Giugno è il mese delle ultime fragole e delle prime albicocche e ciliegie. Delle prime gite al mare e degli ultimi giorni di scuola, tra interrogazioni à bout de souffle per cercare di recuperare quel che non s’è fatto in precedenza e gavettoni nel cortile. Della festa della Repubblica (avremmo avuto Emanuele Filiberto sul trono altrimenti, con ogni probabilità: con rispetto parlando, non è un motivo sufficiente per stappare lo spumante?) e dei compleanni dei Gemelli, sensibili, anche se i più fanno finta di non vederlo, e dei Cancro, naturalmente inclini all’autoflagellazione e alla lamentela.
Di quelli di Stefania Sandrelli, che in decenni di carriera ha regalato e regala al cinema italiano tanti splendidi personaggi di donna, fra cui il più struggente e delicato che si ricordi, quell’Adriana Astarelli candida e pura che tutti sfruttavano e nessuno amava per davvero (il capolavoro di Pietrangeli, anno 1965, è Io la conoscevo bene), e Raffaella Carrà, a cui si deve il primo e più importante comandamento per una vita felice: e se ti lascia lo sai che si fa? Trovi un altro più bello che problemi non ha.
Ma soprattutto è da anni il mese della fierezza. Il mese dell’orgoglio. Il mese della libertà di non sentirsi più diversi. Esclusi. Emarginati. Segnati a dito. Perseguitati. Sbagliati. Tollerati, anziché accolti, accettati e amati. Il mese in cui si ribadisce che ogni persona, se è una buona persona, non ha nulla di cui vergognarsi. Che la differenza di preferenze sessuali è un dono, non qualcosa da nascondere o per cui provare imbarazzo o disagio. Che l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono innati, e in ogni modo non possono essere alterati intenzionalmente. Insomma, il mese del Pride (c’è anche il doodle che lo celebra…).
Scelto dalla comunità internazionale per celebrare i moti di Stonewall, rivolte, di cui ricorre quest’anno il cinquantenario, che presero il nome da un celebre locale newyorkese che fu attaccato dalla polizia e che dettero il via al movimento di liberazione di chi, costretto all’oblio come un reietto, volle invece a tutti i costi apparire e rivendicare il diritto di esistere alla luce del sole, con buona pace degli ipocriti, dal 2013 in Italia giugno è il mese dell’Onda Pride: non più una sola manifestazione, ma tante, in molte città (quest’anno, per esempio, saranno Alessandria, Ancona, Asti, Avellino, Bergamo, Bologna, Brescia, Brindisi, Cagliari, Campobasso, Catania, Frosinone, Gallipoli, Genova, Latina, Lecce, Messina, Milano, Modena, Monza, Napoli, Novara, Ostia, Padova, Palermo, Pavia, Perugia, Pisa, Rimini, Roma, Salerno, Siracusa, Sorrento, Taranto, Torino, Trieste, Varese, Vercelli, Verona, Vicenza).
E allora perché non prepararsi leggendo qualche buon libro in cui viene raccontato, come hanno fatto per esempio anche molti film (in primo luogo lo splendido Pride con Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West e Andrew Scott), il Gay Pride? Ecco una piccola lista:
Le luci nelle case degli altri, Chiara Gamberale, Mondadori. La prosa più riuscita in assoluto – soprattutto per quel che concerne le prime, magnifiche, cento pagine – della prolifica scrittrice romana, sensibile e sentimentale, senza mai indulgere nel mero, retorico e sciatto sentimentalismo, convince sin dal titolo, che è anche una perfetta metafora della letteratura stessa. A cosa dà voce, del resto, chi scrive, se non alla curiosità che gli stimola la casuale osservazione di qualcosa che è al di fuori di sé, uno squarcio di luce, una tenda scostata, un frammento di soggiorno intravisto passeggiando che gli fa immaginare una storia? E la storia è quella di una bambina che non sa chi sia il padre e d’improvviso si trova senza mamma, e anche se prega le tendine delle finestre di riportargliela, di farle capire perché quel giorno non c’era, a prenderla a scuola, lei non torna più. Ma l’ha affidata ai condomini dello stabile – tra i quali forse c’è colui con cui l’ha concepita – di cui era amministratrice, a Via di Grotta Perfetta 315, Roma Sud: e tra i vari nuclei familiari che si occupano della piccola, anno dopo anno, a tempo, prendendosela di volta in volta in casa, facendole salire ogni anno un piano in più della palazzina, ci sono anche Michelangelo e Paolo, che stanno insieme da anni e al Pride ci vanno eccome. E ci portano anche lei.
