«"Prego entri", dissi al ragazzo che ci portò il questionario». Giovanni Laterza, 41 anni, e Livio Satta, 45, sono due romani che convivono ormai da 23 anni e a Gay.it raccontano la loro storia, una delle tante, di come l’Istituto di Statistica stravolse il loro rapporto in occasione del Censimento 2001.
La storia si ripete ogni 10 anni: inizia una martellante campagna fatta da spot pubblicitari, manifesti giganti in tutte le città, pagine di quotidiani acquistate per l’occasione (e per il Censimento 2011, poi, l’Istat si avvarrà anche del contributo della rete come mai prima d’ora). Lo scopo è semplice: informare tutti che qualcuno busserà alla loro porta a nome dell’Istat perché vengano censiti.
Un’operazione in teoria piuttosto semplice: uno prende il foglio che gli danno, riempie qualche crocetta ed è fatta. In realtà le cose sono più complesse a causa soprattutto della molteplicità di situazioni che i funzionari si trovano quando passano la soglia di una casa qualsiasi. Fra cui, può capitare di trovare anche una coppia gay o lesbica che fa porre ai censiti e ai rilevatori un paio di domande. Primo: quanti questionari (far) compilare?
«Eravamo tranquilli – spiega Livio -. Prima che il funzionario arrivasse avevamo letto su Gay.it che come coppia potevamo chiedere un solo questionario anziché due. Poi avevamo chiamato anche il numero verde informativo e ci avevano dato la stessa risposta. Non ti nascondo che da noi è venuto un ragazzino, forse si era laureato da poco, e lasciava trasparire un certo imbarazzo, ma vabbè. Quando gli abbiamo spiegato che stavamo insieme nella vita e in casa ha fatto il suo dovere e ci ha dato una sola scheda da riempire».
Secondo: Come definirsi? «C’erano diverse possibilità – ricorda Giovanni – quella che prevedeva la convivenza con l’intestatario era la seconda, subito dopo la casella riservata ai coniugi. Poi c’era l’ultima, che era la più generica fra tutte. Andava messa una crocetta lì accanto se la convivenza era "di altro tipo" ma non sapevamo neanche cosa significasse».
I due fecero la cosa più ovvia, dissero la verità: conviventi punto e basta. E come loro altre coppie in tutta Italia. Quante? Impossibile saperlo. Due anni e mezzo dopo Giovanni e Livio scoprirono che il loro dato era stato classificato come "incongruente". Quando L’Istat pubblicò i risultati saltò fuori, infatti, che il numero di conviventi uomini e quello delle donne era lo stesso. In pratica erano state conteggiate solo le coppie eterosessuali. Un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Franco Grillini fece ammettere al Governo Berlusconi la "piccola" modifica apportata sui questionari di tutte le coppie che come quella romana avevano dato la stessa risposta. Da allora diventarono convivenze "di altro tipo", come una badante ospite nella casa dell’assistito, per intenderci.
Per questo, perché non accada più quel pasticcio, Gay.it ha dato il via a una campagna per chiedere all’Istat di conteggiare, stavolta, anche le copipe gay e lesbiche che vorranno dichiararsi conviventi. La pagina per firmare e far firmare l’appello è disponibile all’indirizzo www.gay.it/contaci
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