“Mea Maxima Culpa”, il doc shock che turberà il nuovo Papa

Esce il 20 marzo il documentario del premio Oscar Alex Gibney sullo scandalo pedofilia che coinvolse il reverendo Lawrence Murphy e su analoghi episodi in Italia e Irlanda. Anteprima a Roma lunedì 18

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Secondo un’inchiesta dell’Associazione Internazionale SNAP (Survivor Network of those Abused by Priests) per le vittime dei preti pedofili, ben l’8-9% dei sacerdoti oggetto d’indagine sono poi risultati colpevoli di abusi a danno di bambini. A conferma della gravità di una situazione che non potrà essere ignorata dal nuovo Papa, arriva nelle sale italiane mercoledì 20 marzo, grazie a Feltrinelli Real Cinema, il documentario shock Mea Maxima Culpa – Silenzio nella casa di Dio di Alex Gibney, vincitore sei anni fa di un Oscar per ‘Taxi to the dark side’ dedicato al tema della tortura in guerra.

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In Mex Maxima Culpa Gibney affronta i terribili casi di pedofilia che la Chiesa Cattolica ha cercato di occultare negli ultimi anni, partendo dalla testimonianza di quattro uomini sordomuti vittime del direttore della loro scuola di Milwaukee, padre Lawrence Murphy, accusato di abusi su più di duecento bimbi. Il reverendo Lawrence Murphy lavorò alla St. John’s School, un celebre istituto cattolico per bambini non udenti, per quasi un quarto di secolo, dal 1950 al 1974. Ben tre vescovi furono informati degli abusi sessuali di Murphy dopo che altrettanti psichiatri delinearono un quadro clinico da “pedofilo tipico” ma non lo denunciarono né presero alcun provvedimento disciplinare. Solo nel 1974 l’arcivescovo William Cousins lo rimosse dalla scuola dopo la denuncia poi archiviata di un ex studente ma Murphy fu semplicemente trasferito nella diocesi di Superior, dove continuò indisturbato a perpetrare i suoi crimini in scuole, parrocchie e persino un carcere minorile. Due anni prima della sua morte avvenuta nel 1998, un altro vescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, che peraltro era a conoscenza dei misfatti di Murphy già da almeno tre anni, inviò due lettere a Ratzinger per denunciare il sacerdote. Benedetto XVI era allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e una delle sue mansioni principali risultava proprio indagare i casi di abusi nella Chiesa. Ma Weakland non ebbe mai risposta. Ben otto mesi dopo, il Segretario della stessa Congregazione, Monsignor Tarcisio Bertone, ordina ai vescovi di Milwaukee d’istruire segretamente un processo canonico ma l’anno successivo intima il blocco del procedimento poiché in una lettera di Murphy indirizzata a Ratzinger si ravvisavano segni di pentimento e il prete, gravemente malato, chiedeva di essere ridotto allo stato laicale.

Gibney intreccia questo caso aberrante con analoghi episodi avvenuti in Italia e in Irlanda componendo una sconvolgente requisitoria contro l’omertà ormai evidente della Chiesa Cattolica. Intervistato da Anna Thompson riguardo a quanto questa vicenda possa aver contribuito alle dimissioni di Papa Ratzinger, il regista è molto chiaro: «Sì, ha influito. Ma non ho alcuna prova. Non c’era alcuna possibilità che la Chiesa potesse andare avanti riguardo a questo argomento con Benedetto XVI sul trono. Penso che queste dimissioni siano la cosa migliore di questo Papato. Ha confermato l’umanità del compito: non è una figura divina. È il vicario di Cristo. Solo un uomo con un lavoro». «Nel 2001 tutti i crimini sessuali sono arrivati sulla scrivania di Ratzinger – continua Gibney -. Conosce gli abusi sessuali del clero più di chiunque altro su questo pianeta. Aveva la possibilità di condannarli ma è un politico. Anche se li considera un male morale, voleva denunciarli solo quando pensava che fosse giusto».

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Sicuramente la questione pedofilia peserà sulla prima votazione di domani, quando i 115 cardinali elettori si riuniranno in Conclave nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa (dovevano essere 117 ma l’indonesiano Darmaatmadia è malato e lo scozzese O’Brien è stato travolto anche lui da uno scandalo di abusi sessuali). Occhio però: tra i favoriti c’è anche l’Arcivescovo di Milano Angelo Scola che l’associazione SNAP inserisce nella “sporca dozzina” che sarebbe «la peggiore scelta per i bambini» perché composta da porporati responsabili di aver coperto casi di pedofilia o non aver affrontato con il dovuto vigore gli abusi sessuali del clero sui minori (nella lista c’è anche il camerlengo Tarcisio Bertone).

Il teologo Vito Mancuso, a questo riguardo, è categorico: «Il prossimo Papa non potrà assolutamente fare a meno di confrontarsi con decisione sulla questione degli scandali legati alla pedofilia. Il banco di prova principale in base al quale tutto il mondo giudicherà da subito l’operato del Pontefice sarà esattamente il rigore, la trasparenza e l’inflessibilità con cui tratterà la pedofilia che ha colpito ovunque nel mondo cattolico una buona parte degli esponenti del clero. Da semplici preti, a Monsignori, a Vescovi e Cardinali. Si tratta di un problema devastante per quanto riguarda la coscienza credente».

Mea Maxima Culpa sarà presentato alla stampa lunedì mattina al cinema Barberini di Roma. Al termine della proiezione interverranno il regista Alex Gibney e i vaticanisti Marco Politi e Robert Mickens.

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