Il mondo babycamp di Asia Argento, “Incompresa” dai finti adulti
“È al bambino nascosto dentro ad ogni adulto quello a cui mi rivolgo” spiega Asia Argento nelle note stampa del suo terzo lavoro da regista, l’interessante “Incompresa”, uscito ieri per Good Films in 120 copie. Si tratta infatti del racconto di formazione babycamp, inevitabilmente autobiografico, osservato dagli occhi dell’inquieta Aria Bernadotte (vero secondo nome di Asia + pseudonimo del padre Dario come regista di alcuni episodi di ‘La porta nel buio’). Aria ha nove anni e una famiglia disfunzionale con genitori separati, papà teledivo scaramantico e mamma musicista dragauomini. Desidera solamente fuggire insieme al suo gatto nero. Kitsch, colorato, punkeggiante e senza freni come la sua autrice, ha una sua anima simpaticamente selvaggia e un bel cast (soprattutto la giovane rivelazione Giulia Salerno, assai espressiva, e un’inedita Charlotte Gainsbourg madre-strega ribelle). Già cult la scena in cui quest’ultima prende a calci in pancia Gabriel Garko – in pratica la parodia di se stesso – e gli dà del cane. Peccato solo l’aver evitato ogni accenno queer, fatto piuttosto insolito nell’universo creativo gender-butch dell’Argento, tanto più che cofirma la sceneggiatura la friendlissima Barbara Alberti.
“We are the best!”, ecco le ragazzine svedesi punk-butch
Un altro ‘coming of age movie’, questa volta dall’autore svedese dell’ormai classico queer ‘Fucking Åmål’, ossia Lukas Moodysson. Stoccolma, 1982. Tre ragazzine fra i 12-13 anni decidono di mettere su un trio punk creando sconcerto soprattutto nei genitori per le pettinature a scalpo e l’irruenza butch della loro musica. La conoscenza di un ragazzo metterà però in discussione l’equilibrio amical/sentimentale. Ci fidiamo della capacità di Moodysson nel ritrarre le inquietudini dell’adolescenza evitando ogni luogo comune e scavando nell’autenticità dei sottotesti emotivi dei suoi personaggi spesso alla ricerca di se stessi nella definizione della propria identità sessuale.
Come diceva Rilke: “È meraviglioso avere un’amica, meraviglioso suonare uno strumento senza saperlo fare, meraviglioso dare fuoco a una vecchia statua, meraviglioso avere i genitori più insopportabili del mondo, meraviglioso vomitare sui dischi di qualcuno, meraviglioso essere fischiate e prese in giro, meraviglioso essere le migliori”.
Tratto da una graphic novel della moglie del regista, Coco, di cui rispetta la struttura a episodi.
Three days to kill, riecco Kevin Costner: il fascino dei sexy-anta?
L’avevamo un po’ dimenticato, eppure il 59enne Kevin Costner, divo maximo negli anni ’90 (“Balla coi lupi”, “Guardia del corpo”), conserva ancora il suo fascino mascalzoncello nonostante l’aspetto un po’ frollato e l’appannamento mediatico della sua stella. In “Three days to kill” di McG (ossia Joseph McGinty Nichol) il nostro interpreta Ethan Renner, un agente della CIA malato terminale a cui viene offerta da una misteriosa agente segreta, Vivi (Amber Heard), la possibilità di accedere a cure esclusive a patto che accetti un’ultima, complessa missione impossibile per eliminare il terrorista più pericoloso d’Europa e ricongiungersi a Parigi con moglie e figlia, trascurate da troppo tempo. Action melò prodotto da Luc Besson, si preannuncia un classico prodotto di genere per intenditori con inseguimenti, sparatorie, esplosioni e tutto il bric-à-brac annesso. Ma potrebbe anche permettere di riscoprire un Kevin Costner ormai alla soglia dei sessanta. O sono i sexy-anta?
“Tutta colpa del vulcano” impronunciabile
Non fatemi scrivere Ekdfsalòfallocul (ok, copio e incollo: Eyjfjallajökull). È il celebre ma impronunciabile vulcano islandese la cui eruzione nel marzo del 2010 paralizzò i cieli d’Europa causando stallo e panico negli aeroporti. Questo è lo spunto della road comedy francese “Tutta colpa del vulcano” di Alexandre Coffre in cui una coppia di ex coniugi che si detestano è costretta a intraprendere un viaggio insieme con ogni mezzo – tranne l’aereo, appunto – per raggiungere un piccolo villaggio della Grecia dove la figlia sta per convolare ad agognate nozze. Il protagonista maschile è Dany Boon, star francese di “Giù al Nord”, mentre lei è una brava e graziosa caratterista, Valérie Bonneton (“Piccole bugie tra amici”), finalmente promossa al ruolo di comprimaria.
“Non è né una storia d’amore, né una commedia romantica – spiega il regista -. Anzi, oserei quasi dire che si tratta di una commedia antiromantica… venata di avventura”. Sceneggia Laurent Zeitoun (“Il truffacuori”).
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.