Fantasmi? Spiriti che arrivano chissà da dove? Presenze inquietanti? Il segreto dell’atteso ultimo film di Ozpetek sta principalmente nel protagonista, Pietro il pasticciere, interpretato da Elio Germano. Pietro è gay. E gli spiritelli che vede nella splendida casa del quartiere romano di Monteverde – e non Ostiense come d’abitudine – dove è andato a vivere sono gli attori della compagnia teatrale Apollonio (come nel pirandelliano "Sei personaggi in cerca d’autore") attiva durante la Seconda Guerra Mondiale.
"Quel testo mi ha influenzato moltissimo – ha spiegato Ozpetek durante la conferenza stampa -. L’idea è sicuramente coerente con Pirandello e il Teatro Valle di Roma, dove fu messo in scena per la prima volta ‘Sei personaggi in cerca d’autore’. È un po’ come chiudere un cerchio".
"I personaggi di ‘Magnifica Presenza’ – continua il regista – pensano di essere ancora vivi anche se molte evidenze dimostrano il contrario. In effetti vivono nella finzione e non accettano la realtà, hanno paura di uscire di casa per non dover affrontare questa evidenza. Doveva intitolarsi al plurale, ‘Magnifiche Presenze’, poi abbiamo deciso di indicare la presenza di Elio Germano come elemento estraneo al mondo ‘reale’ dei fantasmi. Elio è la mia magnifica ossessione".
"Uno dei motivi per cui mi ha subito colpito la sceneggiatura – spiega Germano – e che poi ho ritrovato anche nel film è che, in qualche modo, secondo me, è anche un film sulla rivendicazione, sull’orgoglio della debolezza, della fragilità e della sensibilità. E anche della diversità. Viviamo in un mondo in cui siamo portati a nascondere tutte le nostre sensazioni ed emozioni, per convenienze varie. Insomma, tutto l’aspetto più sensibile e fragile tendiamo a calpestarlo, metterlo sotto terra, a nasconderlo appunto perché è poco conveniente. E a interpretare dei ruoli, indossare delle maschere nella vita per funzionare di più. La fragilità e le incertezze sono una cosa che non va bene a questo tipo di società. Le passioni del personaggio, come la magia, le nasconde. Ha delle fragilità, non è smaliziato come la cugina che indossa tante maschere. Lui non è capace, è abituato a stare solo, si chiude nella sua solitudine e coltiva la propria fragilità. Mi piace molto il messaggio finale: la salvezza non è nell’imitazione di qualcuno che ci sa fare nella vita ma nel coltivare le passioni. La storia non cambia mai, anche i fantasmi sono vittima delle loro passioni mentre la persona che si è salvata è quella cinica, che pensava all’utile”.
Il trait d’union tra il personaggio di Germano e la ‘brigata stregata’ formata anche da Margherita Buy e Vittoria Puccini è infatti la cugina Maria (Paola Minaccioni), apprendista avvocato che forse ne sa qualcosa di più.
Ma Pietro riuscirà a convivere con la strana presenza? Troverà nel frattempo l’amore? Che c’entra tutto questo con la sua omosessualità? Lo scopriremo solo vedendo il film, da venerdì nelle sale.
Ieri sera Ferzan Ozpetek alla trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" ha detto di volersi ora dedicare a un progetto ispirato alla vita della madre ottantaseienne.
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