La “buona scuola”, la questione lgbt e la retorica di chi nega diritti

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buona_scuola_lgbt1Sarà che tra le varie cose che faccio c’è anche quella dell’insegnante, ma a me questa storia della “buona scuola” fa venire una discreta orticaria: per come è stata pensata la riforma, per il non-dibattito che ne è scaturito e per i protagonisti di tutta la vicenda.

Il ddl voluto fortemente dal governo Renzi si colloca, ideologicamente, in quella scala di interventi che – tra riforma del Senato, non abolizione delle province e italicum – mirano a ridurre gli spazi democratici nel nostro paese. Si impone un “preside-sindaco” che può mandarti via in qualsiasi momento: basterà essere di religione diversa, di idee politiche opposte al tuo capo o più banalmente gay e puoi essere mandato via. Tutto ciò esporrebbe i/le docenti a veri e propri ricatti. Inoltre le scuole saranno finanziate dai privati – immaginiamo in quale direzione andrebbe la lotta all’omofobia se lo sponsor è cattolico fervente contrario ai progetti di educazione alle differenze (o come la chiamano strumentalmente “all’ideologia gender”) – a danno della libertà di insegnamento. Per queste ragioni, il 5 maggio han protestato centinaia di migliaia di insegnanti, studenti, famiglie e personale amministrativo per bocciare la legge del premier. Chissà se se ne farà una ragione…

buona_scuola_lgbt3Ancora, criticata a una festa del Pd, la ministra Giannini ha detto di esser stata vittima di un attacco squadrista: «Insegno linguistica, non mi viene altro termine». Peccato che basti guardare il dizionario della lingua italiana per capire che, se ti riempiono di fischi e non ti torcono un capello, hai di fronte dei contestatori. E insegna linguistica. Il sottosegretario Faraone, altro supporter del ddl, si limita al solito “copia & incolla” dal profilo Twitter del suo capo. Amen. Rondolino, giornalista ex dalemiano poi convertitosi al renzismo, passa direttamente agli insulti: i prof non vogliono lavorare e scioperano per fare vacanza. Qualche piccolo amministratore locale, invece, si interroga: perché non sentire anche la voce di chi non ha manifestato? Forse che lì trovi qualche ragione… Mantra che sta avendo seguito dentro il Pd, visto che il giorno della contestazione sempre la ministra Giannini ha fatto lo stesso discorso: per uno che protesta ce ne sono tanti che tacciono e che sono d’accordo.

buona_scuola_lgbt4Peccato che in democrazia chi è d’accordo è già rappresentato dalle scelte governative. La piazza è, giustamente, di chi si oppone. E si oppone chi alla scuola ci tiene davvero. È andata regolarmente a lavorare, invece, la professoressa Agnese Landini, fautrice silenziosa della riforma. Che poi suo marito porti a casa lo stipendio di un premier (per chi non lo sapesse, è la moglie di Renzi), questo non avrà inciso minimamente sulle sue valutazioni circa il merito di un provvedimento che trasforma i docenti in tappabuchi. Sì, perché tra le altre cose che non sapete, forse, c’è che il ddl può farti fare il supplente a vita con contratti triennali, rischiando di farti insegnare materie non tue, purché attinenti col corso di studi. Se hai dato storia dell’arte ma sei laureato in filosofia, rischi di insegnare Leonardo e non Kant.

Adesso, giustamente, voi vi starete chiedendo cosa c’entri tutto questo con la causa LGBT. Al di là della stessa adesione di Arcigay allo sciopero, vi faccio notare che le strategie retoriche utilizzate dai vari esponenti piddini sono uguali a quelle di chi si oppone ai nostri diritti. Le sentinelle, ad esempio, parlano di “gay che non manifestano ai pride e che silenziosi appoggiano la loro lotta”, solo per fare un esempio. L’impianto stesso della legge non incontra lebuona_scuola_lgbt2esigenze dei suoi destinatari, ma mette una toppa a specifici obblighi europei: c’è una sentenza che impone al governo, infatti, di assumere i precari. La stessa cosa accadrà con le unioni civili, prima o poi. Il Pd farà una legge discutibile, ma utile per tenere a bada l’UE. E se permettiamo che si agisca così contro una categoria, cosa impedirà al governo di trattarci ugualmente?

A proposito: siamo ancora un paese che tarda a riconoscere le nostre unioni e il ddl della “buona scuola” prevede trasferimenti forzati per insegnanti da regione a regione. Che ne sarà di quelle famiglie LGBT non riconosciute, che rischiano di venir separate senza alcuna tutela?

Ci sarebbe poi un ultimo motivo: in un paese democratico si scende in piazza per difendere tutti i diritti. Non so se avete visto Pride, il film sull’alleanza tra minatori e gay nell’Inghilterra tatcheriana. Ebbene, ve lo consiglio. A meno che non siate renziani. In quel caso sarebbe solo fatica sprecata: tifereste, proprio come oggi, per i cattivi.

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