Passata la febbre delle “one night gay”, che vedeva praticamente tutte le più importanti discoteche romane impegnate in una gara a chi faceva la festa più trendy, Roma sta vivendo il fenomeno dei locali che potremmo chiamare “transgender”, per essere raffinati, ma che si potrebbero definire semplicemente sessuali. Locali che si basano su un meccanismo semplice ma in grado di soddisfare tutti: eterosessuali che vanno in cerca di travestiti e/o transessuali e gay alla ricerca degli etero “curiosi”. Apripista di questo genere è stato, un paio di anni fa, l’Oxy Theatre, che proponeva una formula basata sullo strip maschile e femminile, in grado quindi di attrarre un pubblico assai diversificato, ma il vero boom si è avuto quest’anno con l’apertura di un locale che ha fatto veramente tendenza, il Gender, vicino piazza Re di Roma, seguito quasi in contemporanea dagli after hour del “Frutta e Verdura”, in zona Stazione Termini.
Non si tratta di serate semplicemente per pubblico misto, come quelle storiche dell’Alibi o del Muccassassina: in questi locali il ballare è veramente l’ultima finalità. Al Gender lo spazio raccolto ma ben sfruttato ha creato da subito l’atmosfera “giusta”: si possono incontrare i ragazzotti di periferia, l’uomo transgender che va con le donne ma che sotto i pantaloni indossa raffinata lingerie, la coppia che cerca lo scambio, il gay che fa da condimento. Alla fine, qualsiasi sia il motivo per qui si è venuti, ci si trova in mezzo ad una combinazione sessuale che vede scomparire confini e definizioni: etero che lo fanno tra di loro, gay con trans e tutta una serie di possibilità praticamente infinite. Visto da fuori, anche comiche. Il successo di questo locale ha fatto sì che Klaus Mondrian, l’art director, anzi, come si definisce lui, “hard direktor”, ne abbia aperto un altro, con il nome eloquente di “Degrado”.
Al di là del mero dato di costume, è una tendenza che abbatte i muri divisori tra i vari comportamenti sessuali, creando un bel mix in cui non solo gli etero, ma anche i gay rompono con i luoghi comuni e i settarismi, in nome di un divertimento trasgressivo che che, nella cupa Roma del Giubileo, è soltanto una goccia nell’oceano, ma molto saporita.
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