A girare per Roma di notte si possono incontrare persone di tutti i tipi, perfino in un locale gay. Certo, non è il posto più adatto per fare conoscenze ma addirittura lì può capitare di fare qualche curiosa conoscenza, tanto è varia e sorprendente la natura umana. Ed è stato così che li ho incontrati, tutti nella stessa notte.
Tutti ventenni o poco più, lontani dalle paranoie di noi trentenni, qualcuno già calato – non poco, ma lo vedremo in seguito – nel mondo del lavoro, qualcun altro ancora impegnato a terminare gli studi. Ragazzi come tanti, con la variabile finocchia che ormai non costituisce niente di stupefacente.
Solo che uno fa il porno attore, uno studia lingue orientali, il terzo fa il marchettaro.
Uno lo becco in un locale scopereccio, uno per strada mentre sta andando in un altro locale (non proprio scopereccio), il terzo in un classico luogo di battuage. Raccontata così non ci sarebbe nulla di strano: lo studente fa il bravo, gli altri no, come da copione.
Invece il porno attore, che mi confessa candidamente la sua professione (se non mi vergogno io a dire che faccio lo scrittore perché dovrebbe vergognarsi lui?), si inchioda su una sedia e aspetta tutta la sera il suo amico che lo riporti a casa. Non ha voglia di fare sesso e nemmeno di soddisfare la mia curiosità pettegola, raccontandomi i dettagli della professione.
Lo trascino a fatica in un angolo: due baci, mezza palpatina ma finisce tutto lì, con la promessa che “forse” ci rivedremo. Mi piace molto ma non insisto. Non amo essere invadente. Però muoio dalla voglia di sapere come sono i film porno gay in Italia, come ci si può lavorare, se gli attori ci si divertono o si annoiano e basta. Mi dice solo che sono tutti molto giovani. Niente di che fisicamente, ma giovani. Un po’ monotono direi.
Nonostante la sua reticenza però pensa a cosa voglia dire per un ragazzo di venti anni scegliere questa strada, lontana da discoteche e fidanzatini di passaggio, dai soldi di papà e dalle camicie stirate di mamma. Mi sono chiesto quanti avrebbero il coraggio di fare la stessa scelta, quanti sarebbero capaci almeno di risparmiarsi un moralismo ipocrita. In fondo i film porno li guardiamo tutti, credo anche lo studente.
Lo conosco da tempo, eppure non so praticamente nulla di lui..
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Lo conosco da tempo, eppure non so praticamente nulla di lui. Solo che prima o poi lascerà l’Italia per specializzarsi nelle lingue. E che dice di non essere mai stato in una sauna o in un locale hard. Non lo vedo mai da solo ma sempre con almeno un amico vicino. Non l’ho visto mai abbracciato a qualcuno o in posizioni ardite. È un (quasi) amico di un mio ex e in questi casi nemmeno ci provo. Lo incontro sempre per caso e anche questa volta è stato così.
Ricordo però una sera in cui mi avevano fatto vedere il video di una festa dove c’era anche lui. Erano tutti ubriachi e perfino lui, sempre contenuto, si era messo a baciarsi con un altro ragazzo, un suo amico stretto, praticamente due sorelle. Era molto eccitante vedere questo ragazzo non brutto né bello, quasi anonimo, fare qualcosa di così piccolo ma secondo me davvero trasgressivo. Tant’è che ancora ce l’ho stampato in testa.
E poi incontro il marchettaro. Lo conosco da tempo, da prima che per lui quello diventasse un mestiere. Era già bello e intelligente. Era già dolce e insieme deciso. L’ho incontrato e l’ho perso sempre. Avrei voluto intervistarlo per il mio nuovo libro ma qualcosa ci ha sempre allontanati.
Chiacchieriamo tutto quel che resta della notte. Di clienti generosi e schifosi, di politici e cardinali. Come le figurine di un album di calciatori ci divertiamo a confrontare le esperienze: “Ce l’ho, mi manca”. E scopro che conosce il mio libro meglio di me. Non sbaglia una citazione.
Una brutta vita, quella dell’escort, specialmente quando hai venti anni. Una vitaccia molto ben remunerata che però rischi di pagare cara. Gli dico che però lui sembra ancora tanto dolce e sereno. Mi risponde che aveva pensato proprio a questo quando aveva deciso di prostituirsi. Avrebbe accettato qualunque tipo di lavoro purché non si fosse inaridito dentro. Sembra esserci riuscito.
Ragazzi più o meno della stessa età con storie molto diverse. Ognuno proveniente da una situazione diversa da quella degli altri, con un’educazione diversa, gusti diversi, obiettivi diversi. Ragazzi che conoscono i propri limiti, ragazzi che rischiano, che conoscono bene la vita e che continuano ad amarla. Ognuno a modo suo. E se posso essere franco, ragazzi che mi piacciono. Tutti e tre.
Ma è al marchettaro che ripenso mentre vado a dormire, quando mi sveglio, adesso che scrivo.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista “dall’interno”, e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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