“L’estate sta finendo”, un tranquillo weekend di sole e paura
Vi ricordate la riuscita commedia balneare queer “Un altro pianeta”? Per la sua opera seconda “L’estate sta finendo”, il regista romano Stefano Tummolini utilizza la stessa ambientazione vacanziera ma con svolta noir. Un gruppo di giovanotti della Roma agiata si ritrova al Circeo per un weekend di mare e sole finché un incidente che coinvolge uno di loro trasformerà la vacanza in un incubo.
Tra di loro c’è anche un ballerino omosessuale, Manuel (Stefano Fardelli), che vorrebbe far breccia a ogni costo nel mondo televisivo. A proposito di questo personaggio Tummolini ha dichiarato a Cinecittà News: “Manuel ha un ego sfacciatamente esagerato e incontrollato, anche perché è un piccolo personaggio pubblico, un ex vincitore di talent show. Ma è così descritto non perché sia gay, del resto non volevo neppure essere politically correct. Quello che è in discussione di lui, come di tutti gli altri, è il suo senso etico. Con Giulia forma una coppia molto perversa, perché lei, essendo la ragazza che ha tutto, vorrebbe anche quello che non può avere: l’amico gay appunto”.
Padre peccatore e madre possessiva
Melò raggelato liberamente ispirato a un racconto omonimo di Grazia Deledda, “La madre” di Angelo Maresca racconta di un giovane sacerdote tentato da una bella parrocchiana mentre la genitrice possessiva di lui tenta di tenerlo lontano dai sussulti erotico-amorosi. Il principale motivo d’interesse è la nostra adorata Carmen Maura nel ruolo torturato di mamma Maddalena mentre il prete peccatore è incarnato da Stefano Dionisi, ultimamente visto più in tv che al cinema. L’amante fascinosa è interpretata dall’attrice e modella savonese Laura Baldi. Maresca sposta la vicenda dal 1920 ai giorni nostri utilizzando come scenografie alcuni interni geometrici dell’Eur come il Palazzo della Civiltà e del Lavoro, il cosiddetto ‘Colosseo quadrato’ alla ricerca di atmosfere algide adatte allo spirito del film. Dionisi ha anche parlato di una scena di nudo che però l’ha imbarazzato meno “del confronto con un’attrice grande come Carmen Maura”. Abbiate fede.
Non è l’età ma Douglas e Keaton
Ormai la gerontocommedia è un genere a sé stante indubbiamente prolifico e anche questa settimana abbiamo un film confezionato su misura per quel pubblico over-over che è rimasto ormai l’unico fedele frequentatore delle sale: “Mai così vicini” di Rob Reiner. Il veterano Michael Douglas, dopo i glitter e la sontuosità kitsch di Liberace in “Dietro i candelabri”, si trasforma in un acidissimo agente immobiliare vedovo, scontroso oltre ogni limite, Oren, la cui vicina anch’essa vedova, ex attrice off Broadway ora cantante frustrata di piano bar, Leah (Diane Keaton), cerca di ammorbidirgli un po’ l’anima aiutandolo nella gestione della nipotina Sarah di nove anni lasciata al nonno dal figlio tossicodipendente. Seguono inevitabili risvolti sentimentali.
La coppia di protagonisti non ha mai lavorato insieme (“Rappresentava l’emozione dell’ignoto” ha dichiarato Douglas) ma la loro statura d’attori garantisce la certezza di assistere a duetti verbali da veri mattatori. Anche la firma del regista di “Harry ti presento Sally” non è da sottovalutare anche se, certamente, non possiamo aspettarci grandi sorprese (“Fondamentale faccio sempre lo stesso tipo di film” ha dichiarato Reiner nelle note stampa). Curiosità: il vero Frankie Valli, membro dei “Jersey Boys” portati al cinema da Clint Eastwood, interpreta il ruolo del proprietario del club “Da Victor” presso il quale Oren fa fare un provino a Leah.
La Ricostruzione tutta interiore dell’argentino Taratuto
Chi ama il cinema d’autore esotico può scegliere il dramma argentino “La Ricostruzione” di John Taratuto in cui Eduardo (Diego Peretti), un operaio burbero che vive in Patagonia, cerca di evitare ogni contatto umano dopo la traumatica perdita della moglie. Ma quando si troverà a occuparsi della famiglia e del negozio del suo ex miglior amico costretto in ospedale per un problema di cuore, Eduardo riscoprirà la gioia di vivere. Naso aquilino e lineamenti duri, quella di Diego Peretti – psichiatra convertito alla settima arte – è la classica ‘faccia da cinema’ ideale per sorreggere un intero film. Quella argentina è una vera e proprio nueva onda cinematografica che ha regalato opere meritorie anche queer (“Plata Quemada”, “Leonera”, “La León”) anche se “La Ricostruzione” è il primo film di Taratuto che arriva nelle nostre sale (è stato presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 70).
Paranormal Stories, pentacolo horror di giovani registi italiani
Non poteva mancare l’ennesimo horror d’ordinanza, immancabile tra le cineproposte estive. Questo “Paranormal Stories” è in realtà un collage di cinque cortometraggi ‘de paura’ di altrettanti registi italiani in erba (sono tutti nati fra l’81 e l’83). I figli di un celebre scrittore trovano in un casolare sperduto in un bosco un taccuino in cui viene descritto un delitto commesso dal padre (“17 Novembre” di Tommaso Agnese); un ragazzo riceve messaggi via Internet da un amico che si è appena suicidato (“Offline” di Andrea Gagliardi); una spiritista ciarlatana si trova a fare i conti con le anime dei trapassati che fingeva di evocare (“La medium” di Roberto Palma); un bimbo muto e cardiopatico viene additato come figlio del diavolo dai coetanei di un paesino (“Fiaba di un mostro” di Stefano Prolli); tre ragazze affrontano in un motel lo spirito di un uomo che hanno appena investito per strada (“Urla in collina” di Marco Farina e Omar Protani). Incorniciano il tutto un prologo e un epilogo del produttore Gabriele Albanesi, ideatore del progetto realizzato col sostegno dell’Università di Tor Vergata. Piccoli Argento crescono?
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