Bentornata, Vanessa. Avevamo di fatto perso la stella francese dalle coordinate del buon cinema d’autore dal 1999, quell’indimenticabile ragazza sul ponte travolta dal male di esistere. È quindi con particolare piacere ritrovare Vanessa Paradis in ottima forma, indomabile e selvaggia nel ruolo di Anne, una produttrice e regista lesbica di hard gay negli anni Settanta nell’intrigante pastiche Un couteau dans le coeur di Yann Gonzalez che ha aperto ieri sera in una stracolma Cinémathèque il 10° Festival Queer In & Out di Nizza. Era presente l’attore emergente Félix Maritaud che nel film interpreta il ruolo secondario di Thierry, una delle vittime di un efferato serial killer mascherato che uccide attori porno con un bizzarro, enorme dildo nero da cui scatta una lama mortale.
La palpitante Anne è già logorata dagli strascichi dolorosi della sua storia d’amore ridotta ormai al lumicino con la bella virago Loïs (Kate Moran), sua montatrice di fiducia; i misteriosi omicidi che ruotano intorno ai suoi cast la convincono a investigare lei stessa poiché i poliziotti non riescono a mandare avanti l’indagine.
Gonzalez ricrea con una certa visionarietà l’ambiente underground del porno gay anni Settanta, ancora in pellicola e confinato ai cinema a luci rosse, attraverso due tendenze caratteristiche: da un lato cuoio e pelle in stile Cruising, con tanto di sling, corsetti e frustini stilettanti; dall’altro un porno bucolico e naif, con attori finto angelici e abbondante natura agreste, come nei film allora di un certo successo di Jean-Daniel Cadinot. Non manca la figura del fluffer, qui un orsone sentimentale detto Bouche d’Or, ‘Boccadoro’, pronto ad aiutare gli attori porno in caso di cedimenti prestazionali.
Molti gli omaggi citazionisti al cinema di Dario Argento e Brian De Palma che il regista frulla in un incubo pop dagli esiti alterni, con scene riuscite tra il fantasy e l’horror (il presagio del corvo nero spiegato dall’animalista) e altre meno (le parentesi nella discoteca-fluo potevano essere abbondantemente scorciate). Ne viene fuori un ritratto un po’ naif ma sicuramente creativo di un periodo in cui la liberazione queer era lontana dalla società civile e si traduceva soprattutto in uno sfogo tra l’onirico e il pulsionale arginato dai margini di un grande schermo.
Fa piacere rivedere il grande Jacques Nolot nel cameo di un albergatore depositario di folgoranti segreti.
Le couteau dans le coeur non ha ancora una distribuzione italiana: non ci ha colpito al cuore ma meriterebbe una visione.
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