Polemiche a Treviso sulla chiusura del Ramadan avvenuta in un prato sul greto del fiume Piave, spazio concesso dal Comune di
Susegana: ieri infatti un migliaio di musulmani si sono ritrovati per pregare in localita’ Ponte della Priula ad un passo dal Fiume Sacro alla Patria. E su questo ha avuto da ridire Giancarlo Gentilini, prosindaco di Treviso, che ha ricordato che «il Piave e’ vietato agli zingari, ai tossicomani, alle lucciole e ai gay. Ora deve essere vietato anche agli islamici".
Gentilini cita una nota melodia: «Il Piave mormorò, non passa lo straniero». «Con le loro preghiere gli islamici forse – scrive oggi ‘la Tribuna di Treviso’ – hanno inneggiato all’11 settembre e al 17 settembre. Insomma, c’e’ puzza di terrorismo. Ma se gli islamici tornano sul Piave, allertero’ le forze dell’ordine affinche’ li blocchino».
A rincarare la dose il Movimento Fiamma Tricolore che ha parlato di "costernazione" per un evento del genere avvenuto sul fiume: "Il
sacrilegio piu’ becero perpetrato alla nostra identita’". "La preghiera sul Piave non e’ una provocazione contro i cristiani di questa terra, ma contro una politica che non vuole affrontare il problema del diritto dei musulmani a pregare", ha risposto il presidente del coordinamento delle associazioni marocchine di Treviso, Abdallah Kezraji che ha invitato a "iniziare un percorso comune fra le comunita’ dei cristiani e dei musulmani, che di fatto sono una sola poiche’ dobbiamo convivere. Dobbiamo dialogare, come dimostra anche quello che e’ successo a Pordenone e la tragica fine di Sanaa. Non bisogna chiudersi in se stessi".
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