Italia Arcobaleno, la prima guida storica e artistica dell’Italia LGBT: Intervista all’autore Giovanni Dall’Orto

Una guida turistica e storica in cui trovano spazio le vicende di persone LGBT che hanno attraversato lo stivale. La nostra intervista all'autore, Giovanni Dall’Orto.

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È uscita oggi, giovedì 21 maggio con edizioni Sonda, “Italia Arcobaleno“, prima guida storica e artistica dell’Italia lgbt realizzata da Giovanni Dall’Orto, storico, giornalista e militante gay, con illustrazioni di Massimo Basili. Veri e propri itinerari virtuali tra strade, musei e monumenti raccontando la vita di artisti, famiglie reali, politici, scrittori (gay, lesbiche, transessuali e bisessuali), ricostruendone le tracce dall’antichità fino a oggi, con un linguaggio pop e ironico.

D’altronde la storia non è fatta solo di date e nomi, ma di persone e quotidianità, di luoghi pieni di segreti e curiosità. In questo volume sul Bel Paese del centro-nord, Dall’Orto accompagna il lettore tra monumenti, strade e musei, nelle città di Firenze, Milano, Roma, Torino e Venezia, ricostruendo biografie ed eventi storici attraverso i documenti dell’epoca, con l’aiuto di centinaia di fotografie. Le illustrazioni di Massimo Basili ricreano liberamente e in chiave pop, avvenimenti e luoghi narrati, per permetterci di immedesimarci nella realtà di personaggi come Leonardo Da Vinci o la regina Cristina di Svezia.

Dal Palazzo Reale di Torino, passando per il Teatro alla Scala milanese, fino a Piazza San Marco, a Venezia. E poi ancora verso il Campanile di Giotto nel centro di Firenze e passeggiando dentro Villa Borghese, a Roma. Per ogni città la guida contiene più itinerari, pensati per essere realizzabili nell’arco di qualche ora e che possono essere affiancati alle visite turistiche più classiche. Tra scandali di corte, processi e condanne, segreti secolari, amori e battaglie politiche, Italia Arcobaleno ci guida dentro una storia che nessuno ci ha mai raccontato. A seguire, in esclusiva per Gay.it, alcune illustrazioni di Massimo Basili contenute nel libro e un’intervista all’autore Giovanni Dall’Orto.

Com’è nata la brillante idea di realizzare una guida non tanto turistica quanto storica e artistica dell’Italia LGBT.

Dal fatto che in altri Paesi ne esistono già da tre o quattro decenni. Solo che la guida che avevo iniizato a scrivere alla fine del secolo scorso è poi rimasta bloccata dal disinteresse degli editori per 20 anni, fino a che le Edizioni Sonda hanno detto che a loro interessava.
Il motivo per cui m’era venuto in mente di farlo è stato che avevo notato, grazie alle conferenze che facevo sulla storia lgbt all’Arcigay di Milano, che i presenti si rivelavano molto più coinvolti ogni volta che parlavo di un avvenimento o un personaggio che era possibile associare a un luogo preciso o a un oggetto preciso. Diciamo che il fatto che quel pezzo di storia potesse essere visto nel presente, sapendo di poter calpestare lo stesso suolo o pavimento che aveva già calpestato qualcun altro come noi cento o cinquecento anni fa, la rendeva più viva. Così ho iniziato a cercare oggetti o edifici che fosse possibile collegare a una persona storica gay, lesbica o trans. Poi ho anche organizzato, durante i Pride, gite turistiche in varie città italiane, “sulle tracce” di queste persone, ed anche queste sono piaciute molto. Però alla fine mi sono trovato ad avere fatto una “fuga in avanti”, in un contesto in cui pubblicare questo lavoro non interessava a nessuno, quindi l’ho messo a dormire nel mio computer per una ventina d’anni.

In questo primo eventuale volume ti sei soffermato su 5 città del centro-nord, ovvero Firenze, Milano, Roma, Torino e Venezia. Ci sarà anche un seguito legato al sud e alle isole?

Nel mio computer esiste già il materiale per il secondo volume. Se la gente troverà interessante l’idea e comprerà il libro, sarò ben lieto di completarlo. E’ la prima volta che esce un libro del genere in Italia, quindi non so quanta gente sia interessata a questi temi.
Ovviamente su città come Napoli o Palermo, ma anche realtà più piccole come Taormina o Capri, ci sarebbero mille cose da raccontare. L’Italia ha molta storia lgbt da riscoprire e raccontare. Penso anche a Genova, Bologna, Padova, Catania, Siena, Lucca eccetera: sapessi quanto c’è da dire!

In Italia il turismo LGBT varrebbe circa € 2,7 Miliardi, secondo un’ultima ricerca, ma da parte della politica nazionale si fatica a vederne le spaventose potenzialità. Eppure siamo la culla della cultura, luogo di bellezze artistiche inarrivabili e meraviglie naturali. Perché non si riesce a cogliere questa evidente e remunerativa verità.