Somare, Federico Boni, SEM. Potenza della lirica dove ogni dramma è un falso? No, potenza della letteratura, che sa raccontare anche il futuro: non è stato ancora celebrato il Pride del 2019 di Roma eppure chi ha letto il romanzo lo ha già vissuto, emozionandosi e commuovendosi, perché i quattro protagonisti di questa esilarante commedia umana, amici che hanno paura di essere felici e quindi si trincerano dietro all’ironia feroce, unico modo per sopravvivere a questo mondo sempre più omofobo, razzista, meschino e soprattutto precario, nell’economia e nei sentimenti, concludono proprio lì l’avventura di sei mesi durante la quale accompagnano il lettore. E lo accompagnano anche tra i carri della manifestazione, dove si ritrovano anche chi non avrebbero mai immaginato…
Il mio amore non può farti male – Vita (e morte) di Harvey Milk, Piergiorgio Paterlini, Einaudi ragazzi. L’omofobia si combatte sin da piccoli, anche perché è proprio nell’adolescenza che gli insulti fanno ancor più male: ma in realtà questa bella biografia è naturalmente rivolta e accessibile a tutti i lettori, quale che sia l’età. San Francisco è la città più gay friendly dell’universo conosciuto, e lì ha avuto luogo la parabola umana e politica di Harvey Milk, assassinato perché omosessuale il 27 novembre di quarantuno anni fa da un uomo che ha avuto una pena ridicola perché reso folle, secondo la vergognosa sentenza, dall’abuso di merendine: “Non è la mia vittoria, è la vostra. Se un gay vince, significa che c’è la speranza che il sistema funzioni per tutte le minoranze. Se lottiamo, diamo a tutti una speranza“. Così diceva il politico e attivista incarnato da uno Sean Penn da Oscar sullo schermo e qui ben raccontato sulla pagina, animatore anche di manifestazioni e parate nella sua città.
Less, Andrew Sean Greer, La nave di Teseo. C’è chi passa in viaggio il mese di giugno saltando da un Pride all’altro e chi invece va per il mondo per sfuggire a un matrimonio. Non quello del proprio migliore amico. Quello del proprio ex. Con cui è stato nove anni. Con un altro. Lui è uno scrittore. Più vicino ai cinquanta che ai quaranta. Abbastanza fallito, anche se il suo è comunque un nome di richiamo tant’è che lo invitano di continuo dappertutto. Lui non accetta mai. Ma quando arriva la partecipazione, capisce che è il momento di saltare sul primo aereo e cominciare a far finta di essere un nuovo Phileas Fogg. Romanzo geniale, ironico, fantasioso, originale, brillante, di enorme profondità e al tempo stesso esilarante, vincitore del Premio Pulitzer nel 2018.
I racconti di San Francisco, Armistead Maupin, Rizzoli. Venerdì scatta su Netflix il reboot, con Ellen Page, Laura Linney, Charlie Barnett, Murray Bartlett, Olympia Dukakis, Paul Gross, Christopher Larkin, Victor Garber, Dickie Hearts, Matthew Risch e tanti altri, della celebre serie tv degli anni Novanta tratta da quest’opera capitale che racconta manifestazioni, amori, passioni, dolori, sentimenti, emozioni: e allora perché non leggere questo libro, un vero e proprio classico, un punto di riferimento che conduce con mano sicura il lettore per le strade variopinte all’ombra del Golden Gate e per i sentieri tortuosi di anime in cerca di felicità?
Buon Pride a tutti! E buona lettura.
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