Il 20 marzo 1994 la giornalista del Tg3 Italia Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin furono uccisi in un agguato a Mogadiscio, trucidati a freddo dopo essere stati bloccati da una jeep di sicari. L’interessante film ‘Ilaria Alpi – il più crudele dei giorni’ di Ferdinando Vicentini Orgnani ricostruisce i fatti e pone l’accento sulla mancata risoluzione del caso (perché sono spariti i documenti, le foto e cinque videocassette trovate da Ilaria? Chi ha portato avanti la sua denuncia?).
Ilaria aveva scoperto un complicato traffico di armi da guerra trasportate da navi cargo e scambiate con rifiuti tossici poi seppelliti sotto il manto dell’inutile superstrada Garoe-Bosaso costruita nel deserto. “Portare la notizia fino alla morte” sosteneva Ilaria. E nei suoi notes ripeteva ossessivamente: “Che fine han fatto i 1400 miliardi della cooperazione?”, soldi destinati a scopi umanitari in Africa e smarriti nel nulla. E sa di sapere, come Pasolini ne ‘Il romanzo delle stragi’ che lei stessa legge più volte e si porta sempre dietro.
In Somalia c’era già stata, e aveva fatto qualche tempo prima un eccezionale reportage sulla condizione delle donne sottoposte all’infibulazione, nonostante l’opposizione dei maschi del luogo che non volevano mostrare le loro mogli. Aveva documentato anche la situazione in Yugoslavia (“60 giornalisti morti in 2 anni e mezzo di conflitto”) col suo fedele operatore Miran a cui non sfuggiva nemmeno un’inquadratura. Un lavoro che era la sua passione, la sua vita. Che le aveva fatto sacrificare una storia d’amore e l’aveva allontanata dai genitori.
E sembra proprio Ilaria, Giovanna Mezzogiorno, una delle migliori attrici italiane, qui aderente in maniera quasi mimetica, febbricitante, allo sguardo, alla penna, alle parole della Alpi. Come funzionale è la ‘spalla’ del bravo Rade Sherbedzija (‘Eyes Wide Shut‘), più che un braccio destro, un amico, un fratello. E uno spazio rilevante viene dato anche ai genitori di Ilaria che hanno denunciato il caso nel libro ‘L’esecuzione’ e hanno apprezzato la trasposizione cinematografica: la mamma è interpretata benissimo da una dolente Erica Blanc, già madre ne ‘Le fate ignoranti‘ di Margherita Buy, il cui marito nel film di Ozpetek, Andrea Renzi, interpreta qui il fidanzato della Alpi.
Al regista non interessa dare spiegazioni, fornire possibili soluzioni: piuttosto dare un’accorata testimonianza, ripercorrere un episodio seppellito dall’omertà e dall’indifferenza con un curioso montaggio ellittico che mescola i due piani temporali, prima e dopo l’agguato, utilizzando un tono venato da sottile pudore colmo di rispetto (l’uccisione viene rappresentata all’inizio del film fuori campo e alla fine dal punto di vista dell’interno della jeep di Ilaria). Pur con i limiti empirici del film-inchiesta e qualche semplificazione sulla professione giornalistica (nessuno ha mai contatti con le redazioni) ‘Ilaria Alpi – il più crudele dei giorni’ ha il grande merito di evitare sia la retorica che la santificazione, restituendo al personaggio dell’inviata di guerra umanità e calore.
Ed è particolarmente toccante la scena in cui l’amica inglese (la magnifica Amanda Plummer di ‘Butterfly Kiss‘ e ‘Pulp Fiction‘, qui un po’ cadente) è costretta a fornire per prima la notizia della morte della sua amica sul luogo stesso del massacro. E in tempi di guerra, tra una Gruber e una Botteri le cui immagini di pessima definizione vengono trasmesse da deboli webcam al sicuro negli alberghi, l’impegno di due veri ‘caduti sul campo’, semplici e determinati, non può che far riflettere.
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