Politico, attivista della comunità LGBT+, premiato nel 2009 con la Presidential Medal Of Freedom.
Harvey Milk è tutto questo. Ma non solo. Harvey Milk è un uomo che ha fatto la storia della comunità LGBT+ americana, che ha combattuto fino alla morte per rivendicare i diritti delle persone omosessuali. E’ stato ucciso il 27 novembre 1978, ovvero esattamente 40 anni fa. Nel 2008, il suo nome e la sua storia sono stati riscoperti grazie al film a lui dedicato, chiamato Milk appunto.
Uno dei primi politici apertamente omosessuali, che ha affiancato il suo impegno per il bene della città di San Francisco alla lotta per i diritti LGBT.
L’ascesa di Harvey Milk a San Francisco
Nato a Long Island, dopo gli studi e l’arruolamento nell’esercito americano, nel 1972 si trasferisce a San Francisco, dove in quegli anni si stava formando una grande comunità gay. Difatti, il quartiere di Castro è quasi interamente abitato da coppie e cittadini omosessuali, e proprio qui si stabilisce con il suo compagno. Avviata la sua attività – un negozio di fotografia – diventa presto un attivista per i diritti e grazie al suo carisma è subito un punto di riferimento per la comunità.
Rappresentante dell’intero quartiere di fronte all’amministrazione comunale, fonda anche la “Castro Valley Association”, un’associazione composta dai commercianti della zona. Nel 1977, dopo 3 tentativi senza successo, riesce a entrare in consiglio comunale come consigliere, sostenuto in particolare dagli abitanti del suo quartiere.
Gli ultimi 11 mesi da consigliere comunale
La sua elezione a consigliere è stata un passo importantissimo, visto il suo orientamento sessuale. Per la comunità LGBT+ di San Francisco, avere un rappresentante come Harvey Milk in consiglio era già di per sé una vittoria.
Il suo lavoro si concentra subito su una legge che regolarizzi e difenda i diritti per le persone omosessuali della città. La sua prima battaglia è stata la bocciatura della Proposition 6, una proposta di legge che prevedeva il licenziamento degli insegnati apertamente gay nelle scuole. L’impegno di Milk fu così forte che convinse i californiani a respingere la legge, bocciata.
Harvey si impegna poi in quello che aveva promesso durante la campagna elettorale: una legge per la difesa dei diritti LGBT+. La sua proposta viene discussa e approvata. Alla vittoria, seguono le dimissioni del consigliere Dan White, il quale si era opposto alla legge. Qualche giorno dopo il licenziamento, White si reca in Municipio, armato. E’ il 27 novembre. Arriva fino all’ufficio del sindaco George Moscone, e tenta di essere riconfermato consigliere. Al suo rifiuto, spara ripetutamente al primo cittadino e si dirige poi all’ufficio di Harvey Milk. Il consigliere lo accoglie, ignaro di quello che sarebbe accaduto nel giro di pochi secondi. White gli spara alla mano e al petto. In fin di vita, Harvey Milk viene ucciso da un colpo alla testa.
Il processo e le conseguenze della morte di Harvey Milk
Dan White venne arrestato e accusato di omicidio volontario. I legali riuscirono a eliminare dalla giuria tutti i cittadini a favore dei diritti degli omosessuali, dimostrando che era affetto da una semi infermità mentale. Venne condannato a 7 anni di reclusione, pena considerata troppo breve e leggera dall’opinione pubblica.
Dopo la condanna, apertamente a favore di White, la comunità gay si ribellò, con delle sommosse che sono passate alla storia con il nome White Night Riots. La sera stessa dell’omicidio, invece, si mobilitarono 30.000 persone organizzando una manifestazione pacifica.
Dopo gli anni reclusione, Dan White si trasferì a Los Angeles, vivendo in completo isolamento e nascondendosi. Tornò poi a San Francisco, dove nel 1985 si suicidò nel garage di casa.
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