“Un livello di maturità registica sorprendente, fa sorridere ma invita anche a riflettere su un soggetto sensibile. Sfugge alla regola dell’opera seconda deludente!”.
Così Alberto Barbera, il direttore della 74esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha presentato in conferenza stampa il dramma in concorso Una famiglia di Sebastiano Riso, valente regista dell’appassionato Più buio di mezzanotte, entusiasta:
“Una famiglia parla di diritto alla famiglia – ci spiega Riso dall’aeroporto di Catania (dove è nato), diretto a Roma – Sulla possibilità di riscatto attraverso i figli, nel senso più proletario del termine: cioè proprio la prole. C’è un forte elemento queer ma non posso rivelarlo per non togliere la sorpresa”.
“Sono veramente onorato di essere in concorso a Venezia – continua Riso -. È un festival con una storia così importante, che ha ospitato i registi e gli attori più grandi del cinema contemporaneo. E sono felice di poter condividere questa esperienza con i miei attori. Sul set la storia ci ha molto coinvolto tutti dal punto di vista emotivo. Micaela (Ramazzotti, n.d.r.) ha fatto un grandissimo lavoro sul suo personaggio e mi emoziona l’idea di essere parte, con lei, con tutti loro, di una competizione così prestigiosa”.
Una famiglia sarà distribuito nelle sale tradizionali dall’ottima e filogay BIM.
Sebastiano Riso sfiderà per il Leone d’Oro concorrenti prestigiosi quali Mother! Di Darren Aronofsky con Jennifer Lawrence, Javier Bardem e Michelle Pfeiffer; Suburbicon di George Clooney con Matt Damon e Julianne Moore; Mektoub, my love: canto uno della Palma d’Oro lesbica La vie d’Adèle, ossia Abdellatif Kechiche, nonché il regista gay di Weekend, Andrew Haigh, che presenterà Lean on Pete, sull’amore incondizionato di un ragazzo per un cavallo da corsa.
Nella sezione Orizzonti verrà presentata la commedia francese Marvin di Anne Fontaine, tratta dal bestseller gay En finir avec Eddy Bellegueule di Edouard Louis. Un progetto che doveva essere trasposto per immagini da André Téchiné che ha passato la mano alla regista del dimenticato dramma omosessuale Nettoyage à sec. È sceneggiato da Pierre Trividic, il coregista del lisergico e ursino film sperimentale gay Dancing.
In Marvin si racconta la vicenda di Martin Clément (Finnegan Oldfield) alias Marvin Bijou, fuggito da un piccolo paesino dei Vosgi e dal padre autoritario perché vistosamente effemminato e oggetto di scherno dei paesani. Ma grazie alla complicità della preside che gli fa scoprire il teatro e a un modello-musa, Abel Pinto, Marvin riesce a mettere su uno spettacolo di successo in cui racconta la sua storia. Nel cast spiccano Isabelle Huppert e Vincent Macaigne.
Per la prima volta a Venezia ci sarà anche un concorso dedicato alla Virtual Reality con 22 titoli selezionati da 106 progetti arrivati: “Non il futuro del cinema – ha spiegato Barbera – ma un’altra cosa: sperimentazione e ricerca sono frequentate da moltissimi registi curiosi di scoprire nuove possibilità dell’arte cinematografica”.
Tra i film in realtà aumentata spiccano il nuovo lavoro di Tsai Ming-Liang (autore del capolavoro gay Il fiume) dal titolo Home in the Blue Temple, nuovamente sul suo tema preferito, l’acqua, col suo amatissimo attore feticcio Lee Kang-Sheng.
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