Sembra un po’ la ‘sindrome Almodóvar’, ma il favorito regista portoghese João Pedro Rodrigues con l’urticante ‘Odete’ non è riuscito a vincere il XX Migay e si è dovuto accontentare di una menzione speciale, condivisa, tra l’altro, con la commedia argentina ‘El Favor’ di Pablo Sofovich. Scelta eccentrica, quella della giuria, che ha voluto premiare l’austero dramma teutonico ‘Unveiled’ di Angelica Maccarone, una sorta di ‘Boys Don’t Cry’ forse ancora più aspro e teso, in cui una lesbica iraniana assume l’identità di un compatriota morto suicida per potersi trasferire in Germania (bello il finale ‘sospeso’ più che il film nel suo complesso).
Ma a perturbare gli spettatori in modo particolare è stata sicuramente la spiazzante opera seconda del regista de ‘Il Fantasma’, accolta con molti applausi convinti e qualche disappunto. ‘Odete’ è una sorta di melò raggelato sulla doppia elaborazione di un lutto da parte di Rui, un ragazzo gay che ha perso il compagno Pedro in un incidente d’auto nel primo anniversario di fidanzamento, e di una ragazza psicologicamente instabile, Odete, commessa pattinatrice in un supermarket che sviluppa strane anomalie comportamentali immaginandosi di aspettare un figlio da Pedro e atteggiandosi a vedova inconsolabile. Un film scomodo e radicale, cupo al pari del luttuoso ‘Dix-sept fois Cécile Cassard’ di Honoré, in cui tornano le ossessioni di Rodrigues per il sesso e l’abbandono amoroso, meno riuscito de ‘Il Fantasma’ ma ugualmente intrigante e coinvolgente. Rodrigues è un quarantenne filiforme e cordiale, non appare certamente torturato e problematico come i personaggi dei suoi film. Lo abbiamo intervistato durante il Festival, conclusosi con successo (30% in più di presenze) nel moderno ed elegante Teatro Strehler.
Com’è nata l’ispirazione per questo film, in particolare per il soggetto?
La prima idea l’avevo quando facevo la scuola di cinema. Era la storia di una ragazza che cercava di convincere la famiglia di un ragazzo morto che era incinta di lui per andare a vivere da loro, perché non aveva un lavoro. Poi ho pensato a quest’altra vicenda dei due ragazzi uno dei quali muore. Le due storie si sono poi incrociate nel corso degli anni, la trama del film è nata col tempo.
‘Odete’ è stato comprato in Italia da Mikado, uscirà sicuramente in dvd ma forse anche in sala. Com’è andato a livello internazionale?
Bene, esce il 23 giugno negli Usa a New York, ma è già uscito in Francia in gennaio con un buon riscontro. È prevista una distribuzione anche in Grecia.
Gli attori sono non professionisti come per ‘Il Fantasma’?
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Gli attori sono non professionisti come per ‘Il Fantasma’?
La signora che interpreta la madre di Pedro è un’attrice, gli altri hanno fatto la scuola di recitazione e sono quasi tutti esordienti al cinema.
Ciò che colpisce di più in ‘Odete’ è lo stile: c’è una ricerca espressiva molto interessante, la tua messa in scena è bressonianamente rigorosa ed essenziale. Presentando il film hai detto di esserti ispirato a Douglas Sirk e al Fassbinder degli anni ’70…
Il ritmo viene direttamente dal mio primo film, non mi interessava che fosse rapido. Poi ho pensato a qualche elemento come il vento e la pioggia artificiale per andare verso qualcosa di soprannaturale ma li ho voluti usare in maniera un po’ ironica. ‘Odete’ si sarebbe potuto chiamare ‘Il Fantasma’, sarebbe stato anche più ovvio perché in tutto il film c’è la presenza di un fantasma. Sì, i riferimenti principali sono Sirk e Fassbinder, ma ho soprattutto pensato ai melodrammi degli anni ’70, molto più politici.
L’uso delle musiche è molto particolare. Come mai hai scelto una canzone iperromantica come ‘Moon River’?
