Atom Egoyan è un interessante regista quarantacinquenne di origini armene naturalizzato in Canada, autore di un cinema cerebrale e sofisticato costruito come un complesso puzzle con temi dominanti quali il senso di colpa (‘Il dolce domani’, il suo migliore, sulla morte di venti scolari sprofondati a bordo di un bus in un lago ghiacciato), il voyeurismo (‘Il perito’, ‘Exotica’), i rapporti genitori-figli (‘Il viaggio di Felicia’, ancora ‘Il dolce domani’). Il suo ultimo lavoro, presentato in concorso a Cannes 2005, ‘False verità’ – ma il titolo originale è più bello e ambiguo, ‘Where The Truth Lies’ – è il meno riuscito nella sua filmografia ma ha diversi spunti degni di attenzione. La vicenda, tratta dall’omonimo romanzo di Rupert Holmes, corre su due binari paralleli, costruiti a scatole cinesi e rivelati attraverso una serie di articolati flashback:
negli anni ’50 una coppia di celebri cabarettisti, Lanny Morris e Vince Collins (Kevin Bacon e Colin Firth), ammirati presentatori di lunghe maratone televisive a scopo benefico, si separano e spariscono dalla circolazione dopo il ritrovamento del corpo senza vita di una cameriera nella vasca da bagno della loro suite in un hotel di Atlantic City. Entrambi hanno un alibi di ferro (erano in diretta tv) e non possono essere incolpati ma il fattaccio segna per sempre la loro carriera. Vent’anni dopo, l’aspirante giornalista Karen O’Connor (Alison Lohman, superlolita come non mai) indaga sull’omicidio spinta da un segreto che la lega ai due showmen dai quali è attratta anche sessualmente.
Ma più si avvicina alla verità su ciò che è successo in quella camera d’albergo più viene coinvolta personalmente nel caso criminoso.
Di ‘False verità’, noir psicologico patinato e algidamente lezioso, si salvano le curate ambientazioni
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Di ‘False verità’, noir psicologico patinato e algidamente lezioso, si salvano le curate ambientazioni retrò (il mobilio ‘seventies’ della villa modernista, le stucchevolezze caramellose degli studi tv, le suites lussuose) e due scene hot particolarmente intriganti, una lesbo e l’altra gay: in quella saffica, la più sexy della stagione, la protagonista viene sedotta nientemeno che da Alice nel paese delle meraviglie dopo una lenta discesa nell’incoscienza onirica grazie ad abbondanti dosi di barbiturici; in quella gay Vince tenta di penetrare Lanny durante un torrido triangolo con la cameriera disponibile ma gli viene gridato addosso: «Noi siamo una coppia, lavoriamo insieme, facciamo tante cose insieme ma… non possiamo essere checche!».
Tra i protagonisti funziona molto di più Kevin Bacon, sottilmente perverso e diabolico, più volte nudo integralmente di schiena (e ultimamente i ruoli li sa azzeccare in pieno, da ‘Mystic River’ a ‘The Woodsman’) mentre il Vince di Colin Firth è troppo opaco e poco caratterizzato.
Nonostante una regia che sa il fatto suo, ‘False verità’ è un film stranamente anodino e non appassionante, complice sicuramente l’intorcinamento strutturale troppo elaborato per rendere fluida la narrazione. Resta seducente e misteriosa l’affascinante Alison Lohman, capace di tramutarsi con un colpo di ciglia da inesperta ninfetta in enigmatica dark lady alla Lana Turner.
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