Intervista doppia: Luca e Claudia

Gay.it ha incontrato i due protagonisti del film 'Diverso da chi?', in tutte le sale proprio a partire da questa sera. Luca Argentero e Claudia Gerini si scagliano contro le ipocrisie del nostro Paese

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Indipendentemente da quali saranno gli incassi al  botteghino, il film è già un successo. ‘Diverso da chi’ ha infatti messo d’accordo proprio tutti: Arcigay e Cei

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C.G : Non volevamo compiacere nessuno, ma siamo felici che non abbia dato ‘fastidio’ alle associazioni gay e che non sia stato considerato diseducativo da quelle cattoliche. Merito del garbo con cui è stata raccontata la storia, tra l’altro molto divertente. Un film che ha suscitato grande interesse. Tutte le anteprime finora sono state affollatissime.

L.A : Questo successo non mi sorprende, anzi lo trovo abbastanza dovuto, visto il rispetto e l’estrema delicatezza con cui è stato trattato il tema dell’omosessualità, se vuoi anche in maniera divertente. Nessuno aveva la pretesa di mettere in discussione temi sociali così delicati.

Il film ha cercato di evitare, sono parole dello sceneggiatore Fabio Bonifaci, di non cadere nello stereotipo del gay convertito. Più in generale, quali sono gli stereotipi più ricorrenti del mondo gay, secondo voi?

C.G: I gay visti come persone frivole, dalla personalità estrema, e che pensano solo all’estetica ed alla moda.

L.A.: Un conto è utilizzare la sessualità dei personaggi per arricchire la messa in scena, un conto è esagerarli. Qualsiasi cosa, dai movimenti dei personaggi alla postura, è stata studiata in modo da non cadere appunto negli stereotipi più comuni che riguardano il mondo omosessuale. Gli stereotipi che sono stati utilizzati per Piero, il personaggio che interpreto, sono l’attenzione allo stile, il piacere delle piccole chicche, e la vanità soprattutto. In questo caso sono stereotipi comunque riconducibili a delle qualità, che non hanno alcuna valenza negativa.

Altro obiettivo del film è quello di ribaltare i criteri di normalità e diversità. Qual è la tua definizione di normalità?

C.G: La normalità è tutta relativa, è essere fedeli a se stessi, non essere guidati da nessun’altro. Il concetto di normalità è talmente ampio che è impossibile ridurlo ad unica definizione o riferirlo ad un solo campo.

Che tipo di coppia è quella di Piero e Remo, interpretata da lei e Nigro?

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L.A.: È una coppia molto onesta che riesce a strutturare la propria sessualità nella società, in politica, nell’arcigay, come nel mondo universitario. Una coppia che non ha paura di mostrarsi liberamente. Il  personaggio che interpreta Claudia è una donna bacchettona, una centrista, moderata intransigente, una falsa perbenista che, dopo anni di astinenza sessuale, si butta tra le braccia di un Argentero gay.

Quanto è stato difficile calarsi nei panni di questa donna così rigida?

C.G: Difficile appunto somigliarle nelle sue rigidità, nel suo essere conservatrice. Mentre l’ho sentita più vicina a me nelle sue debolezze e nelle sue fragilità. Una donna che come lei non può avere figli prova un grande dolore. In questo suo dramma, da donna, mi sono avvicinata al personaggio. Per fortuna sono madre, ma posso immaginare cosa voglia dire non riuscire a generare una nuova vita. E’ stato bello vederla cambiare nel corso del film, vedere come Adele da prigioniera della sua rigidità si sia poi liberata e lasciata andare.

Luca, lei ha dichiarato che la laicità dello stato è messa spesso a dura prova nel nostro paese…

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L.A.: Più che messa alla prova, la laicità non è sempre garantita. In teoria dovrebbe esserlo, lo dice un articolo della Costituzione. Per un anno ho vissuto in Spagna e lì le cose sono diverse. Non mi sembra che ci siano paesi europei dove si viva peggio di noi, nonostante non abbiano il nostro problema di accettazione o meno del mondo omosessuale e dei suoi diritti.

Claudia, lei ha partecipato alla puntata che "Porta a Porta" ha dedicato al mondo omosessuale. È stata fortemente e sorprendentemente dalla parte dell’universo gay in un contesto scandalosamente fazioso e schierato contro i gay, a partire dal conduttore Bruno Vespa per finire ad una tale Dott. Rossi che ha sostenuto che l’omosessualità, in quanto devianza, si può curare…

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C.G.: C’è chi mi ha chiesto di scendere in politica dopo quella partecipazione. Ma un’idea del genere è lontana da me. Comunque sono davvero rimasta atterrita da quell’ipocrisia così incallita e cieca, a dimostrazione che l’Italia non è un paese libero. Viviamo in una realtà prettamente maschilista. Non mi aspettavo che ci fosse ancora qualcuno che avesse delle idee da Medioevo. Sulle teorie del Dott. Rossi dico solo che va benissimo se c’è una terapia che aiuta le persone ad uscire da una condizione non voluta e che sta stretta. Ognuno è libero di ricorrere alla terapia per diventare ciò che ama e vuole essere, non nego questo. Ma non bisogna ricondurre questo discorso all’omosessualità. È davvero assurdo. Ma possibile che si faccia difficoltà a pensare al mondo gay come normalità, come una delle tante sfaccettature della normalità? L’omosessualità esiste da sempre. E’ nata con l’uomo!