E’ una canzone che mi commuove molto. ‘Breakfast at Tiffany’ non è certo il mio film preferito ma mi piace molto il finale. Ho cercato di lavorare sull’idea del romantico, forse una delle cose più romantiche è davvero andare al cimitero. Mi ha ispirato il romanzo ‘Cime tempestose’ di Jane Eyre ma ho pensato anche a Buñuel: la scena in cui lei ruba l’anello con la bocca è molto buñueliana. Il film, ripensandoci, avrebbe potuto chiamarsi anche ‘L’anello’ oppure ‘Pedro’ ma ho preferito concentrarmi sul personaggio di Odete anche se comincia con la storia dei due ragazzi.
‘Odete’ è un film sull’ossessione amorosa. È vero che hai dichiarato ‘l’amore non esiste’?
No, non l’ho mai detto. Io penso che ‘Odete’ sia un film che crede all’amore. Io sono ossessionato dall’idea dell’amore, non voglio dire che i personaggi sono come me, ma li sento molto vicini a me. Sicuramente l’ossessione nasce da me quando cerco d’inventare le storie. I personaggi fanno varie cose improbabili, come gettarsi su una tomba, ma diventano verosimili per la finzione. Il desiderio dei miei personaggi va sicuramente verso l’ossessione.
La doppia elaborazione di un lutto, reale e fantasmatico, fa pensare che sia più allarmante la morte della ragione che quella fisica… Qual è il tuo rapporto nei confronti della morte?
Il rapporto con la morte è sempre meno naturale: le persone hanno molta paura della morte, anche al solo pensarci. E ammetto che è qualcosa che fa paura anche a me, ho il terrore di perdere qualcuno che mi è caro. Ma penso che il film sia anche molto romantico e abbia qualcosa di ottocentesco . Non mi piaceva esagerare molto, volevo essere alla frontiera: lei è veramente pazza o no? Ho parlato con i dottori della gravidanza isterica. Mi sono informato, spesso le donne che ne soffrono vanno dal medico e non arrivano a essere veramente convinte. Ma le cose più incredibili possono diventare plausibili proprio grazie al cinema.
‘Odete’ inizia col primo piano di un bacio gay: un attacco forte che sembra una dichiarazione di intenti… ti ritieni un autore omosessuale?
No, mi piace pensare che faccio film e basta, classificarli è un criterio molto anglosassone. Il fatto che ci siano personaggi omosessuali non è casuale ma cerco di non giudicare i miei personaggi anche se sono un gay dichiarato.
I tuoi autori preferiti?
I classici, soprattutto Bresson. Tra i contemporanei adoro Tsai Ming-Liang.
Come giri? Fai molti ciak?
La cosa più importante è avere tempo, ne faccio parecchi. Ho impiegato due mesi a girare ‘Odete’. Non mi piace l’improvvisazione: la sceneggiatura è rigida, prima di andare sul set faccio sempre prove con gli attori che riprendo in video. Ma non c’è mai la stessa tensione di quando giro veramente.
Come era andato ‘Il Fantasma’ a livello commerciale?
Il fantasma è andato bene. Alcune televisioni non l’hanno comprato per le scene di sesso ma non è stato tagliato da chi l’ha acquistato.
Il tuo prossimo film?
Lo sto scrivendo. È difficile parlare di qualcosa che non esiste ancora, ma posso anticiparti che sarà a tematica gay.
Come trovi i finanziamenti?
Attraverso il ministero della cultura portoghese, i miei lavori sono finanziati pubblicamente come tutti i film del mio paese.
Le PAGELLE del Migay:
WHOLE NEW THING | 7 |
EIGHTEEN | 5/6 |
BOY CULTURE | 6/7 |
LA NUEVA FAMILIA | 8 |
ROSARIO MIRANDA | 7 |
ATTACK | 6 1/2 |
NIGHT TOGETHER | 6 |
K | 6 |
MARICON | 5 |
LA CHINA | 7+ |
LES COUILLES DE MON CHAT | 7/8 |
IMPLICACION | 7 |
THE SADNESS OF JONHSON JOE JANGLES | 7+ |
ODETE | 7+ |
MY BROTHER NIKHIL | 6/7 |
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