La Corte Suprema esce spaccata esattamente a metà dalla prima udienza tenutasi ieri sul caso di quattro coppie gay che si sono viste negare il diritto a sposarsi dai loro stati (Michigan, Ohio, Kentucky e Tennessee). Come si sa, se positiva, la decisione della Corte impedirà ai singoli stati di definire incostituzionale il matrimonio tra persone dello stesso sesso aprendo, di fatto al matrimonio egualitario in tutti gli stati che formano gli Usa. Una posizione a favore della quale si sono espressi anche Barack Obama e Hillary Clinton , ma su cui i giudici non sono compatti, anzi.
Alla fine della prima giornata di udienze, il bilancio è di quattro giudici a favore, quattro contrari e uno indeciso.
Sono favorevoli Stephen Breyer, Ruth Bader Ginsburg, Elena Kagan e Sonia Sotomayor. Per sostenere la loro posizione hanno usato argomentazioni di buon senso. “Se due gay si sposano, che male fa alle coppie etero?”
ha dichiarato Kagan, mentre Sotomayor ha aggiunto: “Se li vietiamo (i matrimoni egualitari, ndr), si rafforza davvero il matrimonio tra uomo e donna?”.
Contrari sono, invece, Sam Alito, secondo cui estendere il diritto di matrimonio alle coppie gay e lesbiche aprirebbe alla poligamia, Antonin Scalia, che ha sostenuto che i religiosi sarebbero costretti a celebrare matrimoni tra gay e lesbiche contro le loro convinzioni, John Roberts che ritiene che si voglia cambiare l’istituto del matrimonio, non semplicemente estenderlo, e Clarence Thomas che non ha parlato.
Determinante sarà la posizione che deciderà di assumere Anthony Kennedy, l’unico ancora indeciso sulla questione. La decisione finale è attesa per giugno. Da qui ad allora, la strada appare meno facile del previsto e la comunità lgbt statunitense sarà impegnata in una massiccia campagna a favore dell’estensione del diritto di sposarsi e di vedere riconosciute le proprie famiglie.
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