Si presenta molto glamourous e abbastanza gay, sulla carta, il programma della 63° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (30 – 9 settembre) diretta per il terzo anno consecutivo da Marco Müller. Molta America in concorso -cinque titoli su ventuno, tra cui l’atteso fantasy di Aronofsky The Fountain con Hugh Jackman e Rachel Weisz- due soli titoli italiani (il nuovo Amelio La stella che non c’è con Castellitto e Nuovomondo – The Golden Door della rivelazione di Respiro Emanuele Crialese) e parecchia Asia: Giappone, Singapore, Tailandia e Taiwan. Un concorso che sembra equilibrato tra spettacolarità e ricerca, film popolari (molto atteso Bobby di Emilio Estevez sull’omicidio Kennedy con Sharon Stone, Anthony Hopkins e Demi Moore) e autori radicali come gli italofrancesi Straub e Huillet.
In concorso, più che film gay, abbondano gli autori omo: torna il regista dell’estremo e premiatissimo Tropical Malady, Apichatpong Weerasethakul, con un film però non a tematica, Sang sattawat (‘Le sindromi e un secolo’), ispirato alla vita dei genitori dottori e ambientato in un ospedale; ritroviamo Tsai Ming-Liang, con Hei yanquan (‘Non voglio dormire solo’) e i suoi attori feticcio Lee Kang-Sheng e Shiang-Chyi, girato in Malesia (temi centrali: la globalizzazione e il mondo del lavoro); riemerge dal dimenticatoio Paul Verhoeven con Zwartboek (‘Libro nero’) su una sopravvissuta ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale. Per la prima volta nella storia di Venezia, nella competizione ci sono solo anteprime mondiali.
Molto gay (ed è inevitabile, parlando di moda) si preannuncia fuori concorso Il diavolo veste Prada
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Molto gay (ed è inevitabile, parlando di moda) si preannuncia fuori concorso Il diavolo veste Prada di David Frankel con una travolgente e perfida Meryl Streep negli eleganti panni di una stratemuta direttrice della rivista di moda ‘Runway’, Miranda Priestly, e di una stagista volitiva dal look un po’sciatto, Andy Sachs (Anne Hathaway) che cerca di entrare nelle grazie della megera capace di rovinare una carriera con un battito di ciglia. Il personaggio di Meryl Streep è ispirato alla leggendaria direttrice di ‘Vogue’, l’inglese Anna Wintour, così potente da influenzare con un editoriale il successo di uno stilista e riuscire a far cambiare con una telefonata le date alle sfilate parigine (e qualche anno fa c’era stata una querelle con Armani insoddisfatto della “copertura” sulle pagine di ‘Vogue’ dedicate alle sue creazioni).
Il Diavolo Veste Prada è tratto dall’omonimo libro di Lauren Weisberger, ex-assistente della Wintour, che non risparmia nessuna cattiveria sulla sua ex datrice di lavoro: la Wintour è così odiata -in particolare dagli animalisti a causa della sua passione per le pellicce- che nei suoi locali preferiti ci sono orinatoi con stickers adesivi raffiguranti il suo volto. Nel film di Frankel il buon attore italoamericano Stanley Tucci interpreta il ruolo di uno stilista gay che dà consigli di look e buone maniere alla sprovveduta Andy.
Titoli esplicitamente omo si trovano nella sezione Orizzonti: Infamous di Douglas McGrath dal cast ultrastellare composto da Sandra Bullock, Gwyneth Paltrow, Daniel Craig, Isabella Rossellini e Sigourney Weaver tratta lo stesso argomento dell’acclamato Capote di Bennett Miller: il rapporto conflittuale tra lo scrittore Truman Capote e i pluriassassini Dick Hickock e Perry Smith da cui nacque il capolavoro A Sangue Freddo. A interpretare il vezzoso Capote sarà il minuto (e abbastanza somigliante all’originale) Toby Jones: un confronto diretto con l’oscarizzato Philip Seymour Hoffman sarà dunque inevitabile. Tra gli eventi speciali, il documentario Pasolini prossimo nostro di Giuseppe Bertolucci, coprodotto da Italia e Francia. In apertura il noir ellroyano The Black Dahlia di Brian De Palma con Scarlett Johansson e Hilary Swank, entrambe attese al Lido.
Le Giornate di Cinema Omosessuale si svolgeranno invece parallelamente alla Mostra dal 5 al 7 settembre al Cinema Astra (potete trovare l’intero programma sul sito www.cinemarte.net).
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