La decisione finale non è ancora arrivata, ma la giunta provinciale a maggioranza leghista sembra ormai convinta. Dopo cinque anni, il corso sulla parità dei sessi e le relazioni di genere verrà cancellato. Per portare a questo taglio, è bastato tirare nuovamente in ballo l’ideologia gender, la quale confonderebbe i ragazzi che frequentano questi corsi. Venivano organizzati in decine di scuole della provincia del Trentino.
Bullismo, violenza di genere e parità dei sessi. Questi i punti cardine del corso, il quale aveva l’obiettivo di eliminare gli stereotipi ed educare i ragazzi al rispetto. Ma non è la stessa considerazione della deputata e assessora alle politiche sociali della provincia Stefania Segnana. Il 28 dicembre, infatti, aveva annunciato il blocco del corso tramite una circolare inviata alle scuole interessate. La decisione è stata appoggiata anche dall’assessore all’istruzione Mirko Bisesti e quello al lavoro Achille Spinelli. Tutti appartenenti al partito della Lega.
Il gender in 24 istituti in tutto il Trentino
Il corso era composto da 800 ore di attività. Ed era previsto in 24 istituti della provincia del Trentino, per un costo di 70.000 euro. Claudio Cia, consigliere di maggioranza, ha spiegato a Il Fatto Quotidiano che “non fanno altro che promuovere l’ideologia gender“. Se la prende poi con gli organizzatori del corso: “Se si va a visionare solo i profili Facebook di queste persone si può notare che ci troviamo di fronte a dei veri e propri attivisti politici che promuovono pensieri fuorvianti capaci di minare l’equilibrio dei nostri ragazzi“.
L’assessora Segnana invece spiega che il corso era previsto nella precedente giunta di centrosinistra. Ma già negli anni passati avevano raccolto le preoccupazioni di alcune famiglie, intimorite dall’ideologia gender. “Le nostre perplessità sono nate già negli anni passati. Quando abbiamo posto l’attenzione su altri progetti che spaventavano le famiglie e si avvicinavano alle teorie gender” ha spiegato l’assessore leghista. La giunta controllerà il programma del corso e se includerà solamente il bullismo, la violenza di genere e il rispetto per entrambi i sessi verrà autorizzato, ma se invece parlerà anche della sessualità dei bambini, l’eliminazione sarà definitiva.
La risposta degli organizzatori
“Svolgiamo questa attività formativa con passione e professionalità nella convinzione di portare le nostre competenze a servizio di scuole, studenti, famiglie” hanno spiegato in un appello le educatrici che portano avanti il corso. Le quali ora chiedono un incontro con la giunta per spiegare il loro punto di vista. Una volta evidenziato che si parlerà della differenza tra uomo e donna nella società, chiederanno ai consiglieri e agli assessori della maggioranza di non sprecare un’opportunità importante per l’educazione dei bambini.
Le educatrici, secondo Cia, sono in realtà delle attiviste politiche. I loro profili Facebook mostrano infatti post a favore del gay pride, dello ius soli e immagini di arcobaleni. Questi indizi fanno dedurre il consigliere leghista che si tratterebbe sicuramente e senza ombra di dubbio di sostenitrici della temuta teoria gender.
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