Sembra quasi un risarcimento per il patrocinio del Comune al Festival milanese di Cinema Gaylesbico che si fa ancora attendere tra delibere distrattamente ignorate e finanziamenti in sospeso. Tanto più che a volere fortemente questa mostra è proprio uno dei protagonisti di questo caso, l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi, difensore – ma non troppo – della causa queer.
Sarà davvero l’evento culturale gay di punta dell’estate, Arte e omosessualità. Da Von Gloeden a Pierre et Gilles, dal 4 luglio al 16 settembre presso il Palazzo della Ragione di Milano in Piazza dei Mercanti 1, a due passi dal Duomo. Curata da Eugenio Viola e organizzata da Artematica, sarà la più grande mostra d’arte contemporanea gay mai realizzata in Italia: più di 150 artisti per analizzare l’arte omosessuale (e l’omosessualità nell’arte) dalla nascita della fotografia alle più ardite sperimentazioni di oggi. Un concetto di non facile definizione, quello di arte gay, anche se indubbiamente la rappresentazione visiva di soggetti connessi all’omoaffettività e all’erotismo queer risale a tempi assai antichi (si pensi alla produzione vascolare nell’antica Grecia e ai bassorilievi persiani).
«Che cosa si dovrebbe intendere esattamente per ‘arte omoerotica’?» si domandano gli organizzatori della mostra. «Opere create da artisti della cui omosessualità siamo certi e in cui spesso, ma non necessariamente, è riscontrabile qualcosa che rimanda ad un gusto omoerotico? Oppure bisogna prendere in considerazione l’opera di autori che ufficialmente non risultano omosessuali ma le cui creazioni rivelano uno straordinario erotismo che spinge verso questa interpretazione? Partire dall’omosessualità di un artista per l’interpretazione della sua opera presenta una serie di questioni spinosissime. La conoscenza dell’orientamento (omo)sessuale dell’autore in genere allerta circa la possibile presenza di una rappresentazione metaforica dell’omosessualità. Quale rapporto s’instaura tra biografia dell’artista e interpretazione dell’opera? Il criterio di selezione delle opere in mostra non tiene conto di questo rapporto ma si basa sulle caratteristiche specifiche delle singole opere individuando, oltre le convenzionali identità di genere, un filone tematico all’interno di un comune modo di sentire, di esprimere stati d’animo, attitudini, emozioni, senza alcuna pretesa di definire i canoni di uno ‘specifico omosessuale’ nell’arte. In base a questa logica alcune opere esibiscono un contenuto apertamente omoerotico mentre in altre questo si esprime in modo latente attraverso codici specifici, simboli, allusioni, allegorie, metafore».
Sarà possibile costruirsi i percorsi più vari, vista la ricchissima proposta di opere: dai sofisticati nudi ombreggiati di Mapplethorpe ed Erwin Olaf all’iperrealismo quotidiano di Nan Goldin passando per i dipinti pop di Andy Warhol e David Hockney. Ma non mancano Louise Bourgeois, Larry Clark, Gilbert & George, David Hilliard e LaChapelle, Urs Luthi, Man Lu Ming, Philip Pearstein, Terry Rogers, Bruce Weber ma l’elenco è davvero lungo. Agguerrita la presenza italiana, dal quotato videoartista bresciano Francesco Vezzoli all’emergente duo torinese dei ConiglioViola («presenteremo due lavori che faranno discutere, uno dei quali a rischio censura») passando per Cattelan, de Pisis, Greco, Paternò, Pedriali, Rondinone, Testino, Tornabuoni e molti altri.
Una mostra kolossal da segnarsi assolutamente tra gli appuntamenti imperdibili di quest’estate.
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