L’Italia e il mondo anglosassone seguono da almeno due secoli due tradizioni di repressione della realtà LGBT che sono agli antipodi. Il secondo ha sempre cercato di “snidare” le persone lgbt per punirle per legge, mettendole alla berlina in piazza. E’ una strategia usata, per esempio, anche contro la prostituzione, ed ha radici nella visione protestante e calvinista del mondo.
L’Italia invece, come è comune nei Paesi cattolici, nega l’esistenza dell’omosessualità, se non come argomento da barzellette. Da noi nessuno viene mai messo alla berlina, al contrario, viene fatto ogni sforzo affinché la persona omosessuale non mai sia visibile in pubblico se non come macchietta ridicola
Diciamo che nei Paesi anglosassoni la repressione è motivata dalla “morale”, in Italia, e nei paesi cattolici, dal “pudore”. La sola vista o menzione di una persona lgbt offende il comune senso del pudore.
Questa ideologia continua a impregnare la classe politica e imprenditoralie italiana. Che giudica “scandalosa” la semplice menzione dell’omosessualità. Che si sente offesa nel proprio pudore quando si manifesta. E quindi combatte in tutti i modi contro qualsiasi forma di visibilità lgbt. Anche a costo di sprecare posti di lavoro e un profitto.
In questo, purtroppo, ha potuto anche contare sulla complicità di molte persone lgbt. Il coming out da noi è rimasto ancora un fenomeno minoritario. Molte persone omosessuali si nascondono perché si vergognano di quel che sono: fondamentalmente non vogliono essere tali.
Ci vorrà ancora tempo, per superare questo problema. Ammesso che lo supereremo mai.

Ciò che indirettamente emerge, dal tuo Italia Arcobaleno, è l’apparente arretratezza culturale e sociale dei nostri giorni rispetto al passato, quando decine di persone apertamente omosessuali contribuirono a scrivere pagine indelebili della nostra Storia.

Mi permetto di dissentire. Io ho vissuto nell’Italia di 50 anni fa, e non c’è paragone, fra ieri ed oggi. L’Italia è progredita molto, e non per dono divino, ma perché la nostra militanza l’ha fatta cambiare. Non ci è stato regalato niente, tutto quello che abbiamo ce lo siamo guadagnato. Ed oggi viviamo tutte e tutti meglio che nel passato.
L’impressione che hai tratto leggendo Italia arcobaleno nasce dal fatto che vi ho parlato di episodi curiosi, interessanti, in qualche modo eccezionali. Esistevano spazi di visibilità omosessuale anche 500 o 300 anni fa? Certo, ma solo se ti chiamavai Leonardo da Vinci o Michelangelo Buonarroti o Cristina di Svezia. Altrimenti, il rischio di finire la tua vita su un rogo erano concrete, come succede alla prima transessuale di cui ho trovato traccia in Italia, Rolandina Roncaglia, bruciata sul rogo a Venezia nel Trecento. Quindi non possiamo paragonare la storia eccezionale di alcuni individui eccezionali e privilegiati con quella della ragazzina liceale o dell’operaio di mezza età di oggi.
Io ho già scritto un libro “regolare” di storia dell’omosessualità, Tutta un’altra storia, pubblicato dal Saggiatore: 650 pagine di cui 200 di note. La sua lettura richiede un interesse e un impegno che non necessariamente tutte e tutti hanno. In Italia Arcobaleno ho invece voluto parlare con un linguaggio più giornalistico, più spigliato, scegliendo episodi curiosi, strani, gradevoli, divertenti. Ho voluto farne un libro che potesse leggere chiunque.
E’ ovvio che per un progetto di questo tipo la vicenda del personaggio eccezionale si presta meglio: se ti racconto del Caravaggio, non ho bisogno di spiegarti chi fosse.
In questo sforzo sono stato aiutato molto dai bellissimi disegni di Massimo Basili, che per la prima volta ha creato immagini che rendono visibili episodi storici di cui nessuno ha mai vaoluto lasciarci alcuna rappresentazione.
E’ per quello che hai avuto l’impressione che mi hai riferito: te l’ha indotta la natura del genere letterario che ho scelto, quello della guida, che mi obbliga a segnalarti gli episodi eccezionali, straordinari,fuori dal comune, proprio come una guida turistica ti segnala i capolavori d’arte e non certo il baracchino dei gelati.
Però la vita di tutti noi è fatta molto più di baracchini dei gelati che di capolavori d’arte. E questo non va dimenticato.

Nel 1992 pubblicasti Figli diversi, libro in due parti sul coming out in famiglia, scritto insieme a tua mamma Paola. L’anno dopo fondaste l’Agedo, l’Associazione Genitori di Omosessuali. Cosa e quanto è cambiato negli ultimi 30 anni, nei confronti dell’accettazione genitoriale di un figlio omosessuale?

Direi, tutto. Agedo ha avuto successo, ed è presente ormai in decine di città italiane. Negli anni è apparso in Tv, ai convegni, nelle università, nelle scuole superiori ed anche in Parlamento. Questo ha avuto un impatto molto positivo, ha cambiato molte persone.
Sapere, mostrare, che ci sono genitori che hanno vissuto quell’esperienza ed hanno superato l’impatto è d’aiuto sia ai genitori che ai figli. Scusa se mi ripeto, ma in Italia il coming out è ancora un tabù, è una scetla di minoranza, massimamente poi se parliamo dei nuovi italiani, quelli di prima generazione, figli di immigrati. Se si tolgono le isole felici delle grandi città, in Provincia c’è ancora molto bullismo e molta paura. Ciononostante, ogni giorno vengo a conoscenza di coppie di ragazze e ragazzi giovanissimi che hanno una relazione apertamente, in realtà sempre più piccole, conla famiglia che sa e anche se a volte non ne è felicissima, specie all’inizio, alla fine accetta la cosa. E’ per questo che dico che rispetto a 50 anni fa l’Italia è cambiata molto. Quando ero bambino io non sarebbe stato possibile.

Spero che i miei libri di storia aiutino a capire che se oggi viviamo meglio è perché nel passato ci siamo ribellate/i e abbiamo lottato per i nostri diritti, e inoltre che certe conquiste sono fragili, vanno riconfermate generazione per generazione se no, come è già successo in passato, possono essere spazzate vie.

 

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