Intervista a Eduardo Valdarnini: sono grato al liceo classico

Favorevole al matrimonio egualitario, si offre persino per la raccolta firme! Nella sale con "Qualcosa di nuovo" di Cristina Comencini, il giovane attore italiano risponde ad alcune nostre domande.

Eduardo Valdarnini
Eduardo Valdarnini - Intervista Giuliano Federico gay.it
3 min. di lettura

Avevamo segnalato Eduardo Valdarnini con un breve articolo corredato di foto qualche giorno fa, in omaggio – va detto – soprattutto alla sua avvenenza fotografica e all’uscita del film italiano “Qualcosa di nuovo” di Cristina Comencini, nel quale Eduardo è protagonista insieme a Micaela Ramazzotti e Paola Cortellesi. Sulla sua breve ma già preziosa carriera potete spulciare questo articolo, con annesse anche foto. La bellezza contesa di Eduardo Valdarnini >  \\\ Il film “Qualcosa di nuovo” è nelle sale.
Ho visto pochissimi lavori di Eduardo, non posso ancora dire che sia un grande attore. Posso dire che ha un bel tormento e lo si percepisce.

Qui potete vedere alcune sue performance nel suo showreel trovato su Youtube.

In questi giorni ho posto qualche domanda a Eduardo, per saperne qualcosa di più. I giovani umani che intraprendono la carriera di attori mi hanno sempre ossessionato, la trovo una delle scelte più coraggiose e pericolose che si possano fare. Ma questo a Edoardo non lo dico.

A che età hai avuto la prima scintilla di passione per la recitazione, ricordi un episodio chiave?
È stata una mia amica che, coinvolgendomi nelle riprese di un cortometraggio quando avevo circa 19 anni, mi ha fatto scoprire questo mondo e questa passione. Da là ho continuato a fare delle esperienze ed ho integrato alla pura passione anche la disciplina frequentando la scuola d’arte cinematografica di Roma “Gian Maria Volonté”.

Consiglieresti a un ragazzino di scegliere il liceo classico oggi e perché?
Francamente oggi come oggi ad un ragazzo/a non consiglierei altro se non di intraprendere un percorso che lo stimoli e lo possa di volta in volta gratificare. Imparare a scegliere e sapere scegliere credo siano la prima tappa fondamentale nello sviluppo e richiedono anche fiducia da parte dei genitori, spesso troppo protettivi o accondiscendenti verso i figli. Io sono grato del percorso di formazione classica che ho seguito, ma non nascondo di aver faticato molto in alcuni momenti. Ciò nonostante ritengo che proprio quei momenti siano stati i più istruttivi e costruttivi. Sapere scegliere non significa quindi volere scegliere ma capire che bisogna lavorare duro per essere poi un po’ più felici. L’importante a mio avviso durante l’adolescenza, è apprendere il senso del dovere e delle responsabilità non precludendosi tutti quelli che sono i piaceri e le scoperte proprie di quell’età.

Sei tu qualcosa di nuovo in questo film?
Se fossi più narcisista di quello che sono giurerei d’essere io! No, scherzi a parte, penso che “Qualcosa di nuovo” sia quel percorso di rieducazione sentimentale che entra inaspettatamente nella vita dei tre personaggi e che li conduce, tra una carezza ed uno strattone, a riscoprire e a riscoprirsi.

Pensi sia possibile l’amore tra persone con molta differenza d’età?
Si, sarò un romanticone, ma credo che le affinità d’animo non trovino limiti in una data di nascita.

 

A parte questo film, cosa pensi possa essere considerato qualcosa di nuovo nel cinema italiano?
Non vorrei fare della retorica, ma abbiamo tanto da offrire, in primis le nuove generazioni. Ci sono già tanti esempi di forme “nuove” di fare cultura e fare società. In Italia, caso sui generis, c’è troppa miopia e troppa poca lungimiranza, sia artistica che economica, che impediscono il fiorire di un mercato giovane, innovativo e che avrebbe tanto da raccontare. Un caso eclatante in Italia è stato senza dubbio “lo chiamavano Jeeg Robot” che con ingredienti semplici ma ben mescolati ha dimostrato come sia possibile fare un prodotto di qualità alla nostra maniera.

