Guida TV tra film e serie LGBT, 26 marzo 2020: vi consigliamo Torri, Checche e Tortellini

Il nostro consiglio del giorno ci riporta al Cassero di Bologna e alla sua nascita, grazie al documentario di Andrea Adriatico.

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Nuova giornata di quarantena e consiglio televisivo a tinte LGBT del giorno che ci rimanda allo streaming on line. Fino al 29 marzo, quindi avete ancora 3 giorni a disposizione per approfittarne, la casa di produzione Cinemare  ha reso disponibile su Vimeo Torri, checche e tortellini, documentario del 2015 di Andrea Adriatico, regista de Gli Anni Amari, film su Mario Mieli che uscirà al cinema una volta riaperte le sale. Poteve trovarlo in testa al post, in tutta la sua interezza.

Torri, checche e tortellini racconta un’avventura: il frammento più incredibile della storia del movimento omosessuale italiano. Un gruppo di gay che ottiene dal Comune di Bologna una sede per le proprie attività, e questa sede è un prestigioso monumento storico, per giunta di interesse religioso. Questo documentario è la storia di un momento importante del movimento LGBT, quando si passò dalla rivolta alla rivendicazione di spazi pubblici. È la storia di una città che improvvisamente decise di investire sui diritti. Anche a costo di perdere la nomea di città delle “tette” per acquistare quella di città delle “checche”.

Siamo infatti a Bologna, sede della più antica università del mondo occidentale, e città italiana orgogliosamente “rossa”. Il film prende avvio da Porta Saragozza, una delle porte della cinta muraria della città, edificata nel XIII secolo: non solo un monumento, ma un luogo simbolico per il movimento LGBT italiano e internazionale. Nel 1982 il Comune di Bologna affidò questo monumento storico al movimento LGBT, che ne fece la sua sede per attività culturali, sociali e politiche: il “Cassero”. Il documentario ripercorre le tappe salienti che portarono all’inedita decisione (per la prima volta in Europa un’amministrazione pubblica concedeva uno spazio, peraltro così prestigioso, a un’associazione di omosessuali) e le attività del Cassero nei suoi primi anni di vita. A testimoniare questa storia sono i principali protagonisti di quegli anni ’80 in cui la sorte del movimento LGBT cambiò, trasformandosi da movimento rivendicativo e rivoluzionario in vera e propria istituzione, centrale nella vita della città. Tra i testimoni, anche rappresentanti politici e giornalisti.

Il film ripercorre gli anni ’70, nei quali il movimento omosessuale in Italia prese sempre maggior consapevolezza, e gli anni ’80 del Cassero, attraverso i volti dei testimoni e le proprie memorie anche personali: un dialogo tra le persone, la città, il movimento. Ricordi di scelte personali, di “coming out”, ma anche ricordi delle grandi manifestazioni libertarie degli anni ’70 a Bologna, della figura dell’ideologo del movimento gay Mario Mieli che a Bologna fronteggiò Dario Fo e una folla sterminata, dei tanti incontri-scontri tra il “castello” e la città. Filo rosso del film sono alcuni documenti filmati della più originale esperienza del Cassero: il gruppo teatrale che inventò una forma di spettacolo dove l’umorismo kitsch/camp e la follia più delirante e irriverente rappresentavano non solo una forma di divertimento, ma anche la più esplicita affermazione di un “orgoglio gay” che dagli spalti del Cassero rimbalzava in tutta la città di Bologna, e oltre. Alla fine, le parole dell’ultimo presidente del Cassero, che ormai da molti anni si è trasferito in un altro spazio, lasciando Porta Saragozza: il primo presidente a non aver mai messo piede in quella “storica” prima sede. Perché, ormai, il Cassero di Porta Saragozza è diventato storia.

Questo documentario racconta una storia che è la storia di tante persone che hanno creduto e continuano a credere in quell’avventura. È la storia di un momento importante del movimento LGBT, quando si passò dalla rivolta alla rivendicazione di spazi pubblici.

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