I (Soliti) Sospettabili

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Parafrasando Aldo Busi in una delle sue ultime apparizioni televisive, anche noi vorremmo dire che “non c’è uomo più virile di colui che va in piazza (nell’agorà) e mostra fiero la propria identità“, compresa quella sessuale, senza nascondersi. In un certo senso, uno degli esseri più virili esistenti è l’uomo o la donna gay/trans dichiarati. Più coraggiosi degli altri semplicemente perché osteggiati dalla società di cui fanno parte.

Alcuni di noi (parliamo di gay maschi, ma lo stesso vale anche per le ragazze) non rispettano il ruolo di genere attribuito dalla società. Il ruolo di genere consiste in quell’insieme di comportamenti, desideri, inclinazioni, aspettative e possibilità che la società ci assegna automaticamente per il fatto di essere maschi o femmine. È una dimensione del costrutto multidimensionale rappresentato dall’identità sessuale. Ed è anche una dimensione sociale e storica. La condizione di chi non rispetta il ruolo di genere assegnatogli dalla società si può definire “atipicità di genere”. Non è una condizione né negativa né positiva; è la semplice divergenza dal dualismo uomo/donna che prevale nella nostra società.

La maggior parte delle persone, però, non sopporta l’atipicità: noi, i gay effeminati, siamo quelli “delicati”, “gentili”, ma anche quelli “superficiali” e “vanitosi”, sempre per definizione altrui. Ma vi siete mai fermati a pensare quanto coraggio ci vuole per essere come noi? Per essere ciò che “la gente adora odiare”?

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Non è una cosa che abbiamo scelto. Il nostro coraggio ci è stato imposto dall’esterno. Siamo coraggiosi, per forza. Gli altri ci hanno affibbiato un ruolo sulla base della nostra atipicità, e non ce l’hanno comunicato con gentilezza, ma ce lo hanno urlato contro, sputato in faccia, scritto sui muri della scuola media. Questo continuo, obbligato, confronto con le nostre differenze rispetto agli altri ci ha sicuramente ferito in un momento, quello dell’adolescenza, in cui il desiderio di tutti è di trovare un gruppo di pari a cui omologarsi, in cui nascondersi e con cui essere un tutt’uno.

Noi, però, siamo stati tagliati fuori. Molti di noi, per fortuna, ne sono usciti rafforzati e anzi, hanno imparato a camminare sulle proprie gambe, a testa alta e borsetta in spalla.

Non tutti i gay sono visibili, ovviamente. E non tutte le persone considerate gay per come si comportano lo sono.

Ma noi, gay con atipicità di genere, e dunque visibili o sospettabili (chiamateci come volete), perchè non rispettiamo un ruolo di genere imposto, siamo orgogliosi di ciò che siamo! Non chiediamo mica che il mondo assomigli a noi. Ma non vogliamo assomigliare a nessun altro che a noi stessi. I nostri vestiti, i nostri modi di fare, le nostre parole, le nostre passioni: anche se non abbiamo scelto noi come essere, abbiamo scelto di esserlo liberamente. Ecco il nostro modo di autodeterminarci, contro l’omofobia della società e contro quella che affligge molti gay. Basti vedere gli annunci anti-effeminati sulle app di incontri (“masc per masc”, “bsx per bsx”, “solo veri uomini, solo maschili, no checche, no manine che si muovono troppo”); addirittura esistono nuove app che ci escludono a priori se non siamo maschili e muscolosi. Se non sembri etero, staiostentando”. Se sei femmineo allora sei o passivo … o passivo. Così non è. Il nostro comportamento è naturale e sociale quanto quello di un etero che urla davanti alla partita e parla di fica (sì, gli piacerebbe…) con i suoi amici.

I (Soliti) Sospettabili - giphy downsized large - Gay.it BlogLe esagerazioni servono per provocare. Quei comportamenti “esasperati” di cui spesso ci accusano li abbiamo fatti nostri, fieramente. Come gli insulti. Finché una cosa dà fastidio, è doveroso sbatterla in faccia alla gente; che non per questo ci odierà di più, ma si abituerà. Ecco perché abbiamo bisogno delle Femen e dei loro seni e corpi nudi che infastidiscono così tanto le persone sessiste, spesso inconsapevoli di esserlo, e inconsapevoli pure del fatto che il seno non è un organo genitale. Finché il corpo nudo, il bacio gay, la camminata stile runway per il corso cittadino e i vestiti femminili su corpi maschili (o viceversa) saranno necessari. Non per puro gusto della provocazione (in fondo, non dimentichiamo che la provocazione può anche far riflettere), ma come necessità sociale per cambiare la percezione ristretta di molti. Prima si abituerà l’occhio, poi la mente. Perché le differenze fanno ancora così paura e spaventano buona parte della stessa comunità LGBTQI?

L’omologazione non è la soluzione. Chi dice che si debba essere identici per avere gli stessi diritti? Stessi diritti perché siamo differenti ma siamo uomini e donne. Gay effeminati o lobby gay, occhialuti, rotondi, magri, twink, asiatici, diversamente abili, immigrati. Che vi piaccia o meno!

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