L’AMORE GAY DI ANGELA FINOCCHIARO

È già cult il ruolo lesbico di Angela Finocchiaro ne 'La bestia nel cuore' per cui è stata premiata al Migay. E a Gay.it ha anche raccontato di un grande amore del passato per un gay.

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Con il premio ‘Queen of Comedy 2006’ sei diventata ufficialmente un’icona lesbica…
Mi dà un particolare godimento e felicità, sono molto orgogliosa!
Com’è andata la premiazione?
È stato bellissimo, non ho mai visto un pubblico così caloroso, accogliente, era la prima volta che andavo al Festival… Anche gli organizzatori sono stati molto gentili e protettivi. Tengo molto a questo premio, ha qualcosa di particolare. Io in realtà avevo paura di intimidirmi, non sono una spider di estroversione, sono sul genere orso, ma sono davvero felice.
Come è stato elaborato il personaggio lesbico di Maria rispetto al libro?
Abbiamo lavorato moltissimo sul testo. Per un attore è preziosissimo: si può saccheggiare, scavare per distruggerlo e ricostruirlo dal punto di vista del personaggio. In ogni momento può trarre un sacco di informazioni che non ci sono di solito in una sceneggiatura dove mancano spesso gli stati d’animo, i gesti, ciò che un personaggio pensa di se stesso. Cristina ce l’aveva chiarissimo in testa, con questo doppio binario di ironico e drammatico. Io non la conoscevo personalmente ma non ho neanche fatto un provino. E’ stato un incontro bellissimo: è una donna straordinaria, vivace, molto intelligente e con un gran senso dell’umorismo.

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E’ stato difficile calarsi in questo ruolo così complesso?
Può essere stato doloroso perché era doloroso il personaggio, perché partiva da un abbandono, da una bassissima considerazione di se stessa, e in questi casi si lavora sui propri paralleli personali. È molto interessante, quando hai la fortuna di affrontare un personaggio così fai un lavoro che ti rimane dentro.
Tra le scene più riuscite di sono quelle con Giuseppe Battiston che equilibrano molto il tono drammatico. Come le avete costruite?
Quella sulla battuta sugli uomini è nata scherzando, provando con lui. Alla fine l’intelligenza è stata della regista, che ha scelto quelle da tenere. Io mi fido totalmente del regista, diventa in un certo senso il mio amante che decide per me.
Come ti sei trovata con Stefania Rocca? La scena dell’urlo in piazza l’avete girata più volte?
Benissimo. Per quella scena abbiamo fatto qualche ciak ma non ci sono stati molti ostacoli.
Qual è il tuo rapporto personale col mondo gay-lesbico?
Ho dei carissimi amici omosessuali e in particolare, nel cuore, un grande amore gay del passato a cui ero legatissima. Abbiamo vissuto molti periodi insieme, sono molto legata al mondo gay…

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Hai voglia di raccontarmi questa storia?
Erano gli anni ’70, stavamo iniziando a fare questo lavoro, eravamo tutti e due nel teatro, lui più come organizzatore. Aveva una passione travolgente verso il teatro, era un uomo che si dedicava generosamente alla causa. Stiamo stati tanto vicini, è stato un amore grande. Quando è mancato, non molti anni fa, per me era difficile entrare a Milano: quando una persona non c’è più le città diventano luoghi degli affetti. Giravo per Milano e tutti i luoghi mi ricordavano lui.
C’è stata qualche donna che si è innamorata di te?
Una volta, tantissimo tempo fa, ma era più un atteggiamento che un vero sentimento. Adesso ho però una forte amicizia femminile che ha anche una componente più intima, è un rapporto solido. È una donna importante, una collega dell’ambiente teatrale.
Adesso sei sposata?
No, ma vivo con un uomo e ho due figli di otto e dieci anni. Li ho fatti a quarant’anni, mi sono detta: «Se aspetto ancora, ciao!»
Sei una delle più brave caratteriste italiane, come mai adesso questo ruolo cinematografico ha meno smalto di un tempo? Negli anni ’70 i caratteristi avevano fior di agenti…
Adesso ci si concentra sui protagonisti, a volte si cerca di pensare che le altre parti non reggano l’impatto del film con il pubblico, allora magari ci si ostina con i personaggi principali forse anche per risparmiare. Succede persino nelle produzioni teatrali. C’è meno attenzione, si investe meno coraggio e forza sul resto del progetto. C’è anche poca conoscenza degli attori, si ha un po’ paura di quelli teatrali, ce ne sono alcuni che potrebbero servire benissimo al cinema. Vediamo sempre gli stessi attori che poi a un certo punto spariscono: non capisco se l’attore nel nostro Paese ha una sua dignità personale, secondo me no. Nasce da uno studio e da un’attenzione particolare ma sembra che sia un lavoro che possono fare tutti.
Come è nata la collaborazione con Nichetti che in un certo senso ti ha scoperto?
Siamo amici, Maurizio è stato il primo ad affidarmi parti di responsabilità, io ero andata alla sua scuola di mimo. Mi ha dato la forza, ha creduto in me, mi ha incitato a portarmi sulla strada del comico. Per ora non abbiamo progetti in comune anche se il desiderio c’è sempre.
Lavorare in tv è più facile?
E’ difficile trovare progetti veramente interessanti, a volte è bizzarro: con Enrico Bertolino abbiamo fatto tempo fa una sitcom per Mediaset che non è ancora andata in onda, ‘Supermercato’. Il rapporto con la televisione se non è chiaro può essere problematico.
Sei un’ottima attrice teatrale, ti abbiamo visto in spettacoli memorabili come ‘La stanza dei fiori di china’, ‘Benneide’, ‘La scomparsa della signorina W’… Quando tornerai sul palco?
In dicembre verrò al Piccolo con ‘Miss Universo’ scritto da Walter Fontana. Ad aprile abbiamo finito la tournée e adesso mi aspetta il set romano di Luchetti.
Di che cosa si tratta?
Si intitola ‘Mio fratello è figlio unico’, è tratto dal libro ‘Il fasciocomunista’ di Antonio Pennacchi e i protagonisti sono Riccardo Scamarcio ed Elio Germano. Ho il ruolo di una madre che alla fine del film diventa nonna. Ho recitato una parte di mamma anche in ‘Lezioni di Volo’ della Archibugi: parla di due ragazzi che fanno un viaggio in India, si perdono ma poi incontrano una dottoressa interpretata da Giovanna Mezzogiorno. Io sono il genitore che resta a Roma di uno dei due ragazzi.
Il cinema gay-lesbico lo conosci, da spettatrice?
Ultimamente sono una spettatrice mancante, vivo in campagna in provincia di Firenze, dalle parti del Mugello, in una casa colonica. È un posto isolato, ho ritmi relativamente pigri: l’ultimo film che ho visto e che ho adorato è ‘I segreti di Brokeback Mountain’. Mi è rimasto nella pelle per giorni, era come se avessi incontrato dei parenti. Sconvolgente, meraviglioso, non riuscivo a distanziarmene.
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