I GAY A FUMETTI CHE FURONO

Trent'anni fa apparve il primo fumetto porno italiano con un protagonista gay. Non vi illudete: era un coacervo di pregiudizi omofobi e volgarità. Un modo per denigrare gli omo.

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Probabilmente a tutti almeno una volta è capitato di notare i tascabili porno esposti nelle edicole.
Pochi, soprattutto fra i più giovani, sanno che quelli non sono altro che i rimasugli di una immensa quantità di pubblicazioni che ha letteralmente intasato le edicole italiane dalla fine degli anni ’60 alla metà degli anni ’80 (in alcuni periodi ne uscivano anche tre al giorno!).
La qualità di questi fumetti era perlopiù scadente (anche se non mancavano le serie e gli autori di una certa levatura), e nel corso degli anni erano state create protagoniste disinibite e vogliose per tutti i gusti e in tutte le ambientazioni (dalla fantascienza all’horror, dallo storico al poliziesco…).

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Più raramente le serie erano incentrate su personaggi maschili (Lando, Karzan, ecc…), ma comunque il vero motivo di interesse erano le donnine prosperose che si ritrovavano nelle situazioni più impossibili e, ovviamente, arrapanti (seppur stemperate da una buona dose di ironia). Il pubblico gay, che all’ epoca aveva un peso sociale pari a zero, non era nemmeno considerato (anche se molti di quei fumetti erano aquistati più dai gay interessati ai glutei maschili che dagli etero), in compenso le comparsate di personaggi “gay” in queste storie non mancavano, ma erano presentati solo alla stregua di macchiette comiche, o tutt’al più dovevano essere personaggi irritanti e sgradevoli (magari per giustificarne la sfiga o i maltrattamenti a cui erano regolarmente sottoposti, e che non di rado arrivavano all’eliminazione fisica).
In questo clima pesantemente omofobo, inoltre, nessuno si sognava di considerare il nuovo prototipo di maschio gay, alla Tom of Finland (clicca qui), che in quegli anni iniziava a diffondersi all’ estero (virile, muscoloso e sorridente), pertanto tutti i gay erano necessariamente presentati come estremamente effemminati e decadenti (per dirla con una parola molto in suo al tempo, “checche”).

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Tuttavia l’editore Renzo Barbieri (clicca qui), sempre molto attento alle mode del momento, nel 1972 decise di lanciare la prima serie “per adulti” avente un personaggio gay come protagonista: Rolando del Fico.
Forse si era ispirato ai film sui gay girati in quegli anni (come “Splendori e miserie di Madame Royale” con Ugo Tognazzi), forse aveva notato che di gay si iniziava a parlare con minor reticenza e forse voleva davvero strizzare l’occhio al pubblico gay, fatto sta che Renzo Barbieri aveva messo assieme tutti i peggiori pregiudizi eterosessuali di quegli anni sul mondo gay.

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La storia inizia a Cinecittà, dove stanno girando Fellini e Pasolini (strano!), e dove si trova anche il regista Raul Seghini (soprannominato “Amanda” per motivi che è facile intuire). L’ attore preferito da Amanda è Rolando del Fico, assolutamente “divissimo”, del quale è innamorato perso, ma Amanda non è ricambiato perchè Rolando è l’amante segreto di un cardinale che risponde al nome di Monsignor Schiantaculi (“Babà” per gli amici). A questo punto qualcuno potrebbe trovare il tutto originale e divertente, ma non bisogna dimenticare il contesto e il clima di quegli anni, dove non c’ erano visioni alternative dell’ omosessualità e dove era solo a questo che i gay servivano: a far divertire gli eterosessuali. A questo punto non ha molto senso riassumere la girandola di banalità che ha animato i dodici (per fortuna pochi!) numeri della serie. Per darvene un idea basta citare i titoli di qualche episodio: “La bella checca”, “L’ uccellino insanguinato”, “Culatello nostrano”, “Vacanze nel Tucul”, “Le due mammolette”, “Noi siam come le lucciole”, e via discorrendo…

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E come se non bastasse lo stesso editore, in occasione del “lancio” della serie, aveva pubblicato anche un inqualificabile “Manuale del finocchio” (sottotitolo: “come vive, chi frequenta, come seduce, come eccetera, eccetera…”). Ogni commento è superfluo.
Al di là del suo valore “storico”, Rolando del Fico è la prova lampante dei passi avanti che sono stati fatti dagli anni ’70 a oggi, ma purtroppo rivela anche quante cose sono rimaste uguali nella percezione di gay e omosessualità nella nostra società.
Un motivo in più per ricordarsi a cosa sono serviti i Pride… E a cosa servono ancora…

di Valeriano Elfodiluce

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