Coming out saga: come l’ho detto al mio migliore amico

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Fare coming out è un passo difficile da compiere, soprattutto se si è alle prime esperienze: si ha difficoltà a dire, addirittura, a voce alta “Io sono gay” perché, magari, quelle parole non sono mai uscite dalle nostre bocche prima di quel giorno.

Si ha paura, e purtroppo bisogna ammetterlo, del giudizio degli altri, tanto più se sono amici perchè abbiamo paura di perderli. Da un certo punto di vista è utile sempre ripetersi la solita frase “Se non ti accettano allora meglio non averceli come amici!” e andare avanti convinti di ciò, ma poi nei fatti il timore di non essere accettati c’è, eccome. Sarebbe una gran cosa poter affrontare con sovrano distacco momenti così difficili, quantomeno sarebbe di aiuto non prestare importanza al giudizio altrui, ma siamo tutti, in ogni caso, esseri umani e l’amicizia è un valore fondamentale a cui è difficile rinunciare.

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Ricordo bene quanto mi sudassero le mani quando ho fatto coming out con le mie compagne di classe … pensate che avevo creato un gruppo Whatsapp ad hoc per l’occasione. Sono ancora fresco di rivelazioni sulla mia sessualità, l’ultima delle quali risale a quest’estate, quindi so cosa si prova. Per me non è stato facile fare coming out, o meglio, diciamo che non è stato facile sopportare quei cinque minuti che hanno preceduto la fatidica frase. Ma se con le ragazze hai buonissime probabilità di esser accettato senza problemi, perché dopotutto è scientificamente provato che le donne sono molto più aperte a questo tipo di novità, fare coming out con altri ragazzi diventa una specie di all-in ad un sadico poker in cui in ballo c’è parte della tua vita.

 
amici_maschi_migliore_amicoIl primo ragazzo a cui ho detto di essere gay era, ed è tutt’ora, il mio migliore amico. Nonostante la sua aria a metà tra poeta maledetto e truzzetto con il risvoltino acqua alta-style, nonostante sia la prova vivente del luogo comune per cui gli uomini saranno per sempre degli eterni bambini e nonostante io non lo abbia mai preso molto sul serio, stranamente non ho mai avuto paura che lui la prendesse male. Forse solo un attimo, dopo aver detto la fatidica frase, solo in quel momento ho sentito un brivido al pensiero di ricevere una risposta “negativa” o,  addirittura, di non ricevere alcuna risposta. Invece anche con lui tutto è andato per il meglio: mi ha compreso e ha accettato la mia sessualità. Addirittura non ha nemmeno iniziato a farmi le solite domande che si fanno in queste situazioni del tipo “Ma non ti piacciono neanche un po’ le tette?” , o “Ma ti piace prenderlo da dove esce la cacca?” anzi, con assoluto rispetto, ha sorvolato su quelle che probabilmente erano le sue naturali curiosità e a cui io avrei dato senza problemi una risposta. Ho apprezzato soprattutto quel suo apparente “freddo disinteresse” (passatemi il termine).
Da quando credeva che fossi etero a dopo il coming out il nostro rapporto non si è raffreddato, anzi, è diventato

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ancora più forte, più forte perché più sincero. Continuiamo a cambiarci l’uno davanti all’altro, quando capita dormiamo nella stessa stanza, e ci aiutiamo a vicenda nelle faccende di cuore: dopotutto, da buon gay, di psicologia femminile ne capisco qualcosa in più di lui e da seduttore incallito lui, di corteggiamento, ne capisce certo più di me! Ci completiamo. Siamo semplicemente amici, né più né meno. Come lui è etero e convive senza problemi con me che sono gay, così io convivo e accetto lui, nonostante giochi allo sport che più odio al mondo! Se lui è il tuo migliore amico, davvero, ti capirà.
Alla fine è un circolo vizioso: il coming out e la sua riuscita dipendono dalle persone che hai davanti e se credi siano quelle giuste vuol dire che le hai scelte bene, e se le hai scelte bene allora devi fidarti di loro. Quindi, ragazzi, non abbiate paura di dirlo ai vostri amici maschi e, in particolare, al vostro migliore amico! Nella peggiore delle ipotesi rimarranno traumatizzati solo per qualche giorno nello sforzo di metabolizzare la scoperta.

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