COMING OUT SAGA: la prima volta che ho detto di essere gay

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Come promesso, oggi torno a parlare della mia lunga e non ancora conclusa avventura nel magico mondo del coming out. Nel precedente articolo della Saga vi avevo parlato del coming out con noi stessi, oggi vi racconto della prima volta in cui ho detto a qualcuno di essere gay. Devo confessare che i ricordi di quella fatidica sera sono un pò confusi, ma i punti salienti li ho ben chiari in testa.best_friend

La prima persona che ha saputo della mia sessualità è stata la mia migliore amica, la mia inseparabile compagna di banco del liceo. A dire il vero non la conoscevo da molto tempo, l’avevo incontrata alle superiori, e nonostante avessimo subito legato non era di certo la mia amica più stretta. Sarà stato il suo volto, che m’ispirava affidabilità, sarà stata l’atmosfera del liceo classico, sta di fatto che verso l’autunno decisi di dirglielo.

Sono sempre stato leggermente egocentrico e non mi sono mai risparmiato quando c’era da fare qualcosa di spettacolare, così dissi a me stesso che non potevo fare questo grande passo in un giorno qualunque: occorreva scegliere bene la circostanza, occorreva fare il coming out più importante nel giorno più importante, e quale giorno migliore dell’ultimo giorno dell’anno?

Così, il 31 dicembre del 2013, mentre mio padre mi stava accompagnando ad una festa, presi il mio cellulare e scrissi alla mia amica che dovevo dirle una cosa importante. E lei, prendendomi completamente alla sprovvista mi chiese così, dal nulla, se mi piaceva il ragazzo di cui le avevo parlato qualche mese prima. Lì per lì rimasi sconvolto. La prima cosa che pensai fu:

Ma come **** ha fatto a capire subito?

Subito ero quasi tentato di negare tutto, come d’altro canto avevo sempre fatto con tutti coloro che precedentemente mi avevano chiesto se ero gay, e come avrei fatto in futuro tante altre volte prima dell’ultimo, fondamentale, coming out. Poi però, (saggiamente), ci ripensai. Stavo per dirle tutto e lei mi aveva preceduto, quindi la “confessione” sarebbe stata addirittura più semplice del previsto! Feci un grande respiro, aprii la tastiera e le scrissi questo messaggio, messaggio che sarebbe poi diventato un modello per tutti gli altri miei coming out:

“Volevo dirtelo da un pò, ma avevo paura della tua reazione. Non è facile per me ma devo liberarmi di sto peso. Se non lo dovessi accettare ti chiedo solo di tenerlo per te. Comunque, penso tu l’abbia capito, sì sono gay

BEST_FRIENDSTutto sommato ero un bel discorsetto, breve, chiaro, coinciso: ero ancora spaventato dalle possibili reazioni altrui, quindi cercavo di anticipare anche le reazioni peggiori con un “se non lo accettassi ti prego di tenere il segreto“. Ripensando a quel messaggio mi viene da ridere: ero così ingenuo e insicuro, e si parla solo di due anni fa. Ora, invece, i tanti coming out che ho affrontato mi hanno sicuramente fatto crescere: ormai lo dico con una sicurezza ed una serenità che allora neppure potevo immaginare!

Dopotutto il coming out instaura un vero e proprio circolo vizioso: dalla timidezza iniziale si passa, amico dopo amico, ad avere una sicurezza sempre maggiore che ti spinge a dirlo a sempre più persone che, a loro volt,a aumentano la tua sicurezza; e avanti così. Alla fine, se ci penso bene, il coming out è come una droga, dopo la prima volta ne vuoi sempre di più! 

Dopo aver inviato il messaggio ammetto di essere andato in iperventilazione per l’ansia, ma la risposta della mia amica ha sorpreso ogni mia aspettativa e demolito tutta la retorica del mio “formale” coming out:

Sì lo avevo capito, ma io ti voglio tanto bene comunque. Non cambiare mai

Hai proprio ragione tesoro, il segreto è non cambiare mai!

Non cambiare anche se un prete mi dice di farlo, non cambiare anche se un bullo mi sfotte, non cambiare anche se gli altri non capiscono. Grazie, grazie perché avertelo detto è stato più utile per me di quanto non sia stato per te sapere che sono gay.

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