Molestie a scuola, aggressioni, maggiori rischi di licenziamento nelle aziende, e in generale una vasta e sistematica discriminazione: secondo un rapporto dell’unione europea i governi sinora non hanno fatto abbastanza per combatere l’omofobia che è ancora "molto diffusa in tutta l’Unione europea", Italia compresa. La denuncia arriva dal’Agenzia europea dei diritti fondamentali che ha presentato oggi i risultati di una ricerca che dimostra come un numero sempre crescente di lesbiche, gay e omosessuali "siano vittime di discriminazione, intimidazione e molestie a volte anche di agressioni fisiche". Morten Kjaerum, direttore dell’agenzia ha dichiarato: "Sono segnali allarmanti in una Unione Europea che al suo interno rivendica on fierezza il rispetto dei principi di uguaglianza di trattamento e di non discriminazione".
La discriminazione degli omosessuali, dice lo studio Ue, "comincia a scuola" dove spesso gli insegnanti "non sono preparati a identificare e affrontare questi problemi" mentre i programmi scolastici rimuovo di fatto tutte la problematica legata a questi temi. Anche il sistema sanitario dei paesi europei, denuncia il rapporto, finisce per danneggiare l’omosessualità che sepsso continua a essere considerata "Un problema o una malattia", cosa che crea nuove difficoltà e gravi disagi e induce tra gli omosessuali "alti tassi di suicidio", frequanti problemi psichiatrici e diffusi casi di tossicodipendenza. Sui luoghi di lavoro, per gli omosessuali "esperienze sgradevoli, paura di discriminazione, rischio di licenziamento" sono all’ordine del giorno creando una situazione che costringe spesso la gente a tenere celati i proprio orientamenti sessuali.
I governi finiti nel mirino del rapporto sono Bulgaria, Cipro,, Repubblica Ceca, Italia e Malta. In questi paesi, infatti, "gli appelli a un rafforzamento dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali e omosessuali si siano dovuti scontrare con le risposte ostili di parte del mondo politico". Il rapporto osserva infine che in diversi stati dell’Unione il poteri pubblici "non hanno voluto o potuto garantire la sicurezza ai partecipanti alle manifestazioni del Gay Pride" e cita il caso degli scontri verificatosi negli ultimi cinque anni in Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Estonia, Italia, Polonia, Romania e Svezia.
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