TOLENTINO – Che fine ha fatto il mito del maschio? Troppa mamma, troppa famiglia e troppo lavoro lo hanno ormai annientato e, come tutti i miti, sopravvive solo nell’immaginario. Di ciò si occupa, con ironia, la Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, che espone i lavori selezionati fino al 21 ottobre al Castello della Rancia, a Tolentino (MC) nelle Marche. Si tratta di una selezione di 120 delle 1.472 opere di 680 autori delle più svariate nazionalità che sono giunte a questa 24ma edizione della Biennale. I premi e le segnalazioni sono stati decisi dalla giuria, composta dal vignettista Nick Anderson (Premio Pulitzer del cartooning nel 2005), il giornalista Gianni Brunoro, l’attore e chansonnier David Riondino, il fotografo Ferdinando Scianna, l’attore Dario Vergassola e il direttore artistico della Biennale Lorenzo Marini.
È Marini stesso che spiega che quella su che fine ha fatto il maschio «è una domanda che si fanno in molti oggi. E così anche noi. Maschio inteso come parte virile, razionale, estroversa, forte. La progressiva presa di posizione e conquista femminile in tutti i campi pone finalmente un punto di equilibrio tra la logica e la fantasia, tra il sale e lo zucchero, tra il giorno e la notte, tra il sole e la luna.» Marini ricorda che «anche le ultime indagini psico-sociali ci raccontano della insoddisfazione sessuale femminile e della progressiva perdita di virilità maschile: troppi antibiotici, troppo stress o troppa paura del confronto? La pubblicità punta tutto sull’emozione a scapito della ragione e Hollywood calcola che il valore commerciale di Lara Croft è superiore a quello di Tom Cruise, il divo più pagato del momento. È il maschio che ha perso le ali o è il vento che ha cambiato direzione? Sono gli eccessi della tradizione, il ruolo eccessivamente protettivo della mamma (si pensi alla cultura italiana o ebraica) o è una nuova coscienza femminile che si afferma nella politica (vedi Hillary Clinton in USA e Ségolène in Francia)? Tutto questo territorio va raccontato, tramite disegni, incisioni, scultura, dipinti, collage e da quest’anno anche fotografia. Perché – conclude Marini – se il tema della Biennale è unico come il mare, gli artisti sono infiniti, come le onde. Ognuno con la schiuma della propria fantasia.»
Nella foto in alto una delle opere esposte, l’ “Autoritratto allo specchio” di Giorgio Perlini, nel quale i gonfi muscoli di un maschio un po’ vanesio ricordano il seno di una donna. (RT)
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