Pechino è a Parigi. Al "Festival dei film gay e lesbici 2002" che si tiene dal 3 all’8 dicembre, si potranno vedere tre film censurati l’anno scorso dal regime comunista cinese. "Fish & Elephant" di Jin Nian Xia Tian primo film lesbico realizzato in Cina, "The Box" di Echo Y.Windy storia d’amore fra una cantante e una pittrice e "Shangai Panic" di Andrew Cheng ritratto toccante della gioventù gay di Shanghai alle prese con l’Aids.
Passo indietro: nel dicembre del 2001 a Pechino si apre, all’Università Beida, il primissimo Festival cinese di cinema gay. Deve durare dieci giorni. Dall’inizio i 300 posti delle sale di proiezione dell’Università sono stracolme di gay, giornalisti e curiosi. Dopo tre giorni, però, nelle sale arrivano anche le autorità cinesi. Spiegano, con le buone e con le cattive, che un festival di questo tipo in Cina non s’è mai visto e non si deve vedere mai. Don Rodrigo al confronto… un agnellino. Inutile fingere stupore. Nessun film gay o lesbico è stato fino ad oggi autorizzato alla proiezione dagli uffici della censura cinese.
Censura ovunque. Le autorità cinesi non sono le sole a distringuersi in eccesso di zelo quando si tratta di applicare la censura. Anche nella Francia del tanto decantato nuovo millennio, la più commerciale delle televisioni private M6 (una specie di Italia 1), quella stessa rete che ha fatto vincere il "Grande Fratello" a un gay dichiarato, ha deciso di non trasmettere un telefilm che poco prima aveva richiesto e finanziato. Il film censurato in questione sarà presentato per la prima volta al pubblico durante il Festival Gay. Si tratta di "Tout contre Leo" del bravo scrittore e neo-regista Christophe Honoré (presente a Cannes nella sezione "Un certain regard" con il suo primo film "17 fois Cécile Cassard"). Per ottenere questo telefilm i programmatori del Festival gay e lesbico, David Dibilio e Florence Fradelizi hanno fatto di tutto. Il produttore ha detto no, ma Honoré ha detto sì. Tutti erano pronti a presentarlo anche senza autorizzazione. Alla fine anche il produttore si è convinto ed ha chiesto di avere un diritto di replica durante la presentazione del film. "Abbiamo concesso quanto ci chiede" spiega David Dibilio "Verrà a spiegare che in questo film c’è una scena hard fra due uomini e che questo non può passare in tv. Strano però che su M6 passino invece tranquillamente tutte le settimane delle scene hard etero".
Per una battaglia vinta ce ne sono molte di perse: non parteciperanno al festival film attesissimi come "The Laramie project" sul martirio di Matthew Sheppard e nemmeno "Gerry" di Gus Van Sant. "I produttori o i distributori hanno a volte dei blocchi, delle paure a presentare il loro film in un Festival Gay" afferma David "temono che il loro film sia catalogato come gay dal pubblico. Visto che si tratta di cinema a tematica omosessuale mi sembrerebbe strano il contrario… Ma le leggi del mercato sono impenetrabili"…
Ancora da segnalare. Due film italiani di cui uno in apertura di festival. Si tratta de "L’imbalsamatore" di Matteo Garrone, toccante e controversa storia d’amore fra due uomini di età ed estrazione sociale diversa nel sud dell’Italia. L’altro film nostrano è "Benzina" di Monica Stambrini, tenera e drammatica storia d’amore fra due ragazze alle prese con il cadavere della madre di una di loro.
Una serata "Trash" che si propone di esplorare i margini del sovversivo, una serata "Porno" e infine "So Long Mister Monore" divertente film di Eric Dahan in cui appaiono anche il famoso ex-ministro socialista della cultura Jack Lang, la milionaria libanese Mouna Ayoub, una controfigura del couturier Karl Lagerfeld nei panni di un grande marchese e infine Butterfly un giovane gigolò dal fisico somigliante a Joe Dalessandro.
di Giacomo Leso
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