Gentile Presidente Martini,
le scrive una sua dipendente, funzionaria, precaria, donna, intelligente, piacevole alla vista e all’udito, stamattina agghindata con dei bei tacchi rosso radicchio, ottima cuoca, amante della musica popolare e attualmente "molto innamorata di una donna" e quindi lesbica. Insomma Presidente io mi chiamo Silvia, ed oltre ad essere lesbica sono tante altre belle cose e ci terrei proprio a tenermi il mio bel braccialettino con scritto il mio nome. L’omosessualità è solo una parte di me come lo è la mia musica, le mie gonne colorate, la mia faccia bella svegli di stamani mattina, la mia croce sulla scheda elettorale. Ad un certo punto ci si è messa pure la chiesa che le ha volute madonne e angeliche. E invece no: le donne sono arrabbiate e le omosessuali, meno political correct, incazzate. Io sono omosessuale perchè lo voglio. Perché, dopo una vita etero, a 30 anni ho incontrato una donna e mi sono innamorata perdutamente. Adesso ho 37 anni e se questa storia finirà, nel mio futuro ci potrà essere un uomo, una donna, non ‘importa, ci sarà la persona di cui mi innamorerò. Io sono omosessuale e mi prendo le responsabilità di questa mia scelta. Non mi nascondo dicendo che è stata "madre/padre/zia" natura a farmi questo scherzo. Mi sono innamorata e ho scelto di vivere un amore. Io voglio essere omosessuale perchè con le donne sono felice, ho un dialogo più profondo, una sessualità più soddisfacente che mi da immenso piacere, una infinita comprensione e quando andiamo all’ikea ci divertiamo come pazze. Se domani mi innamorerò di un uomo quale braccialettino mi metterà? Quello del transgender? Mi chiamerà "esposito" o "innocenti" perchè senza identità? Invece di fare manifesti dica ai suoi dipendente di avere un linguaggio più rispettoso delle differenze e punisca certi linguaggi. Sappia che io convivo quotidianamente con persone che parlano di "schifosi finocchi" o di "donne così brutte che son diventate lesbiche perchè nessuno se le trombava". Gentile Presidente le auguro di innamorarsi presto di un uomo così da capire che l’omosessualità potrà avere per lei un significato addirittura diverso dal mio. Allora perché voler dare un’unica spiegazione ad una questione che nasce da motivazioni sempre diverse, personali, talvolta, ma solo talvolta naturali? Un abbraccio lesbico |
Carissima Silvia,
le risponde un uomo di cinquantasei anni, tunisino di nascita, amante della musica classica, temporaneamente presidente di regione e casualmente eterosessuale. Le campagne di comunicazione, invece, per essere efficaci, devono andare al cuore del problema, che in questo caso è rappresentato dall’argomentazione anti-gay tipica: l’omosessualità è una precisa scelta dell’individuo, fatta in nome di un "vizio", dal quale si può uscire o con una rigida moralità, o ancor peggio reprimendolo e magari sposandosi. E devono scalfire l’opinione dei più riottosi, di quanti non vogliono saperne di prendere in onsiderazione altri punti di vista. È una questione di natura. Quante volte nel dibattito sull’omosessualità, magari in televisione, ha sentito espressioni del tipo "contronatura"? Scommetto che le ha sentite. Che male c’è ad affermare che la stessa natura, quella che alcuni vorrebbero matrigna, è invece madre? E non perché quel bambino sia geneticamente omosessuale – nessuno sa ancora davvero quale è l’origine – ma perché quando si scoprirà tale, non sarà perché lo ha scelto, ma perché ha deciso di vivere una parte importante di sé. Cara Silvia, anch’io la voglio abbracciare. Un abbraccio solidale a lei e a quante, come lei, vivono una bella storia d’amore lesbica. E per quel bambino su venti – ce lo dice l’Oms – che in Toscana sarà omosessuale. Claudio Martini |
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