Quando si parla di gay camp (o campeggi gay) chissà cosa si va a pensare. In realtà, i gay camp hanno aiutato i membri della comunità LGBT a conoscersi, fuori dai locali, alla luce del sole, divertendosi. Organizzati presso un campeggio vicino al mare, c’era la possibilità di fare il bagno, prendere il sole, dormire in tenda. Alla sera, venivano organizzati spettacoli, dibattiti, il tutto in un’atmosfera allegra e spensierata. Certo, i più fortunati non si trattenevano nell’avere anche dei rapporti, ma non era quello il senso.
Ce li racconta Felix Cossolo, attivista, giornalista, proprietario di locali, autentica colonna della storia lgbt in Italia.
Era un modo per dire “Siamo la comunità LGBT. Non siamo un’entità astratta, ma persone comuni che vogliono divertirsi come tutti“. Il primo e importante gay camp avvenne in Grecia, nel 1978. Un’associazione LGBT aveva deciso di organizzate questa prima “adunata”, richiamando le comunità di tutta Europa. “Fu un’Odissea“, raccontarono i partecipanti. Inizialmente, la città scelta per il gay camp era Zante. Ma erano gli Anni ’70. Quando i cittadini appresero che da lì a poco sarebbero arrivati centinaia di omosessuali, si rivoltarono. Insomma, sotto il sole d’agosto, quasi un migliaio di gay girarono la Grecia alla ricerca di un luogo dove poter fare la loro vacanza, fermandosi infine a Paros.
1979: l’anno del gay camp in Italia
L’anno dopo l’avventura greca, è lo stesso Felix a voler organizzare un secondo gay camp, nel nostro paese. La meta prescelta: Capo Rizzuto, in Calabria. Fu il primo di molti altri. Negli anni successivi, venne organizzato a Ortona, Vieste, Porto S. Elpidio e Rodi Garganico.
Anche in Italia, gli eventi erano simili a quelli di Paros: erano stati organizzati dibattiti, feste, manifestazioni in piazza, (finti) matrimoni, caccia al tesoro, giochi in spiaggia, processioni, concerti ed eventi teatrali. A tutto questo si aggiungevano poi le giornate passate in riva al mare, con la possibilità di fare nudismo.
Ai gay camp in Italia partecipavano dalle 500 alle 800 persone, proveniente da tutta Europa. Un modo nuovo per ritrovarsi, per conoscersi. Non tutti andavano nei locali gay, per timidezza, paura o vergogna. Ma trascorrere qualche giorno al mare, mischiandosi tra centinaia di persone, era decisamente tutta un’altra storia. Il 24enne (all’epoca) Andrea Pini, un partecipante al gay camp di Capo Rizzuto, racconta alla rivista Lambda:
Abbiamo trasformato un campeggio di gente isolata, in qualcosa di amalgamato dove il filo conduttore eravamo noi. Noi che prendevamo le iniziative, facevamo spettacoli, iniziavamo giochi, coinvolgevamo gli altri; gli etero si sono un po’ modificati in quei giorni (avevamo mille alibi, no?) e per forza di cose o hanno aperto gli occhi o gli slip o tutte e due le cose…
Una comunità stanca di nascondersi, che vuole vivere e divertirsi alla luce del sole.
Normalità e indifferenza da una parte, mille polemiche dall’altra
Se organizzare spettacoli, stare nudi in spiaggia, vestirsi con abiti femminili e tacchi era considerata la normalità per i partecipanti al gay camp, non era lo stesso per chi osservava da fuori l’evento. A Capo Rizzuto, ad esempio, Gianni delle Foglie, proprietario della libreria Babele di Milano, ricorda:
C’erano in giro per il paese i manifesti del MSI, i vescovi tuonavano dai pulpiti. Ma le autorità erano avvertite con largo anticipo, sapevano cosa stava succedendo e non abbiamo mai avuto problemi. Erano momenti bellissimi.
Naturalmente, organizzare un gay camp non era facile. Divulgare l’evento con le date e la destinazione non era certo facile, poiché non esistevano ancora i social. Occorreva trovare la zona adatta, sperare che i gestori reagissero positivamente, avvertire le autorità, e organizzare un programma per intrattenere i partecipanti. Anche per queste difficoltà, in Italia vennero organizzati solo 9 di questi eventi.
22 foto per ricordare quei tempi
Felix Cossolo ha aperto la pagina Facebook Partecipanti gay camp anni ’70 e ’80 per ricordare quei momenti, attraverso le foto di Giovanni Rodella. Passati 40 anni da quei giorni di libertà e divertimento, intende organizzare un nuovo gay camp, nel 2020, e tramite i social sta riunendo attivisti, partecipanti e curiosi, per rivivere quelle esperienze.
Ecco una carrellata di splendide foto vintage.
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