Giorni fa l’Ungheria è entrata di fatto in un autentico regime, grazie alpParlamento ungherese che ha incredibilmente affidato i pieni poteri a Viktor Orban, nascondendosi dietro il paravento dell’emergenza da Covid-19. Amico di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che non a caso si sono incredibilmente complimentati per il traguardo raggiunto, Orban è da sempre un acerrimo nemico della comunità LGBT, tant’è che l’Ungheria, mesi prima che l’Eurovision venisse cancellato causa Coronavirus, si era già tagliata fuori dalla manifestazione, perché a loro dire ‘troppo gay’.
Ebbene come denunciato sui social da Brando Benifei, capodelegazione PD al Parlamento Europeo, il Governo Ungherese ha proposto una legge che vieterebbe di cambiare sesso formalmente alle persone transgender. “Tale proposta è incompatibile con i valori di uguaglianza di cui l’Europa si fa portatrice“, sottolinea giustamente Benifei, per una proposta di legge avanzata dal vicepremier Zsolt Semjén che renderebbe obbligatoria la presenza del “sesso alla nascita” sui registri all’anagrafe dei nuovi nati. Non più il genere, in modo che il sesso di origine rimanga incancellabile dai registri civili.
Cosa ancor più vergognosa, la proposta è stata presentata il 31 marzo, giornata del Transgender Day of Visibility. L’eurodeputato Marc Angel, copresidente dell’Intergruppo LGBTI al Parlamento europeo, ha così commentato: “Questo attacco alla comunità trans è scandaloso e deliberato. Dal 2016, le procedure legali di riconoscimento di genere sono state intenzionalmente bloccate. In effetti, tutte le procedure per il cambio di nome o genere sono state sospese dal 2018. Dal 31 marzo, il giorno stesso in cui abbiamo celebrato il Trans Day of Visibility, è stato proposto di vietare le procedure di riconoscimento del genere. Questa mossa non solo mette a tacere intenzionalmente la comunità trans, ma cerca di cancellarla e negare la sua esistenza“.
L’eurodeputato Terry Reintke, copresidente dell’intergruppo LGBTI al Parlamento europeo, ha insistito: “L’ultima mossa di Fidez è scioccante, ma non sorprendente. La comunità LGBTI ungherese è stata continuamente esposta ad ogni tipo di attacco e la società civile è stata sistematicamente messa a tacere. Lo stato di diritto in Ungheria è stato minacciato e questa mossa cristallizza l’ennesimo abuso di potere, questa volta con il pretesto delle misure di emergenza da COVID-19. Questo emendamento è privo di qualsiasi merito o effetto positivo a qualsiasi titolo. Il riconoscimento legale del genere è la base per la protezione delle persone trans in Ungheria. Senza accedervi, sono ampiamente esposte a discriminazioni e molestie. Questa mossa è a dir poco un abuso intenzionale. La comunità europea deve assicurarsi che non rimanga impunita“.
Durissimo anche Gianmarco Capogna, di Possibile LGBTI +: “Già prima, il governo ungherese aveva dimostrato tutta l’avversità verso i temi dei diritti e delle libertà tanto da respingere l’approvazione della Convenzione di Istanbul, limitare ogni forma di tutela della comunità LGBTI e prendendo parte ad iniziative apertamente omofobe. Ora, proprio a ridosso del Trans Day Of Visibility, il vice primo ministro di Orban, Zsolt Semjén, ha annunciato un disegno di legge che, se approvato, sostituirà “sesso di nascita” a “genere” su tutti i documenti legali emessi con una modifica che riguarderà anche il registro civile. In questo modo le persone trans* ed intersex vengono di fatto private di ogni possibilità giuridica di rettifica dei propri documenti in rispetto della propria identità di genere. Un attacco frontale alla comunità LGBTI che conferma l’impostazione del governo di Orban e di fronte al quale non si può e non si deve restare in silenzio. Lanciamo un appello al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea affinché sia presa una posizione chiara ed inequivocabile per richiedere la restaurazione della democrazia e dello Stato di diritto in Ungheria in virtù dei principi ispiratori dell’Unione Europea. Chiediamo a tutte le forze europeiste italiane ed europee di unirsi a questa richiesta e invitiamo i comitati LGBTI degli altri partiti in UE a rendersi disponibili a costruire un appello comune da rivolgere alle Istituzioni europee per chiedere il rispetto dei Trattati che rappresentano il nostro fondamento valoriale e il nostro orizzonte politico comune“.
Our Co-Chairs @MarcAngel_lu and @TerryReintke comment on the situation of legal gender recognition in #Hungary 🇭🇺 and the ban passed on the very #TDOV.
Our press release here 👇 pic.twitter.com/A7DDJ0L3V4
— LGBTI Intergroup (@LGBTIintergroup) April 2, 2020
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