L’esponente della Lega negava che all’interno del proprio partito potesse esistere l’omosessualità…

C.G.: A quelle affermazioni non si può far altro che ridergli in faccia. Mi sembra una dichiarazione fuori dalla realtà. In quel salotto mi sono sentita una mosca bianca. Mi è venuta voglia di andare a vivere in Spagna.

Luca lei ha suggerito ai politici di credere di più alle cose che dicono. Se fosse un politico a quali problemi del Paese darebbe la priorità?

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L.A.: A tutti i problemi che riguardano l’essere umano. Ora lo Stato è molto legato alla politica economica, alla macroeconomia. La prima preoccupazione dei politici è quella di far funzionare lo Stato inteso come azienda. Si mettono in secondo pieno problemi più legati alle persone. Esempi clamorosi degli ultimi tempi sono il fine vita piuttosto che i DiCo.

Anche i sondaggi dati nel corso della trasmissione su come gli italiani la pensano sui matrimoni gay è sembrata piuttosto falsata

C.G.:Ma era tutto finto.  Porta a Porta non è la trasmissione più adatta per parlare di certi argomenti, così come Vespa non è il personaggio più adatto e da cui ci si può aspettare il massimo della imparzialità su questi temi. Era presente anche Buttiglione, il quale ha parlato di omosessualità come qualcosa di immorale. Povia, tra tutti quanti, era il meno peggio.

Non teme di esporsi in maniera così netta nei confronti di un personaggio di grande potere come Vespa?

C.G.:Io non metto in dubbio la sua professionalità. Il suo lavoro

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Vespa lo fa egregiamente, ma nel contesto di quella puntata di sicuro non era la persona più adatta. Non ho nulla contro Vespa, io mi scaglio solo contro le ipocrisie che vengono dette. Non ho paura di dire come la penso, perché nessuno paga i miei conti. Non appartengo a nessuno schieramento politico, non lavoro grazie alla politica, ma solo per la stima che gli addetti ai lavori hanno nei miei confronti.

Il film è ambientato a Trieste. Viene presentata una realtà provinciale dove regnano incontrastati i falsi perbenismi ed il bigottismo. Trova davvero così arretrato il Nord sul tema omosessuale?

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L.A: Trieste è stata scelta come sfondo del film, ma durante le riprese non viene mai menzionata. Non posso dire se il Nord Italia sia arretrato su certi temi. Nel film si scherza anche, a proposito di Nichi Vendola, su un Sud molto più avanzato sul tema omosessuale. Noto comunque che le tue domande e le tue riflessioni, come quelle di buona parte del giornalismo omosessuale, sono giuste, mirate e ben strutturate, però vanno sempre relazionate ad una commedia. Voglio solo puntualizzare che il reale obiettivo di questo film è quello di far sorridere, ma certo anche di far riflettere la gente su ciò che ha visto.

Passo allora alle curiosità. È vero che ha fatto il barman in un locale gay di Torino?

L.A: Ho fatto il barista in un locale che durante la settimana organizzava diverse serate, tra cui di sabato quella gay. Era molto divertente, non solo perché a tematica gay, ma anche per la bella musica. Come dicevo prima il buon gusto è una prerogativa del mondo omosessuale.

Cosa si prova nel sapere di piacere molto a donne ed uomini?

L.A.:Per me è un gran complimento sapere di piacere anche agli uomini. La simpatia dell’universo maschile mi è doppiamente gradita.

Se si dovesse trovare nella situazione contraria a quella del film, e cioè da etero convinto ‘scivolare’ nelle braccia di un uomo?

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L.A: (ride di gusto, ndr)  Non lo so, non mi è mai successo. Credo sia un qualcosa legato alle emozioni. Nella mia vita mi è sempre capitato di lasciarmi abbastanza andare rispetto al perseguimento della felicità. Ma in questo caso potrei fare solo delle supposizioni vaghe.

Se un giorno avesse un figlio e le rivelasse la sua omosessualità, come reagirebbe?

L.A: Non mi spaventerebbe sinceramente, anche perché credo che man mano che passerà il tempo i discorsi che stiamo facendo sono destinati a sgonfiarsi.

di Michele Sabia

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