Ho dormito con te tutta la notte (Hacca edizioni, pp 204, 14,00 euro) di Cristiana Alicata è un romanzo intenso, ma leggero: un racconto destinato a farci entrare nella vita quotidiana dell’autrice e protagonista. Un grande puzzle fatto di attimi di vita quotidiana: di gesti semplici e di grandi emozioni. Cristiana Alicata – donna, attivista politica, omosessuale, ingegnere, scrittrice e tanto altro – racconta la storia della protagonista del suo romanzo traghettandoci attraverso i luoghi della sua infanzia e della sua giovinezza. Dal Mediterraneo alla Pianura Padana a Roma, entriamo nelle dinamiche di una famiglia che giorno dopo giorno si sfalda, come uno specchio che pian piano si riempie di crepe per poi scoppiare come una bomba. È il racconto di una giovane donna, il cui non viene mai svelato, che cerca di far ordine nella matassa del passato, cercando di estrarre in modo attento e minuzioso quelle lance di vetro conficcate nel suo cuore. I problemi di salute della madre contrapposti all’amore del padre, che cerca di donare normalità e serenità ai suoi due figli piccoli. Un padre anticonformista, un ingegnere che non concepisce di mangiare in un tavolo diverso da quello degli operai della ditta per cui lavora, un padre rigido che sa donare amore sincero al momento giusto. E lei, che da piccola grande eroina cerca di non farsi travolgere dagli eventi drammatici della sua famiglia, proprio nel momento in cui si aggiungono i problemi legati allo sviluppo sessuale e l’adolescenza.
La prima cotta per una amica, le prime gelosie, i primi rancori contro un mondo maschilista e bigotto. Stezzano, in provincia di Bergamo, le partite a pallone e la voglia di entrare nella squadra di calcio, Lucia e Sabrina, i giochi all’aperto e le lunghe biciclettate, i girini, il fiume, le avventure da “maschiaccio”. Poi il ritorno a Roma e la definitiva rottura dell’equilibrio della famiglia. “La domenica lo osservavo aiutare mia madre a mettersi il cappotto per andare a messa tutti insieme: spesso lei se lo toglieva sulla soglia, lo lasciava cadere a terra come se fosse un’attrice e diceva: “Sono stanca, non ce la faccio”. Allora papà raccoglieva il cappotto, lo riagganciava all’appendiabiti, si chiudeva la porta alle spalle e tornava dopo un’oretta con le paste alla crema. […] Dopo un po’ non ci andò più nemmeno papà e la domenica non si compose più nemmeno di quel tentativo: c’era sempre più silenzio, la mamma nel letto o in poltrona”. I silenzi e le distanze prendono il posto di quella parvenza di serenità che aveva accompagnato la sua infanzia. Poi la fuga da quella “posizione diradata dei cocci della stessa tazza infranta sul pavimento”. Infine arriva lei, che le fa riscoprire quella sollecitudine tra corpi dimenticata.
Un flusso di coscienza, una serie non ragionata di flash-back, un continuo scavare nella coscienza per rimettere insieme i cocci degli affetti: ricordi che ritrovano forma e dissidi che ritrovano pace nei ricordi e nell’amore mai cessato veramente.
Una narrazione ovattata e un mondo visto ancora con gli occhi di bambina. Quello di Cristiana Alicata è un racconto semplice che vuole raccontare il mondo semplice dell’infanzia e ci vuole riportare indietro nel tempo, facendoci assaporare un mondo ormai scomparso attraverso tutti e cinque i sensi. Una lettura da gustare con lo stupore dell’infanzia, facendo finta di toccare, di vedere, di odorare. Sentirete le tende di corda che si muovono con il vento, il rumore del pane infranto, la puzza di stalla che proviene da lontano; vedrete il tramonto inghiottire l’orizzonte.
di Marco Mancini
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