Tutti Fuori! Verrebbe da usare questo slogan del primo movimento di liberazione omosessuale degli anni ‘70, il F.U.O.R.I. appunto, per descrivere la catena di coming out in sequenza che riempiono le cronache di questi giorni, l’ultimo dei quali è un rappresentante comasco degli studenti dell’Insubria, tale Federico Gilardoni, che si è dichiarato apertamente dopo una lettera di minacce omoviolente.
Venerdì scorso, in un articolo sul Venerdì di Repubblica, ha fatto coming out anche l’attore romano Lorenzo Balducci che nel pezzo appare placidamente sdraiato sulle rotaie di un treno come in segno di resa più che di liberazione: sì, anch’io sono gay, fate di me quello che volete. Il problema è che il bravo attore dal curriculum internazionale – ha lavorato con Téchiné, Saura, Zanussi – ottimo nel ruolo del precisino e ossessivo Adelchi nella baldanzosa commedia superqueer "Good As You", in un’intervista di sei anni fa sul suo film "Ma l’amore… sì!", ci aveva dichiarato di essere “un single eterosessuale” e, riguardo agli attori che fanno coming out, che “è sbagliato essere etichettato come attore gay se si interpretano ruoli gay”.
Lo abbiamo contattato prima della conferenza stampa romana di "Good As You" ed ecco cosa ci ha detto.
Hai fatto coming out sulle pagine dell’ultimo Venerdì di Repubblica ma sei anni fa ci avevi dichiarato di essere un single etero… Che è successo nel frattempo?Ero un gay convinto già allora…
E perché hai mentito?Avevo un certo pudore per ciò che riguardava questa tematica, sarà stata l’età… Nel corso degli anni ho acquistato una certa serenità e una voglia di essere trasparente, di non doverlo nascondere.
Come ti senti ora?Ne vado fiero, fa parte di me.
Ma allora non lo hai fatto anche per la tua famiglia?No, i miei già lo sapevano. Ero più giovane, abbastanza timoroso, seguivo la massa e cercavo di non creare scalpore pur considerando le conseguenze. Ora posso dire la mia.
Che cos’hai in comune col personaggio di Adelchi, oltre ad essere gay?Poco, non cerco di controllare la vita degli altri ma essendo anch’io omosessuale non era difficile sentirmi vicino a lui. Quindi la costruzione del personaggio è partita anche dalla mia sessualità.
Parlami della scena di sesso con Enrico Silvestrin, quante volte l’avete girata?È stata una scena molto professionale, l’abbiamo girata due volte. Lui è etero, non c’è stata intimità e c’erano troppi accorgimenti tecnici. È una scena così intensa… Comunque ci siamo rilassati. In realtà ci pensi di più quando hai finito di girare.
Quindi non ti sei eccitato realmente? No.
E le lacrime? Erano finte.
Com’è stato lavorare col regista Mariano Lamberti? Anche lui è gay: ha coinvolto gli attori cercando di partire dalle persone, così abbiamo fatto un lungo lavoro sui personaggi.
Sei fidanzato?Sì.
Hai voglia di parlarne?Posso dirti che non fa parte del mondo del cinema ed è quasi coetaneo. Diciamo fascia 20-30 anni!
Adesso che hai fatto coming out, hai pensato di dedicarti all’associazionismo gay?Non mi dichiaro attivamente politico ma un cittadino presente nelle problematiche riguardo alle discriminazioni. Mi piacerebbe vivere questa realtà giorno per giorno: in questo momento preciso sento che il non nascondere la mia omosessualità può aiutare un ragazzo che vive con difficoltà la sua. Certo, poi il contributo dei politici è fondamentale.
Hai lavorato molto anche all’estero, lì vivevi più pacificamente la tua sessualità?Sì, ero più sereno. Di Carlos Saura, per esempio, ho un bel ricordo ma anche del Messico, dove ho girato un film che per ora non esce in Italia, "31 dias" (di Erika Grediaga, n.d.r.). Lì non c’era bisogno di nessuno sbandieramento.
Novità lavorative?Ho un ruolo nella fiction per la tv "Tutti i giorni della mia vita" (con Neri Marcorè e ambientata a Torino negli anni ’60, n.d.r.). Ma al cinema nessuna novità: faccio parte di quella schiera di attori che faticano a trovare lavoro.
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