JACOPO CAMAGNI: I FUMETTI GAY ITALIANI SBARCANO A HOLLYWOOD

Da Bologna agli States passando per la Francia e MySpace. Storia di un disegnatore di casa nostra che ha trovato il successo all'estero

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In Italia non è semplice realizzare qualcosa contando solo sulla propria determinazione: troppi compromessi, troppe porte chiuse e pochissime persone disposte a investire sulle idee altrui. In particolare questo discorso vale nell’ambito gay. Motivo in più per tentare la sorte all’estero, soprattutto quando è l’estero a farsi avanti ed è l’Italia a sottovalutare i suoi talenti. E’ un po’ questo il caso di Jacopo Camagni, fumettista e illustratore bolognese che questo mese espone i suoi disegni nella galleria d’arte gay Antebellum di Hollywood (curata dal famoso fotografo Rick Castro), al fianco di artisti del calibro di Glen Hanson e Patrick Fillion. Se siete appassionati di fumetti il suo nome non vi giungerà del tutto nuovo, anche se ultimamente ha lavorato soprattutto per la Francia, dove la sua serie Magna Veritas (che realizza assieme al suo ragazzo Marco Felicioni) sta aquistando crescenti consensi (ne verrà tratta anche una serie animata). Abbiamo colto l’occasione per fargli qualche domanda sui suoi progetti e sulla sua trasferta negli States.

Come ci si sente ad essere il primo italiano ad esporre in una mostra di questo livello?

Soddisfatto. Non tanto per l’importanza della mostra in sè stessa quanto per essere affiancato da personalità così importanti del settore. Sembra troppo banale rispondere “è un onore e un piacere” ma è proprio così. Dimensiona il proprio lavoro e dà stimoli per il futuro.

Come sei riuscito a raggiungere questo piccolo grande traguardo?

Tutto ha inizio da MySpace. Glen Hanson mi

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ha contattato e abbiamo scoperto che eravamo due vere groupies l’uno dell’altra. Abbiamo cominciato a conoscerci, ci siamo scambiati i contatti e alla fine anche i numeri di telefono. E’ cominciata una bella amiciza e da quel momento stanno nascendo molti progetti comuni. La mostra è uno di questi.

Visto che già conosci alcuni dei colleghi con cui esponi hai avuto modo di confrontare la tua situazione con la loro? Quali sono le differenze con la condizione di un fumettista/illustratore  che si propone al mondo gay italiano?Siamo diversi, non potrebbe essere altrimenti. In Italia sia l’editoria gay che il fumetto stesso non esistono, figurarsi fare un paragone con paesi dove esiste una “cultura” per entrambi questi due settori. Ed ecco la prima differenza: il modo in cui viene vista la professione. Per l’Italia è considerata un hobby, per l’estero un lavoro ben retribuito. In Italia bisogna trovare il modo di cominciare questa professione mantenendosi con altro. In pochi arrivano alle soddisfazioni, e la “fuga di cervelli” diventa inevitabile. Anche perchè, neanche a dirlo, essere un professionista Gay in Italia significa scegliere un solo settore al quale dedicarsi. Lavorare per il grande pubblico non permette di fare altrettanto nel mondo gay o addirittura in quello omoerotico. Spesso tentando di far coestistere le due cose si finisce scottati e io ne so qualcosa per esperienza personale. Per fortuna all’estero, per esempio in Francia, non è così. L’editore per il quale realizzo una serie per ragazzi I personaggi gay ci sono in quasi tutti i miei lavori. Fanno parte della "normalità" dei miei mondi da sempre(decisamente “mainstream”) mi ha chiesto poco tempo fa di realizzare una nuova storia erotica con personaggi gay e tematiche “forti”. E’ chiaro che i due progetti non hanno problemi a coesistere.

Pensi che oltre a proseguire la tua carriera "mainstream" continuerai ad affrontare anche temi gay nei tuoi lavori futuri?

Sicuramente, ma non ho mai smesso di farlo anche nella mia carriera mainstream. Il mio obbiettivo non è raccontare storie gay. Anche perchè sinceramente non sono le sole che mi vengono in mente. Ma i personaggi gay ci sono in quasi tutti i miei lavori. Fanno parte della “normalità” dei miei mondi sin da quando ho cominciato. In due miei progetti futuri per l’America sono presenti personaggi che dall’inizio o in seguito si palesano gay e racconto ovviamente anche della loro vita privata e sentimentale. Forse sono le parti in cui mi sento più dentro alla storia ma non sono mai il cardine di un mio progetto. Non escludo che lo diventino in futuro.

Il fatto che sei dichiarato praticamente da sempre pensi che abbia influenzato in qualche modo la tua carriera?

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Non solo la mia carriera, diciamo pure la mia vita. Nella mia carriera ho avuto esperienze molto contrastanti ma in ogni caso non mi sono mai pentito di essermi dichiarato. Sono molto contento di vivere il mio lavoro e la mia vita di coppia in questo modo, penso mi farebbe male alla salute il contrario. E’ anche vero che in Italia dichiararsi gay significa fare un proclamo d’importanza, ed eclatanza, nazionale mentre lavorando all’estero ci si accorge di quanto poco importi nella reale crescita professionale di una persona. Non ovunque e non con chiunque, ma funziona di più la regola che vali quanto fai e non per chi ti porti a letto. Non potrei rispondere in modo più anti-campanilistico, credo.

Nella tua professione ci sono pochissimi gay dichiarati. Cosa ti senti di dire a chi si fa problemi in questo senso?Per citare un film veramente trash: “Come out, come out, wherever you are.” e non è dal Mago di Oz. Lo dico in modo del tutto

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superficiale, senza prendere in considerazione condizioni specifiche, settori privilegiati e ambienti proibitivi. E’ solo il miglior consiglio che potrei dare in coscienza a una persona. Seguire quello che è per scoprire quello che potrebbe diventare.

Il sito di Jacopo Camagni è https://www.antebellum.us.ms/ 

di Valeriano Elfodiluce

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