Lo studio si è concentrato sull’analizzare il comportamento di genere di un gruppo di bambini tra i 3 i 9 anni che vivono in famiglie omogenitoriali (dividendo le famiglie formate da due uomini e due donne) e etero. In tutto, si parla di 120 bambini, ovvero 40 per ogni tipologia di famiglia analizzata. Lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Journal of Developmental & Behavioral Pediatrics, puntava a confrontare lo sviluppo di genere nei piccoli, analizzando quindi il proprio comportamento di genere. Allo studio hanno partecipato il Dipartimento di scienze cerebrali e comportamentali di Pavia, il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica e quello di Psicologia dello sviluppo e sociale della Sapienza di Roma, e l’Istituto di Ricerca per lo sviluppo e l’educazione dei bambini dell’Università di Amsterdam.
I 40 figli delle coppie eterogenitoriali sono nati tramite rapporto sessuale. Quelli delle famiglie composte da due padri tramite maternità surrogata e con donazione di spermatozoi per le famiglie formate da due madri. Mentre ai genitori venivano poste delle domande, le “tradizionali” interviste, ai bambini veniva solo chiesto di giocare. I ricercatori osservavano il loro comportamento. Quello che si è notato, in base alle diverse tipologia di famiglie, è apparso molto interessante agli occhi dei ricercatori. Che parlano di flessibilità di genere.
Diverse flessibilità di genere nei bambini a seconda delle famiglie
I figli di famiglie composte da genitori gay e etero mostrano una minore flessibilità di genere nelle loro attività e comportamenti rispetto i figli di coppie lesbiche. Cosa significa questo? Lo studio conclude che i 40 figli delle famiglie composte da due donne lesbiche non sono troppo condizionati da cosa dovrebbe piacere a un maschio o a una femmina. Si è anche notato che i figli delle famiglie gay e etero hanno trascorso più tempo a giocare con i giocattoli del proprio genere, un fattore rilevato in modo minore nei figli di coppie lesbiche.
I ricercatori sottolineano che una maggiore o una minore flessibilità di genere non costituisce un fatto negativo. Ma si nota semplicemente come il sesso di uno dei genitori (indipendentemente dall’orientamento sessuale) possa condizionare le scelte di un figlio. Questo, lo porta ad abituarsi a quella conformità di genere ritenuta “normale” dalla società. Questo condizionamento, in poche parole, non è presente nelle famiglie lesbiche.
Quindi, dal punto di vista dello sviluppo, viene confermato che le famiglie omogenitoriali non creano alcun danno ai bambini. Come a qualcuno piace sostenere solo per screditare le famiglie arcobaleno.
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