Ondina Quadri è Arianna, la diciannovenne intersex del dramma di Lavagna premiato a Venezia
“Una potente e impressionante interpretazione che comunica giovanile fragilità bilanciata da uno spirito forte e indipendente“. È questa la motivazione con cui Ondina Quadri ha vinto il Premio Fedeora come miglior attrice esordiente alle Giornate degli Autori di Venezia. È lei la diciannovenne Arianna nell’omonimo dramma intersex di Carlo Lavagna, alla scoperta della propria natura di ermafrodito durante una vacanza estiva in un casale sul lago di Bolsena. La frequentazione della giovane e femminile cugina celeste (Blu Yoshimi) acuirà i suoi struggimenti interiori. “L’ermafrodito è l’incarnazione meravigliosa e ambigua della sovrabbondanza di senso che il mondo e noi stessi siamo – spiega il regista -. È la vittima predestinata di ogni rigore: è l’immagine non polarizzata, né A né B, l’immagine dialettica incarnata. Il film prova a mettere in scena un’oscenità (ossimoro possibile solo nel mondo contemporaneo) e la lotta ingaggiata tra l’ermafrodito e il potere“.
Magic Mike XXL, riecco gli strippers bistecconi: c’è anche uno show con drag queen
Secondo episodio, meno autoriale e più ‘videoclip style’, della fortunata saga sugli spogliarellisti ultramuscolo, questa volta non più diretta dal grande Soderbergh ma dal suo assistente Gregory Nacobs (e si vede). Due gustose new entries al cioccolato – Malik (Stephen Boss) e Andre (Donald Glover) – e altrettante assenze (Matthew McConaughey e Alex Pettyfer) per le lunghe preparazioni dei bistecconi oliati in vista di una reunion di strippers a Myrtle Beach, in Carolina del Sud. La prima parte è piuttosto queer, con tanto di show presentato da una burrosa drag queen, e il granitico Joe Manganiello alias Big Dick Richie mostra un considerevole nudo posteriore integrale. Il sublime Matt Bomer, l’unico gay dichiarato del cast, è l’unico a cantare – piuttosto bene – e vanta un fisico impeccabile che dimostra un completo recupero dal dimagrimento estremo per il ruolo del malato di Aids nel commovente The Normal Heart. Cameo di Andie MacDowell, milf avvinazzata e frustrata sessualmente per aver avuto un solo uomo, forse gay. Si può vedere.
James Franco scrittore in crisi e assassino per caso: è il Ritorno alla vita 3D di Wim Wenders
Il prolifico James Franco per il ritorno al cinema di narrazione del maestro tedesco Wim Wenders, fresco Orso d’Oro alla carriera. Ritorno alla vita, girato in Cinemascope 3D, racconta dodici anni nella vita di Tomas, scrittore in crisi creativa che uccide involontariamente un bimbo investendolo con la propria auto. Travolto dal senso di colpa, cerca di avvicinarsi alla madre della vittima e, inaspettatamente, ritrova l’ispirazione.
“Quando ho incontrato James Franco ho capito che era l’attore giusto per il ruolo fin dalla prima stretta di mano – racconta Wenders -. Non solo per le sue qualità di attore ma anche perché lui stesso è uno scrittore, una persona creativa, e capisce il conflitto che è alla base del film“.
Grande cast con Gyllenhaal e Brolin per l’epico e ‘vertiginoso’ Everest di Balthasar Kormakur
Dal regista islandese del lesbico 101 Reykjavik, l’ambizioso ed epico Everest che ha aperto – senza eccessivi entusiasmi – l’ultimo Festival di Venezia. Cast delle grandi occasioni per la ricostruzione di due spedizioni distinte che nel 1996 tentarono di sfidare la più alta e inaccessibile vetta del mondo: Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, Robin Wright, Keira Knightley ed Emily Watson. Tra le molte location utilizzate, anche le vere Dolomiti e gli studi di Cinecittà.
La cima del monte Everest si trova a più di cinque miglia sul livello del mare e corrisponde alla quota di crociera di un Jumbo 747.
Sicario, solido action muscolare con una Emily Blunt mai così butch
Kate (Emily Blunt, butch e determinata) è un’agente dell’FBI idealista che viene arruolata dal funzionario di una task force governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) al fine di portare a termine una missione speciale in una zona di confine tra Stati Uniti e Messico. Si imbarcherà in una pericolosa impresa che mette a rischio la sua carriera ma soprattutto la sua vita, sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile consulente locale (Benicio Del Toro). Solido action muscolare che ha avuto l’onore di un posto nella competizione cannense, Sicario del canadese Denis Villeneuve ha uno dei più impattanti e travolgenti incipit degli ultimi tempi, da far invidia a Il Silenzio degli Innocenti, per poi incanalarsi in uno svolgimento più di routine e prevedibile. Resta un buon esempio di cinema di genere, teso e adrenalinico, anche se l’impassibilità costante della Blunt rischia di essere scambiata più semplicemente per inespressività.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.