Drammaturgo, poeta, regista teatrale. Personalità importante della “Generazione del ’27“, ovvero un gruppo di artisti e in particolare scrittori che diventarono famosi dal 1927 per le loro opere. Federico Garcìa Lorca era tutto questo, ma non solo. Era anche un socialista, massone e omosessuale. E per queste tre particolarità, venne ucciso il 19 agosto 1936. Il corpo non fu mai più ritrovato.
E solo dal 2015 c’è un po’ più di verità sulla sua morte. L’omicidio del poeta difatti era stata occultata, trattata come una persona qualunque. Il suo nome doveva essere dimenticato, ma così non è stato. Solo 4 anni fa, a 79 anni dalla sua morte, la stampa spagnola ha pubblicato un documento inedito del 1965, dove si parlava del drammaturgo e della sua esecuzione, da parte delle truppe falangiste, all’inizio della guerra civile spagnola.
Il documento sulla morte di Federico Garcìa Lorca
La verità sulla sua morte è contenuta in un documento redatto il 9 luglio 1965, a 29 anni dalla sua fucilazione. A ritrovarlo e renderlo pubblico è stata l’emittente radiofonica Ser e condiviso poi dal sito Eldiario.es. Ed è qui che è indicata la motivazione dell’esecuzione. Ma questo documento è molto di più: per la prima volta, la dittatura del generale Francisco Franco riconosce la sua mano dietro l’assassinio dell’autore di grandi opere letterarie, ancora oggi fonte di ispirazione.
Il documento spiega che Federico Garcìa Lorca era un:
socialista, massone appartenente alla loggia Alhambra e praticava l’omosessualità e altre aberrazioni.
Quel 19 agosto di 84 anni fa, venne condotto nei pressi di una fossa comune e fucilato, dopo “aver confessato“. Assieme a lui, era presente un’altra persona, ma il suo nome è ancora avvolto nel mistero. Ma è molto probabile che venne gettato anche lui nella fosse comune. Il documento venne richiesto nel 1965 per volere della giornalista francese Marcelle Auclair, la quale aveva avviato una petizione per scoprire qualcosa sulla morte di Lorca. Per questo motivo, aveva inviato la richiesta all’ambasciata spagnola a Parigi. Questa venne poi inviata al ministro degli Esteri dell’epoca, Fernando María Castiella. Da qui, passò al ministro dell’Interno, il quale chiese di avviare un’indagine negli archivi della Polizia franchista.
La verità sugli ultimi giorni dell’autore di “Poeta a New York”
Il documento racconta cosa è accaduto allo scrittore nei pochi giorni prima del suo arresto e della sua fucilazione. Partendo da Madrid, gli agenti del “Glorioso Movimiento Nacional” scovarono il poeta a Granada, dove si era rifugiato a casa di amici. Sapeva di essere ricercato, ma non che lo cercassero proprio lì.
Portato in prefettura per formalizzare l’arresto, venne poi prelevato e portato a Vìzcar, vicino alla città di Granada. Qui, andarono in un luogo conosciuto come Fuentegrande de Alfacar e ad alcuni chilometri di distanza, lo fucilarono. Gettarono poi il corpo in un burrone. Il cadavere non fu mai più ritrovato, né quando venne redatto il documento, né quando lo stesso venne riscoperto.
Troppo anni erano trascorsi, per trovare i resti mortali di un grande poeta spagnolo, che ha lasciato in eredità le sue opere.
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