Speranza, consegnandogli una lettera sulle priorità e le istanze delle persone trans*, ad iniziare dall’emergenza ormoni fino ad arrivare ad una riforma complessiva della legge 164.

Vorremmo porre alla sua attenzione una serie di questioni urgenti che ad oggi causano la completa invisibilità delle persone trans* rispetto al Sistema Sanitario Nazionale e ad alcune delle agenzie ad esso collegate, come l’AIFA. Questa invisibilità spesso si traduce in trattamenti sanitari standardizzati, obsoleti e per niente rispettosi e attenti alle esigenze che una persona trans* può avere nel 2019. Le ragioni principali di questa situazione sono rappresentate sia da difficoltà strettamente contingenti, sia da criticità legate all’attuale impianto normativo che necessita di un percorso di revisione urgente. Il nostro auspicio è che tutte queste difficoltà possano essere risolte al più presto, per garantire l’accesso al Sistema Sanitario da parte delle persone trans* con pari dignità e scrupolo riservato a qualsiasi altro utente.

Ed è qui che la lettera entra ancor più nello specifico.

Nell’immediato, la situazione più urgente è sicuramente legata alla cosiddetta “emergenza ormoni”. Dal mese di febbraio, infatti, su tutto il territorio nazionale si è riscontrato un problema di irreperibilità dei farmaci a base di testosterone, creando disagi anche gravi ai ragazzi trans* in terapia. Il problema si riscontra per la mancata comunicazione dell’azienda produttrice del farmaco – ad es. Testoviron – e la mancanza di farmaci bioequivalenti – o, nel caso in cui sono presenti, irreperibili anch’essi o dagli effetti collaterali non trascurabili. Ricordiamo che per le persone trans* questi farmaci sono indispensabili per il benessere fisico, per non incorrere in problemi al metabolismo o al sistema immunitario, come l’osteoporosi, soprattutto per le persone trans* che hanno effettuato interventi di riconversione. Il problema sopra evidenziato è anche accentuato dal fatto che tali farmaci sono classificati in fascia C, definiti quindi non essenziali, il cui costo non è rimborsabile dal Sistema Sanitario Nazionale, ma a carico del cittadino. Inoltre, i bugiardini relativi a questi farmaci non indicano la possibilità di utilizzo da parte delle persone trans*. Attualmente, per ottenere i farmaci necessari, gli uomini trans* vengono equiparati a pazienti con patologia di ipogonadismo maschile o prostatico non operabile. Si utilizzano delle patologie non reali per poter avere accesso alle TOS (terapie ormonali sostitutive).

Ecco perché gli attivisti di Omphalos richiedono e sollecitano leistituzioni competenti ad una revisione dei bugiardini per i farmaci che ci riguardano e la gratuità nazionale dei farmaci usati per la TOS, in quanto farmaci assunti vita natural durante. Chiediamo inoltre la revisione del posizionamento di questi farmaci nelle varie fasce di contribuzione del ticket sanitario per arginare l’attuale deriva di aumenti ingiustificati dei prezzi, a totale svantaggio delle persone economicamente più deboli. Recentemente proprio un farmaco utilizzato dalle donne trans (Progynova) è stato declassato a farmaco di classe C, aumentandone il prezzo del 300% e rendendo di fatto molto più oneroso il percorso terapeutico che, ricordiamo, è necessario e non può essere interrotto a piacimento“.

Riguardo invece alle criticità relative all’attuale impianto normativo,vogliamo evidenziarle che i principi fondativi che hanno ispirato la Legge n. 164 del 14.04.1982 – norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso – e le conquiste in merito all’autodeterminazione delle persone trans* ottenute finora sono principi non negoziabili in alcun modo. Avvertiamo però la necessità di un aggiornamento legislativo urgente proprio in tal senso con la realizzazione di una legge che sia rispettosa della dignità della persona, che consenta un accesso più veloce e facile alla rettifica anagrafica e che ci tuteli nell’accesso ai servizi“.

Siamo consapevoli che, data la complessità dell’argomento e la lunghezza dell’iter parlamentare, ciò non potrà avvenire in tempi brevi, ma auspichiamo la costituzione di un tavolo di lavoro, con la presenza delle associazioni trans*, affinché la revisione che si chiede, avvenga a tutela del principio di autodeterminazione dei cittadini e delle cittadine. Autodeterminazione che non debba più, per legge, passare il vaglio di psichiatri, psicologi e tribunali dello Stato, ma preveda una piena consapevolezza ed un pieno rispetto della volontà delle persone trans* e delle loro famiglie. In Europa, e in particolare nel Regno Unito, ci sono già dispositivi legali che garantiscono un percorso non umiliante, incentrato sull’autodeterminazione, e l’impianto legislativo viene continuamente riformato al fine di garantire la maggior accessibilità ai servizi per persone trans* e non binarie. Ad oggi, la conseguenza diretta della legge n.164, sono processi di sterilizzazione forzata richiesti a chiunque voglia accedere alla rettifica anagrafica. Prassi che è stata superata solo recentemente grazie alla sentenza della Corte di Cassazione n. 15138/2015 che ha permesso la rettifica anche senza intervento. Questa sentenza però fa ancora fatica ad essere applicata in tante situazioni e soprattutto è indice di una legge che non guarda alla salvaguardia e tutela sanitaria della persona, ma a un adeguamento forzoso che riteniamo eticamente obsoleto e superato. La tutela dei cittadini e la loro piena autodeterminazione dovrebbero essere garantiti sempre.

“Chiediamo inoltre”, concludono gli attivisti, “che particolare attenzione sia garantita al sistema della formazione. Un sistema di formazione e adeguamento del SSN che preveda l’accesso ai servizi alle persone trans* garantendone la dignità e rispetto, nonché la personalizzazione del percorso sulla base delle proprie specificità. In particolare: il rispetto dell’uso del pronome di elezione, la predisposizione dei corretti spazi, il rispetto del corpo modificato o non modificato chirurgicamente, l’adeguamento dei sistemi informatici e conoscenza e studio delle possibilità di terapia attuali. Formazione che chiediamo sia garantita anche nella Pubblica Amministrazione in generale, e nello specifico al personale che lavora in P.A. attraverso la creazione di protocolli Alias – sull’esempio dei protocolli di intesa “Carriere ALIAS” che molte Università italiane, fra cui anche l’Università degli Studi di Perugia, hanno già introdotto per il corpo studente e docente e che rappresentano un escamotage legislativo, in assenza di legislazione idonea e rispettosa della privacy delle persone in transizione di genere. Siamo fiducios* che queste nostre richieste saranno attentamente valutate e che presto sarà possibile far uscire dall’invisibilità sanitaria e sociale le persone trans* in tutto il nostro paese”.

Al ministro Roberto Speranza il compito di rispondere adeguatamente a così specifiche priorità legate alla comunità transgender.

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