“Ci rivolgiamo a tutte le persone che vogliono bene a Don Andrea Gallo, lo facciamo con la mitezza e il rispetto che in questi giorni hanno accompagnato la fragilità della sua salute. Lo facciamo per dire a voi tutti che le condizioni di Don Andrea si sono aggravate e che è monitorato, ora per ora, attraverso un’ assistenza medica domiciliare, nella sua comunità San Benedetto al Porto”.
Con queste parole la comunità guidata dal Don Gallo ha annunciato oggi sulla pagina Facebook di Don Gallo l’aggravarsi delle condizioni del suo fondatore, la cui salute è precaria già da un po’ di tempo.
“Chiediamo a tutti voi – continua la nota -, cosi come è avvenuto in questi giorni difficili, di mantenere intorno a Don Andrea e alla Comunità la quiete e la tranquillità, in questo momento ancor piu’ difficile. Mandiamo a tutti voi sin da ora un ringraziamento collettivo, certi del vostro affetto che ci conforta”.
Sempre sulla pagina Facebook è poi apparsa una foto che ritrare la porta (chiusa) della comunità ed un cartello affisso che recita: “Chiediamo alla stampa e ai media di non entrare. Chiediamo il rispetto della quiete”. Un ulteriore conferma delle condizioni del prete genovese.
Mentre si aspettano notizie positive dalla comunità genovese, vale la pena ricordare chi è Don Gallo. Instancabilmente dalla parte dei più deboli e degli ultimi, Don Gallo è da sempre voce fuori dal coro di una chiesa che spesso ha criticato per le posizioni nei confronti delle persone lgbt. Ne sono testimonianza le trans dell’associazione Princesa (nome ispirato alla canzone di Fabrizio De Andrè, carissimo amico del parroco ligure) che Don Gallo appoggia e aiuta in tutte le attività. Allo stesso modo, è sempre stato accanto alle sex workers, specialmente a quelle che vivono nei carruggi genovesi. Per il suo impegno nei confronti di gay, lesbiche, bisessuali e trans il prete genovese è stato anche spesso oggetto di minacce da parte di estremisti di destra e nel 2011 ha ricevuto da parte di Gay.it il premio “Personaggio gay dell’anno” .
Nelle settimane prima dell’elezione di Papa Bergoglio aveva auspicato l’arrivo di un Papa gay . “Un papa omosessuale sarebbe una cosa magnifica. Pensare che uno si affacci a piazza San Pietro e lo dica sarebbe grande. C’è la parità dei figli di Dio, è l’essenza del Vangelo, siamo tutti figli e figlie di Dio – ha detto -. Il prete omosessuale deve poter essere libero di esprimere la sua identità e la sua sessualità, altrimenti si reprime e arriva alla pedofilia”. Nella stessa circostanza raccontò di essere stato lui stesso oggetto di attenzioni da parte di un monsignore quando era giovane. “Ho avuto dei tentativi di violenze omosessuali, diciamo delle insidie, che ho respinto, sono sempre stato un ribelle. Ero un giovane prete – raccontò -, e fu un vescovo a farmi delle avances. L’ho mandato a fare in culo. Poi gli dissi: “Eccellenza, se vuole andiamo a puttane tutti e due”. È morto da tanti anni”. Irriverente e sarcastico come sempre, durante la presentazione di uno dei suoi ultimi libri, “Il Vangelo degli ultimi”, a Milano ha rilasciato una delle dichiarazioni dissacranti a cui ci ha abituati a proposito di religione e omosessualità : “Secondo me, almeno cinque tra gli apostoli erano gay, sicuro! E’ normale: cosa dovevano fare?”
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.