Il dibattito sollevato dalle numerose leggi anti-LGBTI in America in queste settimane ha coinvolto gran parte della zona meridionale degli Stati Uniti: il polverone suscitato dai provvedimenti in North Carolina che noi abbiamo seguito attentamente ha avuto un eco non indifferente. Come ricordato qui, vari Stati hanno visto l’incremento di un legiferare discriminatorio, come se di colpo e tutti insieme i governi più omofobici degli Stati Uniti si fossero ricordati di voler combattere l’omosessualità.
Anche in Virginia, direttamente confinante con il North Carolina, la discussione non ha tardato a farsi sentire. Gavin Grimm è uno studente adolescente alla Gloucester High School: è nato con i genitali femminili ma sente di appartenere al genere maschile. In classe non ci sono stati grossi problemi: ha fatto coming out nel suo secondo anno e ha tranquillamente iniziato ad utilizzare i bagni per ragazzi, avendo intrapreso già una terapia ormonale e avendo comunque aspetto e identità maschili. Dopo sette settimane il Consiglio d’Istituto della schola ha emanato un provvedimento secondo il quale gli studenti avrebbero dovuto usare i bagni corrispondenti al loro “sesso biologico“, forzando invece i ragazzini transgender ad utilizzare un bagno “unisex”, separato dagli altri.
I genitori di Grimm hanno denunciato il Consiglio d’Istituto alla Corte d’Appello per un semplice motivo: il provvedimento, fortemente discriminatorio, viola il cosiddetto “Title IX”, uno degli articoli degli “Educational Amendaments” a fondamento del sistema educativo statunitense, emanato nel 1972. L’articolo in questione dice:
Nessuna persona negli Stati Uniti deve, sulla base della sessualità, essere esclusa dalla partecipazione alle attività, essere privata di determinati benefici, o essere oggetto di discriminazione in nessun programma educativo o attività che riceva finanziamenti assistenziali federali.
La Corte d’Appello ha deciso che la causa può andare avanti, ma che il caso deve essere ascoltato da una Corte minore: nel frattempo, è stato indicato alla Corte competente di considerare che il ragazzo, durante il processo, continui ad usare il bagno maschile.
“Le questioni come l’identità e la coscienza di se stessi sono cose con cui molti ragazzi della mia età devono fare i conti. Quando sei un teenager transgender, queste cose possono essere molto pesanti. Mi sento umiliato ogni volta che sono costretto ad utilizzare un bagno separato dagli altri“.
In un certo senso questo provvedimento è davvero più umiliante di altri, poiché considera l’identità di genere alla quale una persona sente di appartenere come una sorta di intersesso artificiale, una via mediana tra le due polarità tradizionalistiche di sessualità, la mascolinità e la femminilità. Questa discriminazione deve terminare, e ci auguriamo che il piccolo Gavin vinca la causa.
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