Le tue attrici non italiane preferite?
Restando ai giorni nostri direi Uma Thurman, Meryl Streep, Juliette Lewis, Helena Bonham Carter ecco…

Attori non italiani preferiti?
Sempre restando ai giorni nostri allora… Michael Fassbender, Ewan McGregor, Francois Cluzet…

Il personaggio di un romanzo che ti piacerebbe interpretare nella sua versione cinematografica?
Non saprei dirne uno in particolare. Mi piacerebbe in generale poter dare vita a quei personaggi (che potrebbero essere ora frutto di Pirandello, ora di Palahniuk o ancora di Borges) che mettono in questione, profondamente e con fare grottesco, onirico, surreale e spesso “a”morale, ma non immorale, le fondamenta dell’esistenza e della collettività così come ci vengono imposte e che permettono di conseguenza di rielaborarle, con maggiore consapevolezza, da un’altra prospettiva.

Grazie per questa bellissima risposta. Posso chiederti cosa ti lega alla Francia e a Parigi?
Il fatto che ci sia nato chiaramente è un elemento determinante. Ho sempre avuto la curiosità di esplorare e conoscere quelle che sono le mie radici, dalla Francia al Salento. Ho inoltre una relazione con una meravigliosa ragazza di Parigi e questo mi ha permesso di scoprire la città sotto un’altra prospettiva, facendomela amare due volte.

Pensi che appoggeresti una legge che equipari il matrimonio per tutti, anche per le coppie omosessuali?
Assolutamente favorevole. E qualora passasse la legge organizzerei un bel banchetto a via della Conciliazione, invito esteso a tutti chiaramente. Così, per dire.

Ah ah grazie, ti faremo sapere allora…
Grazie a te.

(Giuliano Federico)

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Giovanni Di Colere 23.10.16 - 7:40

Sono molto grato a questo attore della sua posizione liberale sui diritti civili. In generale però il cinema italiano purtroppo, e dico purtroppo perché sono cinefilo incallito, al momento produce solo cosette romanocentrico-banali. Come direbbe il personaggio di Verdone "sii semo lavati, si semo tagliati, si semo tinti..." il film contro i call center, quello contro le risorse umane che sfruttano i poveretti, quello contro gli imprenditori che sono sempre brutti sporchi e cattivi, quello per la libertà sessuale, quello del tradimento moralistico, quello contro i corrotti che sono sempre gli altri, quello in cui gridano come pazzi isterici e pensano di fare una una grande pièce teatrale, quello del giovane romano che parla e non si capisce cosa dice, ma siccome deve trombare ed è belloccio sarà sicuramente bello e danna (e non ignorante e incapace sessualmente), quello che se uno parla correttamente o non usa il dialetto romano o napoletano o siciliano non è realistico (ma Hitch diceva che se uno vuole la realtà non va certo al cinema si guarda intorno), e basta!!! Una noia mortale, una retorica pallosa, un trito e ritrito un riflesso condizionato che va avanti da venti anni: una boiata pazzesca per dirla con Villaggio. E siamo ridotti a vedere il record di incassi con i personaggi di Checco Zalone (che in un giorno fa più incassi di questi film in tre anni) perché i suoi personaggi sono così veramente anticonvenzionali da sembrare veramente la metafora dell'ipocrisia di una sinistra di cultura che culturamente non ha niente, ma proprio niente più da dire e vengono vissuti come una liberazione. Chiedo al Direttore di Gaypunto it di fare domande a qualche autore, regista (se ce n'è ancora) se vogliono fare un film di cui la sceneggiatura è già pronta: storia di 10 mila dipendenti di Alitalia e di altrettanti medici che truffano l'INPS e il datore di lavoro producendo certificati falsi, e nel film ci sono anche i dipendenti comunali che fanno timbrare agli altri e hanno il doppio lavoro, o sindacalisti della CGIL - e ce ne sono migliaia - omofobi e razzisti. Storia di vari omosessuali ignoranti, razzisti, antipatici e mal vestiti, egoisti e stupidi. E brutti. O è politicamente scorretto?

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