Diverso da tutto, uguale a nessuno. Touch Me Not di Adina Pintilie lascia spiazzati: non è propriamente un film ma si avvicina di più alla videoarte, è un ibrido algido di documentario e finzione, mescola molte tematiche in modo provocatorio (e talora, onestamente, ricattatorio).
All’ultimo Festival di Berlino ha vinto un contestato Orso d’Oro e il premio per la migliore opera prima, da noi ha inaugurato con successo a Torino – la Sala Uno del cinema Massimo era colma – la quarta edizione del festival internazionale di cinema erotico Fish&Chips che indaga la rappresentazione di sesso e dintorni. Touch Me Not ha richiesto sette anni per essere realizzato e vuole essere sostanzialmente un saggio filmato sui concetti di intimità e voyeurismo, su quanto il cinema rischia davvero a cogliere la profondità di un essere umano pur potendo rimanere solo alla superficie epidermica e quanto questa esperienza ‘alteri’ la naturalezza in nome della visione condivisa. La regista Adina Pintilie appare in prima persona a intervistare i tre personaggi chiave di Touch Me Not: Laura (Laura Benson) soffre di una strana nevrosi, l’afefobia, che le impedisce di toccare ed essere toccata; Tomas (Tomas Lemarquis) ha il corpo privo di peli e ciò gli causa disagio; Christian (Christian Bayerlein) soffre di una grave disabilità e partecipa a un workshop sul contatto fisico nell’ospedale dov’è ricoverato il padre di Laura e dove conosce Tomas.
La narrazione si concentra sul(la) persona(ggio) di Laura, reduce da un tentativo maldestro con un escort bulgaro che riesce soltanto ad osservare sotto la doccia; va meglio con un terapista trans sulla sessantina che le fa ascoltare musica classica, si spoglia vicino a lei e le racconta dei suoi seni ‘nati’ con la transizione a cui ha dato persino un nome e che definisce ‘sorelle’. Laura segue anche un esperto di bondage e sadomaso che la inizia a pratiche apparentemente violente in cui il contatto fisico è assolutamente necessario.
La visione di Touch Me Not è qualcosa di simile a un’esperienza sensoriale più che alla semplice visione di un film e a ciò contribuisce l’intrigante e ipnotica colonna sonora che ci immerge in un mondo queer decisamente alieno. Vari aspetti della cultura lgbtq underground tipicamente berlinese vengono affrontati senza morbosità ma con uno sguardo indagatore, soprattutto quando Tomas pedina una donna in un locale bdsm dove si ritrovano quasi tutti i personaggi a esplorare le loro fantasie sessuali e di dominazione, in un’atmosfera eroticamente accesa.
Ciò detto, riscontriamo però che la lunghezza di due ore sia francamente eccessiva e la parte più verbosa rischia di venire a noia: eppure Touch Me Not merita di essere scoperto.
Uscirà in Italia il 14 febbraio grazie ad I Wonder Pictures.
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