A dimostrazione che il cinema mediorientale queer rappresenta una nuova onda tra le più interessanti nel panorama mondiale della produzione glbt (si pensi al successo dei film di Eytan Fox o agli innovativi documentari di Bahman Motamedian e Parvez Sharma), ecco arrivare da Israele un piccolo e curioso film indipendente presentato al Venice Market, Antarctica di Yair Hochner.
Una ronde sentimental-sessuale che coinvolge vari amici-complici-amanti: il famelico predatore Boaz (Ofer Regirer), irreprensibile uomo d’affari di giorno e scatenato conquistatore di maschi al calar del sole; il timido libraio Omer (Tomer Ilan) che sta per festeggiare il suo trentesimo genetliaco; sua mamma Shoshana (interpretato dall’attore Noam Huberman en travesti), desiderosa di far partecipare Omer a una cena di compleanno; la sorella lesbica Shirley (Lucy Dubinchik), turbata da una controversa relazione con la titolare del bar dove lavora; l’affascinante giornalista Ronen (Guy Zo-Aretz) impegnato a intervistare la celebre scrittrice Matilde Rose, ferma sostenitrice di un’imminente invasione aliena; il ballerino Denny (Yiftach Mizrahi) che vive con Ronen ma durante un appuntamento al buio conosce Omer, il cui amico Miki (Yuval Raz) chatta proprio con Ronen e desidera incontrarlo.
Se la messa in scena lascia un po’ a desiderare, con un uso del mezzo video non particolarmente accurato e un’immagine non ben definita (perché alcune inquadrature sono inopinatamente tremolanti?), ‘Antarctica’ risulta interessante per la sceneggiatura non scontata e per le riflessioni sociologiche che si possono fare a posteriori: Tel Aviv sembra davvero una ‘bolla’ felice in cui gay e lesbiche possono esprimere liberamente la propria identità ma sembrano far parte di una comunità chiusa e autoreferente, in cui il mondo etero non riesce a filtrare o comunque viene estromesso una volta fuori dall’ambiente lavorativo.
Il claim del film recita che si tratta ‘della prima commedia gay realizzata in Israele’ e forse l’intenzione di estromettere qualsiasi spunto drammatico relativo alla situazione politica è anche uno dei suoi limiti, ma alcune scelte si sono rivelate felici: l’attacco in split-screen, con gli incontri sessuali di Boaz che si moltiplicano sullo schermo fino a riempirlo; le scene di danza di Denny, capace di infondere nei movimenti sinuosi una certa sensualità; il finale surreale, con la gente a testa in su in attesa degli alieni mentre un fascio di luce bianca inonda i vari personaggi infondendo loro un’inattesa speranza per il futuro.
Il passabile ‘Antarctica’, il cui titolo simboleggia il gelo della difficoltà di comunicare i propri sentimenti ma anche un progetto di viaggio organizzato da Shirley, è la classica commedia romantica indipendente senza troppe pretese ma ideale per un festival a tematica gay: lo vedremo prossimamente anche sui nostri schermi, magari al Togay e/o al Migay?
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