Siamo tutti Charlie Hebdo, con il dio (e la pelle) degli altri…

charlie hebdo il cassero e la satira

sbattezzo_cassero1Partirò da una premessa: le cosiddette fotografie blasfeme scattate al Cassero di Bologna – che ritraggono Gesù in salsa gay, con tanto di croce in posizione “equivoca” – non mi piacciono. Nel senso che non mi procurano piacere alcuno. Non mi hanno provocato ilarità né suggerito una diversa dimensione del mondo. Sono disposto ad ammettere anche che questo sia un mio problema: ciò che a me non piace per qualcun altro può essere molto divertente e per altri assolutamente orribile. Si chiama libertà di pensiero.

Premesso questo, riporto alcuni commenti di alcuni giovani omosessuali che hanno così espresso la loro opinione in merito: «ecco una cosa che da gay, non tollero, quando ci devono andare a scassare la minchia alla chiesa» scrive Marco, mentre Max sostiene che «I gay potrebbero diffondere le proprie idee senza queste pagliacciate volgari e blasfeme… sono assolutamente schifato dalla cosiddetta “foto”! Ci sono modi e modi per “esprimere” se stessi». Ancora, «è così che chiediamo i diritti in Italia? È così che vorremmo essere rispettati? Ma vaffanculo» si sfoga Riccardo, mentre Paolo sentenzia: «basta con queste cose da “checche isteriche”, cosa pensate di ottenere in questo modo?». Cerca di placare gli animi Gianpiero: «scandalo o meno, è di cattivo gusto. La libertà di espressione presuppone l’intelligenza».

cassero_charlie2Sarebbe curioso sapere come hanno reagito, tutte queste persone, all’indomani dell’attentato a Charlie Hebdo, la cui tragedia è stata dettata proprio dall’accusa di blasfemia. Per l’Isis quel peccato va punito con la morte. I nostri amici e commentatori non sono ovviamente criminali, e si limitano ad auspicare una più morigerata censura. Che sempre violenza è, ma almeno è fatta in nome di Dio padre e questo dovrebbe metterci la coscienza a posto. O almeno così parrebbe. Personalmente, penso che tutta questa gente abbia un grosso problema con la libertà. Non tanto con quella di espressione, quanto con il concetto in sé. Al di là di alcuni limiti culturali evidenti. Ma andiamo per ordine.

La Commedia di Dante, ad esempio. Il Nostro includeva sodomiti, suicidi e bestemmiatori nello stesso cerchio, quello dei violenti contro natura, se stessi e Dio. Essere gay e bestemmiare, in altri termini, offendeva (e offende) il Padre eterno allo stesso modo. Adesso, va benissimo la libertà di pensiero, anche quella dettata dalla più totale mancanza di argomenti, ma questo non ci pone al riparo dal dover esibire una certa coerenza: se ci tenete tanto al benvolere di chiesa e dei suoi fedeli, cari omo-scandalizzati, vi asterrete sicuramente dal sesso con altri maschi. Perché non so se ne siete a conoscenza, ma anche i pompini offendono la sensibilità dei cattolici.

Se invece leggere vi reca fastidio, vi consiglio la visione di un film, Il nome della rosa, e di riflettere sulla forza rivoluzionaria della derisione nei confronti del potere. Se fa paura che si possa ridere di qualcosa, forse si ha coscienza della sua intrinseca debolezza. La capacità di deridere il potere è uno degli ingredienti della democrazia: lo cassero_charlie1fa la satira, con la politica e il costume sociale. Ed anche con la religione. Spesso questo processo provoca un certo tipo di reazioni. Quando eravate tutti Charlie lo eravate, sebbene forse non lo sapete, anche per quell’immagine che rappresenta un’allegra “incularella” tra Padre, Figlio e Spirito Santo. E no, essere per la libertà di espressione se si parla di islam e dimenticarselo quando si tratta di Gesù non vi rende di certo più credibili. Anzi.

Concludo con una considerazione personale: il più grande fallimento del movimento LGBT italiano è forse quello di aver consegnato un’intera generazione di “giovani” al pensiero più retrivo, clericale e sostanzialmente confessionale di cui può essere capace questo paese. Lo dimostra lo scandalo per queste foto “blasfeme”. A vent’anni dovreste voler ribaltare il mondo. Avere paura di sovvertire, con le parole, quella fede che ti vuole soggetto minoritario non fa di te un attivista e nemmeno, più genericamente, un gay. Fa di te una scimmia urlatrice. Sui social in particolar modo. E credo che questo mondo debba meritarsi qualcosa di meglio rispetto al piattume intellettuale costantemente spacciato per libertà di pensiero.

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2 commenti

  1. Carissimo prof. Accolla sinceramente trovo qualche scricchiolio nella sua argomentazione. Se quello che intende lei per libertà di espressione è la libertà di dire, fotografare, scrivere qualsiasi cosa allora deve essere così intellettualmente onesto da accettare i commenti dei ragazzi che cita sopra nel suo articolo. Chi compie una azione è naturalmente esposto al giudizio delle persone che possono condividere o no quanto fatto. La libertà di espressione non è uno scudo dietro cui ci si deve celare per poter impunemente dire o scrivere o fotografare tutto quanto senza pretendere che qualcuno ne possa rimanere offeso. Dai commenti che lei ha tenuto molto a demonizzare non ho visto nessun accenno alcuno a “violenza” ma soltanto un libero esercizio di libertà di pensiero in merito ad un fotogramma… ebbene si, proprio quella libertà di pensiero che la trova tra i suoi paladini. Sinceramente non credo sia paragonabile il dissenzo con l’irruzione armata e la violenza fisica… dissentire non significa esser violenti… felici che lei a ventanni volesse cambiare il mondo ma c’è chi a venti o a trenta anni sta bene nel suo ruolo di studente o professionista gay che magari può non riconoscersi in certe manifestazioni eccentriche prediligendo una “monotona” vita. Caro professore se vuole essere paladino della libertà di espressione e a quanto pare di comportamento accetti che oltre a ventenni gay che spaccano il mondo ci sono ventenni gay che invece sono un ingranaggio della ruota e si trovano bene così. Saluti.

  2. Francamente mi sfugge il punto. La foto in questione è (per me ed altri) brutta e inutilmente volgare. Sono libero di pensarlo e di dirlo, come le persone di cui hai riportato i commenti.
    Non sono credente, non ho simpatia (al contrario!) per la Chiesa, ma non vedo perché debba affermarmi in quanto gay offendendo la sensibilità religiosa o il semplice buon gusto del prossimo.
    Non vedo perché la mia supposta voglia “di ribaltare il mondo” (anche se di anni ne ho 40) debba necessariamente passare per l’insulto e la mancanza di rispetto.
    Ad ogni modo, c’è una bella differenza tra criticare, anche aspramente, una foto o un disegno e imbracciare un fucile per punirne l’autore.

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