Matt Lloyd è stato vittima del suo compagno per diverso tempo, una violenza domestica che dal controllo del telefono è arrivata a limitare le sue uscite e a vere e proprie aggressioni fisiche e verbali. Zero contatti con amici e famiglia, un clima di tensione e un controllo sempre più pesante e serrato, che ha portato alla fine della relazione e il ricorso alle vie legali per allontanare il compagno violento.
Di storie del genere se ne parla quasi ogni giorno, ma i protagonisti sono solitamente eterosessuali, con l’uomo violento e la donna vittima. In realtà, anche le coppie LGBT subiscono atti di violenza domestica. Anzi, secondo una ricerca, hanno il doppio di probabilità che una relazione diventi un incubo. Quella di Matt era una situazione dalla quale doveva assolutamente uscire. E ce l’ha fatta anche grazie a un’associazione benefica anti-violenza LGBT attiva in Gran Bretagna.
Da felice storia d’amore gay a violenza domestica senza scampo
“Ora sei con me“. Quella che era una romantica frase tra due innamorati, in realtà era il primo passo verso un controllo totale di un uomo su un altro. Matt Lloyd e il suo compagno decidono di trasferirsi da Birmingham a Londra, per vivere assieme. Il suo fidanzato ha voluto subito che Matt eliminasse le applicazioni per incontri, cosa che ha accettato, vista la loro relazione. Poi, però, ha voluto il codice di accesso al cellulare e sapere tutte le password. In pochi giorni, era diventato normale controllare il telefono periodicamente. Da qui, la situazione degenera.
Ogni persona che incontrava doveva essere approvata da lui, e poteva uscire solamente in sua presenza. I vecchi amici di Matt, non erano più i benvenuti. Anzi, erano considerati delle persone terribili dal suo ragazzo. E quindi, non doveva assolutamente incontrarli. Sempre meno anche i contatti con la famiglia. Poi il suo compagno ha iniziato a ubriacarsi, e le violenze sono aumentate, sia verbali che fisiche. E non solo tra le mura domestiche. Il punto di svolta c’è stato una sera in un locale, quando da completamente ubriaco l’uomo ha urlato contro Matt davanti a tutti, offendendolo e dicendogli di non tornare a casa. Solo in quel momento ha ripensato a tutto quel che era successo in quell’anno e mezzo di relazione e di convivenza. E ha deciso di andarsene di casa.
La fine della relazione e gli attacchi dell’ex
Matt, dopo il trasferimento, riceveva visite da parte del suo ex, il quale gli aveva detto che se lo avesse visto in un locale, lo avrebbe picchiato. Avendo scoperto anche dove abitava, Matt decise di rivolgersi a delle associazioni, per avere una sorta di protezione. E qui ha trovato Galop, un’organizzazione benefica in soccorso delle vittime di violenza domestica. Il volontario che per primo si è preso cura di Matt ha cercato di capire come si sentiva e si è fatto raccontare tutta la storia. E gli ha spiegato cosa fare in questi casi.
Per prima cosa, Matt ha ottenuto un’ingiunzione con la quale il suo ex non gli si poteva avvicinare. Mensilmente, poi, si è incontrato con un avvocato esperto di questi casi, con il quale poi è andato in tribunale dato che l’ex compagno aveva violato più volte l’ordine di non avvicinarsi. Solo dopo il processo, l’uomo è sparito.
Le violenze e l’impegno delle istituzioni
In questo periodo, il Ministero degli Interni britannico sta anche pensando a come contrastare le violenze domestiche. Il primo passo sarà quello di finanziare le associazioni che si occupano del problema, comprese quelle LGBT, con 500.000 sterline. L’impegno della politica punterà a convincere poi le vittime a denunciare la violenza domestica, potendo così intervenire tempestivamente. Lo stesso Matt, ora, racconta la sua storia in modo da poter dare la forza a chi ha troppa paura per confidarsi con un’associazione o un amico.
Le statistiche della Polizia di Inghilterra e Galles hanno confermato che le violenze domestiche LGBT sono molte di più di quello che si pensi. La probabilità è più del doppio rispetto alle coppie eterosessuali. E coloro che denunciano sono pochissime. Inoltre, è più difficile per le vittime omosessuali accedere al servizio di sostegno, e quindi ottenere protezione.
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