Dopo il tweet delle polemiche, Teodora Film fa marcia indietro e spiega in più di 140 caratteri il senso di un messaggio nato dopo la diffusione dei risultati al botteghino di 120 Battiti al Minuto.
“Per sgombrare il campo (ma non per rinfocolare la polemica) cominciamo con il dire ciò che questo messaggio NON è: non è una lettera di scuse”. Inizia così, il messaggio. Un messaggio in cui si elogia il film, definito orgogliosamente militante, uno sguardo dall’interno sul movimento di Act Up Paris. Un film in cui Teodora ha creduto moltissimo: “Abbiamo sposato quella militanza, acquistando il film 120 Battiti al Minuto e riversando sulla sua uscita un investimento emotivo forse senza precedenti nella nostra storia. I due fondatori di Teodora sono gay e c’entra proprio per questo. La distribuzione di un film, mai come stavolta, ci è sembrata un atto politico”.
È da questa prospettiva all’interno che nasce la necessità di guardare al passato con lucidità e anche riconoscenza e – se necessario – criticare il presente e chi lo abita: “Noi ci sentiamo parte della comunità LGBT e proprio per questo ci sentiamo in diritto di criticarci”.
No, non era, anzi non è solo un film.
L’Aids non è mai stato prerogativa del mondo omosessuale, ma complice il silenzio e il disinteresse di troppi, “il debito di sangue pagato dalla comunità LGBT è stato a lungo il più alto”.
Quanto al passaggio più discusso, il riferimento ad Adinolfi, Teodora specifica che era un riferimento al celebre e allora contestato “Te lo meriti Alberto Sordi” di Nanni Moretti. C’era una sfumatura ironica che non è stata colta causa dinamiche impersonali di Twitter. “Ma nessuno si è mai sognato di augurare attacchi omofobi o discriminazioni a chicchessia”. Era una formula provocatoria, da dibattito politico, nulla più.
Il tweet di ieri ha sollevato un vespaio, per questo sentiamo il bisogno di scrivervi. È un desiderio di chiarezza che…
Pubblicato da Teodora Film su Mercoledì 11 ottobre 2017
Teodora chiosa così: “Ci piace pensare che tutti, noi e voi, siamo ancora capaci di prendere posizione, di incazzarci, di intervenire e di avere anche e soprattutto il diritto a opinioni e atteggiamenti diversi, non condivisi. Di dimostrare che no, Adinolfi non ce lo meritiamo”.
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Se la sofferenza di qualcuno bastasse a fare un film degno di essere.visto allora dovremmo guardare milioni di film. È come la racconti che fa la differenza. Il film sociale impegnato di denuncia politica è una ca... ta pazzesca come la corazzata di fantozziana memoria