Uscirà il 19 dicembre con Lucky Red, “Ritratto della giovane in fiamme” di Céline Sciamma, già acclamata regista di “Tomboy” e sceneggiatrice di “La mia vita da zucchina”. La Sciamma è tornata dietro la macchina da presa per raccontare una storia d’amore potente e delicata, ambientata nella Francia di fine ‘700, offrendo al contempo una riflessione attualissima sulla condizione della donna nella società e nell’arte.
Premiato al Festival di Cannes, dove è stato insignito del riconoscimento per la migliore sceneggiatura e della Queer Palm, il film presenta uno straordinario cast tutto al femminile, composto da Noémie Merlant, Adèle Haenel e Valeria Golino.
Al centro della vicenda la talentuosa pittrice Marianne (Noémie Merlant), che nella Francia prerivoluzionaria viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise (Adèle Haenel), un dipinto destinato al futuro marito della giovane nobildonna. La ragazza, contraria alle nozze combinate, si rifiuta di posare: su indicazione della madre (Valeria Golino), Marianne comincia a dipingerla di nascosto, fingendosi la sua dama di compagnia. Tra le due donne nascerà così un amore tanto travolgente quanto inaspettato.
A seguire le parole di Céline Sciamma, sul perchè abbia voluto raccontare una simile storia.
Non è detto che qualcosa che risale a tanto tempo fa sia per questo meno rilevante oggi. Specialmente se si tratta di una storia poco conosciuta, come quella delle artiste donne, o perfino delle donne in generale. Quando mi sono immersa nello studio della documentazione per il film, sapevo pochissimo della realtà delle artiste di quell’epoca. Conoscevo solo quelle più famose di cui è provata l’esistenza: Elisabeth Vigée Le Brun, Artemisia Gentileschi o Angelica Kauffman. La difficoltà a raccogliere informazioni e materiali d’archivio non ha però impedito che la consistente presenza di donne nel mondo dell’arte della seconda metà del XVIII° secolo emergesse con forza. Le donne pittrici erano numerose e avevano un certo successo, soprattutto grazie alla moda dei ritratti. C’erano donne esperte d’arte, rivendicazioni per una maggior uguaglianza e per una maggiore visibilità, c’era di tutto. In questo contesto un centinaio circa di pittrici hanno avuto vite e carriere di successo. Molti dei loro lavori appaiono nelle collezioni dei più importanti musei. Ma sono rimaste escluse dalle cronache e dai resoconti storici. Quando ho scoperto le opere di queste pittrici dimenticate ho provato al tempo stesso una grande emozione e un grande dispiacere. Il dispiacere per l’anonimato totale nel quale sono stati relegati questi lavori, condannati a restare nascosti. Ho sofferto non solo per essermi resa conto di come la storia dell’arte ufficiale li abbia resi invisibili ma anche per le conseguenze: quelle immagini mi turbano e mi commuovono soprattutto perché non hanno fatto parte della mia vita.
Il mio desiderio principale era proprio quello di raccontare una storia d’amore. Con due aspirazioni apparentemente contraddittorie sottostanti alla sceneggiatura. Volevo mostrare passo dopo passo come sia innamorarsi, il puro piacere di innamorarsi e di vivere il presente. Per questo aspetto la regia è incentrata sulla confusione, l’esitazione e lo scambio romantico. Ma volevo allo stesso tempo scrivere del ricordo di una storia d’amore, di come resta dentro di noi con tutta la sua forza. Per questo aspetto la regia deve lavorare sulla rievocazione, e il film diventa il ricordo di quell’amore. Questo film è pensato come un’esperienza sia del piacere di una passione presente sia del piacere di una storia di emancipazione per i personaggi e per il pubblico. Questa duplice temporalità ci permette di vivere le emozioni e di riflettere su di esse. Inoltre volevo raccontare una love story basata sull’uguaglianza. Anche durante il casting, Christel Baras ed io ci siamo preoccupate di trovare un equilibrio e di raccontare una storia d’amore che non fosse fondata sulle gerarchie, sui rapporti di forza e di seduzione esistenti prima del momento dell’incontro. Dare la sensazione di un dialogo che nasce inatteso e che ci sorprende. L’intero film è guidato da questo principio nelle relazioni tra i personaggi. L’amicizia con Sophie, la domestica, che va oltre i rapporti di classe. Le discussioni aperte con la Contessa, personaggio che ha a sua volta desideri propri e proprie aspirazioni. Volevo che tra i personaggi vi fossero solidarietà e onestà.
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